A cura della Redazione
Abbiamo partecipato al Salone della CSR e dell’innovazione sociale, evento milanese che ha visto la partecipazione di numerose aziende e di donne e uomini che si muovono nel campo della Corporate Social Responsibility.
Imprese, associazioni, istituzioni, cittadini: gli attori sociali si rendono protagonisti di un nuovo modello di sviluppo. Un percorso importante e non sempre lineare, da raccontare passo dopo passo per creare, condividere e coinvolgere. Per essere sostenibili occorre fare rete e sostenersi in un sociale che appartiene a tutti.
Un incontro da cui sono nati spunti e riflessioni, testimonianze di un mondo che già esiste e visioni per un futuro dietro l’angolo. I nostri ‘appunti’ sull’evento dedicato alla sostenibilità.
Fisico e digitale: incontro o scontro
“Il futuro è Phygital”. A dirlo è Andrea Cornelli, vicepresidente UNA. Che esista la volontà di collegare mondo fisico e digitale anche alla manifestazione dedicata alla sostenibilità lo si comprende sin dall’ingresso. Appena entrati ci si può informare presso lo stand di Aworld come partecipare alla challenge scaricando l’app che monitora l’impatto che ciascun individuo ha sull’ambiente.
Ritornando a come sia cambiato il modo di comunicare delle organizzazioni in questo ultimo anno e mezzo Cornelli ha tracciato la traiettoria seguita nelle parole concretezza, coerenza e collaborazione.
Francesco Ciani, ceo e founder di Jump Group dichiara: “La tecnologia crea una distanza empatica con le persone, allo stesso tempo annulla le lontananze fisiche. Durante i mesi della pandemia abbiamo organizzato meeting con i singoli per non lasciarli isolati, abbiamo valorizzato le relazioni umane con i nostri stakeholder”.
La sfida del covid ha riguardato Sanofi sia come organizzazione che come azienda farmaceutica.
“C’è stata una fortissima accelerazione della telemedicina – commenta Alessandro Aquilio, Direttore Comunicazione Sanofi – abbiamo dovuto fronteggiare una emergenza sociale nell’emergenza pandemica. La comunicazione è cambiata all’interno sia con gli stakeholder esterni. Nel mondo della csr è in atto una evoluzione che parte in primis dalle relazioni con i propri collaboratori”.
“L’anno della pandemia è stato l’anno delle HR, che hanno dovuto gestire le persone. All’esterno il digitale è diventato strumento creativo per portare realmente contenuto – afferma Alessandra Bianco, Corporate Communication di Lavazza Group -: la comunicazione è un grande acceleratore di relazioni. Abbiamo avuto tempo per pensare. La nostra azienda parte da un purpose, il BlendforBetter di rifa anche a una miscela di persone per creare un mondo migliore. Come gruppo vogliamo portare conoscenza di arte e cultura attraverso la comunicazione”.
“Molti corsi che l’azienda già erogava nei per le proprie persone sono stati erogati online. Chiesi ha avuto sin da subito l’obiettivo di dare supporto. Abbiamo ascoltato e clanciato smart survey su diversi temi – racconta Federica Gianotti, Talent Acquisition Manager di Chiesi -. Nel 2022 continueremo a portare avanti azioni di wellbeing. Pensiamo di creare network interni ed esterni su tematiche sociali e dei territori nei quali siamo”.
Obiettivo circolarità
Il continente dello spreco è il terzo maggior paese per emissioni dopo Usa e Cina. Ecco perché uno degli argomenti sul tavolo di profit e non profit è la costruzione di alleanze nel nome della circolarità.
Oltre 20 milioni di chili di abiti raccolti ogni anno con un risparmio di 73 milioni di chili di CO2 e di 122 miliardi di litri d’acqua evitati (l’equivalente di 49 piscine olimpioniche) è uno dei dati portati da Humana People to People Italia organizzazione di cooperazione internazionale che da vent’anni realizza programmi di medio-lungo termine per le comunità del Sud del mondo.
Per finanziarli, tra le altre attività di Humana che collabora con aziende e si rivolge al privato, c’è il recupero di vestiti che non si indossano più, dando loro una seconda vita attraverso il riutilizzo e il riciclo, in particolare in 10 negozi fisici e uno online. “L’impatto sociale dalle vendite del 2020 – spiega Alfio Fontana Corporate Partership & CSR Manager – è stato di 10 progetti in 5 paesi, mentre se si considera a livello globale l’organizzazione ha sviluppato 1453 progetti nel mondo”.
Altra azione di lotta allo spreco è quella proposta dall’app Too good to go, nata in Danimarca nel 2015 e attiva in Italia dal 2019. “A oggi – ricorda la Key Account manager Giulia Luciani – sono stati salvati quasi 5 milioni di pasti e oltre 4,5 milioni di persone hanno scaricato l’app”. Il passo in più è quello della campagna ‘Etichetta consapevole’ creata insieme ad alcuni partner. “Oltre il 50% spreco a livello domestico, per questo, accanto al TMC (termine minimo di consumo, ndr) aggiungiamo indicazioni affianco che insegnano alle persone a valutare, anche con i sensi, se quella confezione è ancora consumabile dopo la data indicata”.
Agire e sensibilizzare
E di consapevolezza delle persone parla anche Enrica Tomei, Talent & Culture | Internal Communication | CSR Manager Italy, Greece, Malta, Israel, del gruppo alberghiero Accor.
Tomei racconta di come i viaggiatori cerchino “una esperienza di viaggio che avvenga nel rispetto di persone e ambiente”. Per questo il gruppo Accor ha dato vita a Greet, l’offerta di Hotel dove tutto quello che circonda il cliente è riciclato.
“Tutto viene trattato, rimesso a nuovo, anche le singole tovagliette della colazione”, spiega Tomei. Ospitalità circolare che Accor si propone di estendere ad altri proprietari alberghieri, che “possono così arredare i propri spazi ottimizzando gli investimenti” e contribuendo anche qui alla lotta allo spreco.
Accor, ricorda Tomei, “ha un programma di sostenibilità, Planet 21, basato su sei assi (tra cui la lotta allo spreco alimentare, per cui è partner di Too good to go, ndr). In Italia, in un solo anno, abbiamo risparmiato più di 6 mila kg di CO2, l’equivalente di 12 voli Roma-Londra o di 700 mila ricariche smartphone”. L’impegno è quello di sensibilizzare collaboratori, clienti e fornitori “perché le persone fanno la differenza”.
Sensibilizzare, in quanto ‘educare’, prevenire e recuperare sono i verbi chiave per Cirfood, impresa che si occupa di ristorazione collettiva e commerciale, spiega Maria Elena Manzini CSR manager: “Quando parliamo di educazione, ci ispiriamo al concetto di nutrire il futuro partendo dalla scuola e lavorando con i Comuni. Una ricerca Ipsos e Osservatorio Cirfood District ci dice che il 79% dice delle famiglie pensa la sensibilizzazione alla lotta allo spreco parta dal pasto a scuola”.
E poi prevenzione e recupero, “attraverso una piattaforma centralizzata a Reggio Emilia – continua la manager -. Un progetto pilota realizzato con una azienda che si occupa di intelligenza artificiale e che ci consente di prevedere la necessità delle materie prime in base ai pasti da realizzare, con l’ottimizzazione del magazzino”. Il recupero di eccedenze di magazzino, infine, ancora una volta passa anche dalla app Too good to go, attraverso la quale si sono ‘salvati’ 5 mila pasti.
Tecnologie pro-trasparenza
Non solo tecnologie anti-spreco. Per raccontare il processo produttivo, la qualità delle materie prime, la gestione sostenibile della filiera cresce il numero delle aziende che scelgono di integrare le tecnologie blockchain per offrire trasparenza.
È il caso dell’industria olearia Pietro Coricelli, arrivata con l’ad Chiara Coricelli alla terza generazione e all’impegno di “coinvolgere tutta la filiera per una maggiore consapevolezza e sostenibilità. Siamo state la prima azienda del settore tracciata in Blockchain – sottolinea l’ad – il nostro è stato un percorso sulla tracciabilità iniziato nel 2019, dall’albero alla bottiglia passando per il frantoio”.
“Ma non ci siamo accontentati e abbiamo voluto andare a ‘bloccare’ tutto il percorso dell’olio – prosegue Coricelli -: dalleanalisi chimico fisiche al panel test effettuato all’interno dell’azienda così come all’esterno, tutto è stato fatto dialogare con il mondo IBM, aderendo alla Blockchain di IBM Food Trust, aprendo così completamente l’azienda all’esterno. Per noi significa garantire in primis al trade e al consumatore trasparenza e tutte le certificazioni consultabili, e non modificabili, già prima dell’acquisto”.
La trasparenza “è uno degli elementi base della sostenibilità”, per Generale Conserve, azienda italiana produttrice di conserve ittiche, in particolare con il marchio Asdomar, come sottolinea il direttore generale Giovanni Battista Valsecchi.
“La filiera del tonno ha particolarità specifiche, quello usato dall’industria non viene pescato nei nostri mari, motivo per cui abbiamo sempre reputato importante avere una forte visibilità sui nostri fornitori. La sostenibilità è stata quasi un obbligo: ci siamo resi conto che se non avessimo protetto la specie, a rischio per una pesca indiscriminata, le conseguenze si sarebbero riflesse sulla nostra attività”.
Dalla necessità di fare una fotografia, nascono policy, “in primis quelle di acquisto del tonno; abbiamo creato tutele condivise con i nostri fornitori – spiega Valsecchi -. In questo modo abbiamo potuto ottenere le certificazione di un ente terzo, Friend of the sea, per poi fare uno step ulteriore: su base volontaria, abbiamo messe in etichetta tutte le informazioni che ritenevamo rilevanti e sul sito ne abbiamo aggiunte altre, fino ad arrivare al giorno e al nome della barca che ha pescato. Stiamo valutando l’utilizzo della blockchain anche se la nostra filiera è complessa”.
Il salto del largo consumo
Un ruolo fondamentale quello della supply chain per spingere la sostenibilità fino al cliente finale. “Serve fare salire la sostenibilità tra le priorità delle strategie della Gdo – per Giuseppe Zuliani, direttore Customer Marketing e Comunicazione di Conad -, da soli la sostenibilità non la faremo mai. Servono buona comunicazione e ingaggio sul cliente”.
Sulla consapevolezza delle persone, “abbiamo trovato grande sensibilità nei consumatori per i prodotti a filiera tracciata certificata – spiega Corricelli – mentre quello tracciato con block chain è solo da pochissimo sul mercato. Quello che abbiamo voluto fare è stato partire dal prodotto base, milioni di litri, perché il vero problema era dare garanzie al consumatore che compra il prodotto democratico, non quello elitario, anche per educarlo sulle aspettative che deve avere sul prodotto di largo consumo”.
“Il consumatore è consapevole che ci sono industrie e industrie e di avere in mano gli strumenti, anche tecnologici, per verificare le informazioni necessarie – pensa Valsecchi -. La trasparenza deve coinvolgere prodotti accessibili a tutti, di massa, e non deve essere considerata un costo ma un investimento”Fondamentale lavorare a tavoli congiunti, “una delle sfide più importanti” per il dg di Generale Conserve, “serve la condivisione di dati per ottenere elaborazione di modelli predittivi in tempi molto rapidi. C’è ancora reticenza a condividere, ma credo che su certe tematiche, che possono portare conseguenze irreversibili, la competitività individuale vada messa in secondo piano.
“Dobbiamo essere noi i motori – chiude Coricelli – proprio perché siamo generatori di beni di largo consumo possiamo fare la differenza, fare il primo passo e lavorare su una visione comune”
Imprenditoria femminile e sostenibilità
Su imprenditoria femminile e della sostenibilità, si sono confrontate Rossella Brenna, Amministratore Delegato UNES , Marianna Palella, CEO & Founder Citrus, Stefania Romenti, Professore Associato di comunicazione strategica e Delegato alla sostenibilità Università IULM e in collegamento video Tiziana Pompei, Vice Segretario Generale Unioncamere.
Da docente di comunicazione, Stefania Romenti ha individuato quali sono gli elementi immancabili di una comunicazione della Csr.
“Il presupposto fondamentale è che sia allineata con il Dna dell’azienda – spiega – perché altrimenti si rischia di essere inefficaci e anzi ciò si può ritorcere conto l’azienda. Inoltre, avendo come obiettivo la spiegazione e l’educazione, una comunicazione di CSR per essere efficace richiede tempo: per questo motivo i brand devono sapere aspettare e avere l’umiltà di dichiarare che è un processo lungo”.
Se poi la comunicazione è anche innovativa, ecco che il successo è ancora più vicino. Lo dimostra il caso Citrus, azienda di ortofrutta nata dall’idea di madre e figlia – Paola Pappalardo, direttrice generale, e Marianna Palella, ceo – di mettere sul mercato un’offerta innovativa per il segmento ortofrutta, incentrata sulla qualità del prodotto, garantita dalla filiera, e sulla capacità di intercettare i desideri dei consumatori, proponendo anche varietà minori, ma con caratteristiche speciali. “Il nostro obiettivo è valorizzare l’ortofrutta italiana, educando a una sana alimentazione, che è il fronte su cui si giocherà il futuro”, dice Palella.
D’altronde, si sa, il consumatore oggi è ormai sempre più attento al rispetto dell’ambiente e comportamento delle aziende nei confronti di queste tematiche e le aziende devono ormai tenerne conto, come ha ben spiegato Rossella Brenna, Amministratore Delegato UNES, azienda che ormai da 15 anni cerca di venire incontro a queste nuove esigenze “con piccole azioni che però nel loro piccolo fanno la differenza – spiega -. Abbiamo ad esempio, già anni fa, inserito la vendita di sacchetti di stoffa, riducendo del 60% il consumo di quelli usa e getta. Con la pandemia, sono subentrati nuovi modelli di consumo e un’accresciuta sensibilità nei confronti di questi argomenti, di cui le aziende devono per forza tenere conto, mantenendo sempre una coerenza nel proprio modello di business”.
In un contesto imprenditoriale sempre più competitivo e affollato, Unioncamere organizza ormai da tredici anni il Giro d’Italia delle donne che fanno impresa che ha l’obiettivo di informare le imprenditrici e offrire strumenti formativi a chi aspira a diventarlo, dare visibilità alle dinamiche che riguardano l’occupazione femminile e creare consenso sul tema delle pari opportunità. “La sostenibilità è sempre al centro del Giro – racconta Tiziana Pompei, Vice Segretario Generale Unioncamere -. Nei nostri incontri diamo un’attenzione particolare alle nuove generazioni, che costituiscono un aspetto chiave per le imprese, soprattutto quelle femminili”.
Etica ed estetica per andare verso il futuro
“L’impresa è sostenibile se è etica in tutte le sue parti”. A dirlo è Raffaella Pollini, direttore comunicazione progetti speciali Kartell, azienda di arredamento di design nata nel 1949. “Nel dopoguerra rispondevamo ai bisogni di un’Italia che manifestava una nuova idea di sostenibilità. La memoria – afferma – consiste nel trasferire nel futuro elementi del presente che possono essere durevoli”. ‘Memoria prospettica, etica ed estetica’ sono le parole indicate da Pollini da portare nel futuro per non dimenticare il passato. ‘Ricerca scientifica, sostenibilità e creatività’ sintetizzano invece il dna dell’organizzazione.
“Bisogna partire da concetti come armonia e rispetto per avere una vibrazione allineata alla sostenibilità – dichiara Daniele Lago, amministratore delegato Lago – Dobbiamo mettere insieme la tecnica, l’umanità e l’ambiente”. Secondo l’imprenditore “La rivoluzione da fare è culturale. Bisogna dialogare con più persone che contribuiscono a generare valore, cambiando i modelli di governance. L’utopia è strategica e servirebbe in Europa per avere uno slancio”.
Tutela di mari e oceani
Arrivare a proteggere entro il 2030 almeno il 30% dei mari e degli oceani in tutto il mondo: questo l’impegno che vede collaborare istituzioni, organizzazioni del Terzo Settore, imprese e cittadini. Gli oceani e i mari sono grandi regolatori climatici: assorbono il 30% dell’anidride carbonica prodotta e il 90% del calore generato dalle emissioni di gas serra. Per trovare un equilibrio tra sviluppo economico e salvaguardia ambientale è necessario avviare una trasformazione delle attività economiche in chiave sostenibile.
Ma come? Su questi aspetti si sono confrontate aziende e organizzazioni del terzo settore: G. Mariasole Bianco, Presidente Worldrise, Marianna De Benedictis, Sustainability and Communication Manager Bolton Food Donatella Bianchi, Conduttrice televisiva Rai.
Per aziende come Asdomar e Bolton, che traggono i propri prodotti dal mare, la salute delle acque è ovviamente fondamentale, ma è altrettanto importante essere consapevoli del proprio impatto sui mari. “È cresciuta nel nostro settore la consapevolezza che abbiamo un impatto che può essere importante sul mare e che è necessario gestire questi aspetti in maniera consapevole”, dichiara Giovanni Battista Valsecchi, Direttore Generale Generale Conserve – Asdomar, auspicando una condivisione di queste problematiche con gli altri attori della filiera, per affrontarle come categoria di sistema.
Allo stesso tempo, però, come solleva Giulio Magni della One Ocean Foundation, oggi ancora le aziende informano poco sul loro impatto sul mondo marino. Da qui nasce l’idea di creare uno strumento apposito che consenta in facilità alle aziende di fornire queste informazioni.
Del resto, l’attenzione nei confronti della salute dei mari è cresciuta notevolmente in questi anni, come testimonia il seguito che ha da più 20 anni la trasmissione Linea Blu della Rai, condotta da Donatella Bianchi. Tutti si sono detti concordi sul fatto che bisogna però accelerare l’adozione di strategie di difesa e protezione dei mari, perché la situazione è ormai urgente.
Profit e non profit per il bene comune
“Siamo nella società liquida di cui parla Zygmunt Bauman, in cui si vivono individualismo e solitudine”. A lanciare l’appello è Giorgio Vittadini, presidente Fondazione per la sussidarietà. “L’impresa sociale si candida a rispondere all’emergenza, le realtà non profit conoscono la situazione del territorio e si predispongono a leggerne i bisogni. Il rischio del PNRR è che si diano soldi a pioggia senza che si abbia contezza delle situazioni. Questo è il momento in cui si può attuare il principio di sussidarietà non in astratto e con la coprogettazione dello Stato stesso. Profit e non profit possono collaborare per il bene comune”.
“Oggi serve piena comprensione degli strumenti a disposizione – chiosa Umberto Zandrini, rappresentante legale Consorzio SIR -. Bisogna puntare alla formazione del personale della Pubblica Amministrazione e del terzo settore. Occorre prendersi il rischio di impresa, affinché si possa dare risposta a bisogni e desideri che stanno emergendo a livello sociale”. ‘
Coraggio’ è il valore a cui si appella nel suo intervento Felice Romeo, Coordinatore Dipartimento Wlfare Legacoop: “Bisogna camminare insieme alla Pubblica Amministrazione rispetto alle istanze del territorio. Abbiamo una scommessa da fare rispetto al far nascere un momento di concertazione strutturale rispetto a una guida legata alla cosa pubblica che ci rappresenti tutti”.
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