In occasione della celebrazione della “Giornata mondiale della Terra”, Rai Documentari presenta “Antropocene – L’epoca umana”, un racconto sulle incisive trasformazioni che la mano dell’uomo ha impresso sulla Terra negli ultimi 10.000 anni di storia, tanto da far parlare gli scienziati di una nuova era chiamata, appunto, Antropocene. Una fase nella scala geologica in cui l’uomo ha portato il pianeta oltre i suoi limiti naturali.
Un progetto fotografico e registico, accompagnato dalla voce narrante dell’attrice Alba Rohrwacher, che conduce il pubblico in un viaggio spettacolare attraverso deserti, oceani, fossili, foreste, biodiversità di piante e animali. Su queste meraviglie incombono minacce sempre più tangibili e urgenti da affrontare: disboscamenti selvaggi, grande industria, urbanizzazione incontrollata, sfruttamento indiscriminato del suolo e dei popoli. Gli autori del documentario, i canadesi Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier ed Edward Burtynsky, hanno percorso e indagato i paesaggi trasformati dall’intervento dell’uomo, mostrando come il cammino dell’umanità sia giunto a un nuovo step evolutivo, in cui gli esseri umani non sono più solo dei partecipanti alla vita sul pianeta, ma una forza dominatrice.
Attraverso l’uso delle immagini il documentario pone una riflessione sulle tesi dell’Anthropocene Working Group, un gruppo di ricerca interdisciplinare istituito nel 2009 come parte della Subcommission on Quaternary Stratigraphy e organo costituente dell’International Commission on Stratigraph, che pone l’Antropocene come un’epoca, all’interno della scala temporale geologica, in cui l’umanità sta sfruttando il pianeta più del dovuto, compromettendone lo stato.
Il viaggio di “Antropocene – L’epoca umana” si snoda attraverso luoghi e storie lontane: dal Kenya, dove i bracconieri di elefanti uccidono per ottenere l’avorio da commercializzare sui mercati asiatici; alla Siberia, nella città di Norilsk, che ospita le miniere di nichel e altri metalli ed è tra i luoghi più inquinati del pianeta, fino al deserto cileno di Atamacama, costellato di vasche gialle e azzurre dove viene trattato il litio, fondamentale per le batterie dei telefoni cellulari.