Foto di gruppo della Cooperativa Il Glicine

Abbattere le barriere per costruire comunità generative

Può un frutteto cambiare la vita delle persone? La risposta è sì per la Cooperativa Il Glicine di Saonara, in provincia di Padova, attraverso il progetto Respira un verde inclusivo, finanziato dal bando nazionale ideeRete del Gruppo Assimoco.

Grazie ai fondi stanziati dal Bando, la Cooperativa ha infatti realizzato un frutteto di circa 500 alberi, nelle cui attività di gestione e manutenzione, così come nella raccolta dei frutti, vengono coinvolti ragazzi e ragazze con disabilità o in una situazione di fragilità sociale. La fase successiva del progetto prevede il loro coinvolgimento nella raccolta dei frutti che saranno la materia prima per la realizzazione e vendita di marmellate e confetture a km0, prodotte da un’azienda locale, i cui ricavati andranno a rifinanziare il progetto stesso.

Tra le attività del progetto c’è anche una campagna di sensibilizzazione rivolta ad aziende e cittadini sull’impatto ambientale generato sul territorio. Attraverso l’iniziativa “adotta un albero”: aziende e cittadini possono contribuire alle attività di compensazione di CO2 emessa con l’adozione di uno o più lotti di alberi del frutteto.

I tirocinanti attualmente coinvolti nel progetto sono una decina, la maggioranza di età compresa tra i 18 e i 25 anni. I tirocini formativi sono svolti in strutture vivaistiche vicine o nella struttura ricettiva della Cooperativa, una costruzione senza barriere fisiche e sensoriali, predisposta ad accogliere persone con disabilità e alcuni dei dei ragazzi e ragazze coinvolti nel progetto hanno già trovato un inserimento lavorativo a tempo indeterminato.
In linea con lo scopo della cooperativa che offre percorsi di inserimento lavorativo in vari ambiti, tra cui quello florovivaistico, alberghiero e della ristorazione, con l’obiettivo di indirizzare i corsisti verso una professione.
A raccontarci la realtà de Il Glicine è il presidente Pierluigi Donà.

Come opera la cooperativa?

La nostra mission è la gestione di servizi a carattere assistenziale, educativo, formativo, di inserimento lavorativo e sociale, rivolti alla promozione umana e di integrazione sociale delle persone disabili e/o svantaggiate. La nostra cooperativa è fortemente integrata con il territorio in cui opera, inteso come istituzioni, aziende e cittadini. Molti dei servizi che offriamo sono svolti in convenzione con l’Azienda Ulss n. 6 Euganea.

Siete al vostro 25esimo anno di vita, come è cambiato il contesto in cui vi trovate a operare, sia in termini di complessità, sia di sensibilità?

In questi 25 anni molte cose sono cambiate anche grazie all’inclusione scolastica degli studenti disabili e a tutti i progetti di inclusione sociale che in questo lasso di tempo si sono sviluppati. C’è sicuramente oggi una maggior consapevolezza diffusa rispetto ai temi e alle problematiche legate alla disabilità. Tuttavia, di pari passo, non sono aumentate le risorse a disposizione e molti progetti validi, purtroppo, rimangono nel cassetto proprio per mancanza di fondi.

Data una risposta alla disabilità in termini di potenziale individuale, è possibile operare in termini di partecipazione sociale?

Molti disabili hanno risorse e abilità che potrebbero essere utilizzate nel mondo del lavoro però molto spesso la sensibilità sociale delle aziende si scontra con gli interessi economici.
Quindi, accanto allo sviluppo del potenziale individuale, è necessario aiutare le imprese a sviluppare una sensibilità sociale e a superare le barriere fisiche e culturali. Ciò richiede, da un lato supporto finanziario per l’eliminazione delle barriere fisiche e, dall’altro, un importante investimento in formazione al fine di eliminare pregiudizi e discriminazioni.

Non solo verde. Dal Turismo alla formazione

Tornando alle vostre proposte, vi occupate anche di turismo, che cosa è l’Insolito posto?

È una struttura ricettiva completamente priva di barriere, sia fisiche che sensoriali e, pertanto, adatta ad ospitare tutti. La mancanza di barriere offre, in particolare alle persone con disabilità, la possibilità di vivere il soggiorno in maniera totalmente autonoma. La struttura, inoltre, offre tirocini finalizzati all’inserimento lavorativo, percorsi di alternanza scuola/lavoro e stage scolastici a persone disabili e/o svantaggiate.

Oltre alle camere, L’Insolito Posto offre una sala ristorante e un’ampia sala Meeting dotata di supporti tecnologici e divisibile in 2 aule più piccole a seconda delle necessità.
Parliamo di Turismo Accessibile, detto anche Turismo per Tutti, l’insieme di servizi e strutture in grado di permettere a persone con esigenze speciali la fruizione della vacanza e del tempo libero senza ostacoli e difficoltà.

Dalla vostra esperienza è nata anche una proposta formativa…

Sì, con l’Insolita Formazione: un percorso formativo esperienziale rivolto alle aziende, la cui finalità è di valorizzare il ‘capitale umano’. L’evento formativo si svolge nell’arco di una giornata ed è costituito da due moduli. Il primo permette ai lavoratori di sperimentarsi in attività creative-lavorative partecipando a laboratori di ceramica e florovivaistici, al fianco delle persone disabili che frequentano le nostre strutture, che per una volta si cimentano nel ruolo di ‘insegnante’.

Il secondo modulo offre tre alternative. La prima prevede la docenza di un esperto di comunicazione che coinvolge i partecipanti, che hanno la possibilità di ‘mettersi in gioco, non solo per gioco’ stimolando un pensiero positivo e collaborativo tra di loro. La seconda offre un interessante approfondimento sull’alimentazione ottimale in relazione alle mansioni lavorative svolte, tenuta da due formatori, autori del libro La dieta dei Mestieri. La terza opzione è a libera scelta dell’azienda che può definire liberamente gli argomenti e i formatori.

Con Respira un verde inclusivo si parlano inclusività sociale e temi ambientali, come si inserisce nella vostra mission? 

L’inclusività sociale e la sostenibilità ambientale parlano la stessa lingua, si comprendono e creano sinergia tra loro. Entrambe parlano di rispetto: verso le persone e verso la terra che ci ospita. Entrambe rappresentano elementi chiave di uno sviluppo sostenibile: un “progresso” che non lasci indietro le persone più fragili e che non danneggi l’ambiente.

Le attività florovivaistiche rappresentano un importante strumento per la realizzazione di percorsi di inserimento lavorativo perché consentono alle persone fragili di esprimersi liberamente (le piante non giudicano e non discriminano). In una società che corre ad una velocità sempre più alta, la natura insegna, e permette, il rispetto dei tempi di ognuno.

ll Bando che ha consentito la realizzazione di Respira un verde inclusivo, sostiene iniziative volte a favorire il lavoro, prendersi cura del benessere delle fasce più fragili della comunità e immettere nuova vita nelle comunità anche grazie alle piante.
Di territorio, trasformazione sociale e responsabilità delle aziende parla Alessia Borrelli, responsabile persone, cultura e sostenibilità di Gruppo Assimoco.

In un paese in cui i ‘territori’ sembrano avere perso il loro ruolo e vicinanza con le persone, è possibile dare ‘nuova vita’ alle comunità?

L’attenzione è volta ad abbracciare una nuova sfida, quella di tornare ad essere una comunità generativa. La necessità di ripensare al nostro agire parte da lontano, ma è stato reso palese e rafforzato dalla crisi sanitaria, politica e sociale contingente. Abbiamo bisogno di anteporre il ‘noi’, prima persona plurale, all’’io’, ovvero di far fiorire la dimensione collettiva e relazionale, in luogo di quella individuale prevalente.

Generare opportunità

Avvicinare le persone al territorio significa sostenere relazioni e legami duraturi, creare spazio alla cura, ai figli, agli anziani, alle fragilità, sviluppare forme di lavoro e di abitare che includono e condividono, dare nuova linfa a luoghi non utilizzati e generare opportunità.

Quali sono le difficoltà più grandi?

È utile accogliere il pensiero che la costruzione di una prospettiva di futuro passa dalla ridefinizione di un nuovo processo educativo delle nuove generazioni, che possa impattare in modo positivo su nuove forme del produrre, dell’innovare, dell’abitare, del prendersi cura, a livello di comunità-territorio. La sfida maggiore e il compito più difficile risiedono nella costruzione di una comunità educante: lavorare insieme ai diversi attori territoriali per garantire il benessere e la crescita di ragazze e ragazzi.

Guardando al ruolo delle aziende, a volte è difficile distinguere l’impegno autentico dalle azioni di ‘washing’.

Le imprese hanno la responsabilità di sollecitare la trasformazione verso una nuova generatività sociale e ambientale, in coerenza con quella che è la spinta delle istituzioni e in modo integrato a quella che è la propria attività d’impresa. Solo l’agire con uno scopo che include in modo coerente il perseguimento del profitto con finalità sociali e ambientali consente di distinguere l’agire autentico. Non si parla solo di responsabilità, ma anche in questo caso di necessità. I risultati economici di lungo periodo possono essere conseguiti solo tenendo conto dei risultati in termini sociali e ambientali; questo è dettato della consapevolezza di essere immersi in un contesto interconnesso a risorse limitate.


Citando Kate Raworth, siamo immersi in una ‘ciambella’: per modellare un’economia in cui l’uomo possa prosperare, è necessario partire da una visione di mondo in cui ogni persona vive con dignità e senso di comunità all’interno dei limiti delle risorse che il pianeta ci mette a disposizione. La ciambella è organizzata in modo tale che al centro siano distribuite in diverse categorie le carenze essenziali delle persone, mentre all’esterno della ciambella sono contrapposti i limiti ecologici dei sistemi naturali. Proprio tra questi due insiemi di limiti esiste uno spazio per l’umanità, equo sia dal punto di vista sociale che naturale.

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