Agenda 2030: Rapporto ASviS, enti territoriali fondamentali

Entro il 2030 oltre il 60% delle regioni potrebbe riuscire a ridurre il tasso di mortalità, l’abbandono scolastico e circa il 50% ad aumentare l’uso di energie rinnovabili

L’Italia è ancora lontana dalla sostenibilità economica, sociale e ambientale, ma sempre più regioni, provincie e città metropolitane guardano al futuro e pianificano le loro strategie usando l’Agenda 2030 dell’ONU. È quanto emerge dal nuovo Rapporto dell’ASviS (Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile)‘I territori e lo sviluppo sostenibile’,che misura se e in che tempi il Paese e i suoi territori riusciranno a raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile sottoscritti da 193 Paesi. Il Rapporto descrive anche l’impegno delle istituzioni locali per disegnare e realizzare piani strategici in linea con l’Agenda 2030.

Con riferimento al raggiungimento degli Obiettivi entro il 2030, dall’analisi basata sulle tendenze degli ultimi anni emerge che l’Italia potrebbe riuscire a centrare i target quantitativi associati a tre Goal: Quota di coltivazioni destinate a colture biologiche, tasso di mortalità per le maggior cause e affollamento degli istituti di pena.
Un progressivo avvicinamento ai target quantitativi si potrebbe determinare in quattro casi: uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione e quota di laureati e altri titoli terziari, quota di energia da fonti rinnovabili e quota di emissioni di gas serra, obiettivi principali del Green deal europeo. Negative o decisamente negative appaiono invece le tendenze per i rimanenti 14 target quantitativi.

Stato, Regioni, Comuni e società civile. Un dialogo indispensabile

È necessaria e “urgente una mobilitazione di tutte le energie sociali, civili, economiche e istituzionali del Paese – per il presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini – ed è fondamentale l’impegno dei territori, e delle loro istituzioni, senza i quali non sarebbe possibile per il Paese raggiungere la sostenibilità economica, sociale e ambientale entro i termini stabiliti dal piano d’azione dell’Onu”.

Il nuovo Rapporto dell’ASviS presenta per la prima volta un quadro statistico integrato e una valutazione della situazione e delle iniziative in corso a livello di regioni, province, città metropolitane e aree urbane.
Inoltre, viene fornito un quadro completo delle politiche nazionali per i territori (Piano Sud 2030, Strategia nazionale per le aree interne, ecc.) e delle iniziative assunte a livello regionale e dalle città metropolitane per programmare strategie integrate di sviluppo basate sull’Agenda 2030.
Emerge un dato definito “quasi paradossale”: gran parte delle regioni e delle città metropolitane usano l’Agenda 2030 come riferimento concettuale e come strumento pratico per coordinare meglio le politiche settoriali di propria competenza, mentre il Governo stenta ancora ad allinearsi a questa impostazione, se non all’interno del Piano Sud 2030.

Resilienza e impegno per attivare il cambiamento

“In un momento storico, in cui il governo decide il futuro del Paese definendo del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza per accedere alle risorse del Next Generation Eu, abbiamo voluto offrire un quadro statistico unico e una visione prospettica sia dell’Italia sia dei territori chiamati a realizzare le politiche necessarie per contribuire a portare il Paese fuori dalla crisi nel segno dello sviluppo sostenibile – sottolinea Enrico Giovannini, portavoce dell’ASviS che, con i suoi oltre 280 aderenti è la più grande rete di organizzazioni della società civile creata in Italia per diffondere la cultura della sostenibilità e la conoscenza dell’Agenda 2030 -. Il lavoro dell’ASviS fa emergere disuguaglianze, punti di forza e debolezza, ma soprattutto rivela, grazie all’analisi dei diversi territori, un’Italia attiva, resiliente e impegnata a realizzare il cambiamento, con risultati che in molti casi appaiono in grado di ridurre le distanze tra le diverse aree del Paese”.

Tra i dati relativi agli Enti territoriali, il 90% delle regioni e delle province autonome ha raggiunto o raggiungerà il 25% di superficie agricola utilizzata da coltivazioni biologiche; circa il 70% ridurrà del 25% rispetto al 2013 il tasso di mortalità per le principali cause tra i 30 e i 69 anni; oltre il 60% riuscirà a ridurre al 10% la quota di uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione (18-24 anni) e circa il 50% a raggiungere una quota del 32% di energia da fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia.

Di contro, oltre due terzi delle regioni e delle province autonome si sta allontanando o non si avvicinerà ai target relativi agli obiettivi fissati dall’Agenda in relazione, tra gli altri alla quota di fertilizzanti distribuiti in agricoltura; al raggiungimento della parità di genere nel rapporto di femminilizzazione del tasso di occupazione; alla riduzione dell’indice di disuguaglianza del reddito disponibile; alla riduzione dei rifiuti urbani prodotti pro-capite; all’azzeramento entro il 2050 dell’incremento annuo di suolo consumato.

Infine, dedica un capitolo alle buone pratiche territoriali messe in campo da soggetti istituzionali e non, e al ruolo della Rete delle Università per lo Sviluppo Sostenibile (Rus), prima esperienza di coordinamento e condivisione tra gli Atenei italiani (attualmente 78) impegnati sui temi della sostenibilità.

Il Rapporto è stato presentato da Walter Vitali, direttore di Urban@it e coordinatore del Gruppo di lavoro sul Goal 11 dell’ASviS, che ha illustrato le proposte dell’ASviS per lavorare in un dialogo tra Stato, Regioni, Comuni e società civile.

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