Andrée Ruth Shammah: “Il Franco Parenti tornerà a essere la casa dei milanesi”

Dopo la chiusura forzata per la pandemia, dal 18 giugno il Teatro Franco Parenti ha ripreso con gli spettacoli della stagione estiva, in un continuo intreccio artistico tra danza, musica e teatro. Le performance sono iniziate il 18 ai Bagni Misteriosi, mentre dal 29 giugno si aprono alcune sale interne per assistere a spettacoli con grandi interpreti, tra cui Michele Placido, Luigi Lo Cascio ed Elio Germano. Il tutto nel pieno rispetto delle norme di sicurezza previste dalla legge.
In una Milano ferita e ancora un po’ stordita dai colpi della pandemia, riparte dunque uno dei suoi motori culturali, con l’obiettivo di riportarle vitalità e nutrimento per l’anima. Quoziente Humano, che ha come mission di raccontare l’impatto positivo sulla società di persone, strategie e aziende, non poteva non intervistare la sua appassionata direttrice artistica e anima, Andrée Ruth Shammah.

Il Teatro Franco Parenti è ripartito con una programmazione estiva il 18 giugno. Come vi siete organizzati concretamente? E ad oggi qual è il bilancio?

Io l’ho sentito come un dovere. La gente ha ripreso il piacere di uscire, stando a distanza, a vedere cose belle in un contesto piacevole e ad ascoltare parole pensate per loro. E per ora è un successo: abbiamo fatto il pieno tutte le sere, con 180 persone distribuite su 6 platee da 30 ognuna. La vera prova sarà l’avvio della programmazione all’interno del teatro, dal 29 giugno: speriamo che la gente partecipi numerosa, dimostrandoci fiducia. All’aperto, infatti, molti si sentono più tranquilli, come se il teatro fosse la caverna dei mostri. Voglio invece che passi il messaggio che il teatro è un posto accogliente e avviluppante con misure al massimo della sicurezza. Ora stiamo portando nelle sale più grandi, con le dovute limitazioni, spettacoli che erano previsti per quelle più piccole, e in queste ultime daremo spazio ai giovani, con una stagione che ho chiamato “L’autunno dove crescono i fiori’.

Milano – la sua Milano – è oggi una città ferita: che cosa ci vuole per farla guarire e farle riprendere forza? E qual è il ruolo sociale del teatro in questo processo?

Il teatro ha un ruolo sociale molto importante in questa ripartenza: lo dico da cittadina che ama Milano e che la considera la città delle opportunità e della vitalità, e che vuole rivederla viva. Per questo il 14 luglio si terrà ‘Un canto per Milano’, un racconto di tutte le volte che Milano è riuscita a rimettersi in piedi.
Milano oggi è k.o, suonata come un pugile, e la ferita, come sempre accade, si rimarginerà lentamente: ma noi dovremo ricordarcene e fare tesoro di quello che questa esperienza ci ha insegnato. Mi piace pensare all’arte giapponese del kintsugi, dove un vaso rotto viene fissato con una resina cosparsa di polvere d’oro. Così riparato, il vaso diventa più bello e più prezioso rispetto all’originale. O, ancora, penso alle rughe di una donna, segno della sua forza, che oggi purtroppo si tende a volere cancellare. Le ferite possono rimarginarsi e fare riflettere a come migliorare per il futuro. Ma non si può rimanere k.o: come nella boxe, bisogna prendersi le docce sulla testa e avere coscienza e senso di responsabilità. Solo così Milano può rialzarsi.

Come si ricostruisce un rapporto con il pubblico interrotto improvvisamente ?

Recuperando il contatto fisico, pur con le dovute limitazioni. In questi mesi ho cercato di comunicare online le mie riflessioni e storie che potevano essere di aiuto per il presente e il futuro. Inoltre, sul canale #CasaParenti abbiamo pubblicato contenuti di diverso tipo, come frammenti di teatro, spettacoli integrali, interviste, documentari storici, riprese di backstage, incontri e lezioni magistrali con personaggi di rilievo. Ma non ho mai detto che l’uso del digitale può sostituire in tutto il teatro, che, come una casa, deve essere abitata e frequentata. L’obiettivo di tutto questo lavoro è farlo tornare la casa dei milanesi, che saprà prendere le dovute misure se mai dovrà esserci una seconda ondata del virus.
Prima dei teatri sono ripartiti ristoranti e altri esercizi: noi solo a metà giugno, fra gli ultimi. Ma il teatro è fondamentale perché tiene in vita l’anima. Etty Hillesum scrisse: “se noi salveremo solo i nostri corpi dai campi di prigionia, dovunque essi siano, sarà troppo poco. Non si tratta infatti di conservare questa vita a ogni costo, ma di come la si conserva”. Questa frase, che mi ha sempre fatto venire i brividi, illustra chiaramente una importante lezione che viene dalla grande tradizione ebraica, e che oggi più che mai è attuale.

Proprio riguardo alle disposizioni governative, sui giornali è uscita la notizia che il suo manager Michele Canditone ha presentato due ricorsi contro Giuseppe Conte. Che cosa non le va giù di questa gestione?

Ci tengo a precisare che non si tratta di un ricorso politico, ma è riferito alla situazione particolare degli spazi del Franco Parenti, unica in Italia e in Europa. Grazie anche ai Bagni Misteriosi, abbiamo una superficie ampissima, con ben 6 ingressi, che non porterebbero mai ad assembramenti e garantiscono invece le entrate e le uscite in totale sicurezza. Invece siamo tenuti ad avere 10 m2 per persona nei Bagni durante il giorno, e nello spazio all’aperto non possiamo avere più di 400 persone, mentre, essendo molto esteso, potremmo accoglierne almeno 600 in totale sicurezza. Tutto questo per noi si traduce in un danno economico importante.

Si dice spesso che da una crisi nascono opportunità. Quali opportunità lei vede in questa pandemia per il mondo del teatro e per il suo teatro? Citando il testo che ha letto in una pillola video per i ‘Racconti in tempo di peste’, che cosa dovremo ricordare e che cosa dimenticare?

Ognuno ha un processo di oblio molto personale, ognuno ricorderà e dimenticherà frammenti di realtà: chi le sirene, chi, come a me, la separazione dai morti, senza la vicinanza dell’amore, che ha reso e amplificato la tragedia. O anche il Papa solo, a Pasqua, in piazza San Pietro, o il presidente Mattarella davanti al Monumento ai Caduti in piazza Venezia. Sono immagini simbolo che ci hanno toccato in profondità. Personalmente penso che in questo momento vivere nel presente giorno per giorno con coraggio sia l’unica vera opportunità che dobbiamo imparare: giocare la partita fino in fondo, non pensando al futuro, perché è già futuro quello che viviamo nel presente. E non vivere nel passato perché ormai non c’è più. Allora, o facciamo come nella tradizione ebraica in cui si mettono insieme sulle tombe tre sassolini a rappresentare il passato, il presente e il futuro, senza separarli, oppure viviamo il presente con la massima coscienza, responsabilità e coraggio: non abbiamo alternativa. E questo ce l’ha mostrato chiaramente la pandemia. In questo periodo avevamo solo la possibilità giorno per giorno di andare avanti: il passato ci era stato troncato di colpo e il futuro non lo conoscevamo e non potevamo prevederlo.

Una volta che questa situazione sarà finita e che i teatri potranno riaprire in modo più o meno normale, su quali basi costruirà la vera ripresa? Tornerà il Franco Parenti come lo conosciamo o sarà diverso?

Il Parenti è sempre stato diverso, si è sempre modificato, ingrandito e arricchito. Sarebbe terribile se rimanesse uguale! In questi mesi è successo di tutto, quindi anche noi cresceremo e ci trasformeremo. Per fortuna! Il Parenti avrà la forza di rinnovarsi. Ce l’avrò io, ma spero tanto che ce l’avranno anche i giovani che lavorano in questo mondo. Io sono pronta a guidarli e a proteggerli, basta che escano allo scoperto e ci dimostrino di sapere reagire in modo forte e proattivo. Questo è un mio augurio, un desiderio, un sogno.

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