L'ingegnera Silvia Gioja con il caschetto da lavoro
Silvia Gioja - Photo credits Arcadis

Nella città del futuro il benessere della persona al centro

I tunnel sono la sua passione, la visione di città sostenibili alle strutture civili la sua firma. Silvia Gioja ha 37 anni ed è la prima donna ingegnera ad aver ottenuto il titolo di Best Women in Tunneling & Underground Construction.

Da Roma si è trasferita in Belgio dove per il reparto infrastrutture di Arcadis ricopre il ruolo di BIM Lead & Digital Twins Lead. Si occupa di progettazione e riqualificazione di gallerie, strade e ponti. “Mio marito ha avuto la possibilità di lavorare per un anno a Bruxelles. Nel giro di 20 giorni abbiamo cambiato vita – racconta -. Inizialmente la mia difficoltà è stata trovare lavoro in un paese in cui parlano fiammingo. Ho fatto vari colloqui e alla fine ho scelto un’azienda attenta alla qualità del progetto e alla persona. Dopo un anno mio marito sarebbe voluto rientrare, io no. A quel punto per par condicio ho mandato lo stesso numero di curricula in Italia, Belgio e Olanda. Dal nostro Paese ho ricevuto risposte incerte, dal Belgio sono stata contattata da uno dei più importanti studi al mondo, da un altro ufficio da sogno a Rotterdam. Alla fine, ho scelto Arcadis”. 

La domanda di una maggiore sostenibilità in relazione a grandi opere cresce…  

La sostenibilità non è solo quella ambientale, ma anche sociale ed economica. Ogni progetto è a sé, in genere quello che accomuna i diversi aspetti dell’applicazione dei principi di sostenibilità ai tunnel, come anche ad altre strutture civili, riguarda l’ambiente, i materiali, l’energia, l’organizzazione, la resilienza dell’organismo stesso. Se per esempio consideriamo un tunnel immerso e vogliamo concentrarci sull’aspetto ambientale, andiamo a investigare i vari aspetti del contesto, come la flora e la fauna sulle rive, oppure per altri tipi di tunnel prevediamo come restituire il verde che si va ad impattare con delle coperture; possiamo predisporre ecotunnel per il passaggio degli animali; mitighiamo l’effetto dell’erosione e prestiamo attenzione alla biodiversità dell’ecologia.

Tutto questo è legato al benessere dell’utente e all’accettabilità sociale relativa alla struttura. Per quanto riguarda un progetto di rinnovo sui tunnel su cui sono coinvolta ad Anversa, molto impegno è rivolto allo studio del verde con cui possiamo nascondere l’intervento. Il progetto più ambizioso dal punto di vista della mobilità all’interno della città è fare una copertura vegetativa del Ring della città e restituire qualità dell’aria e della vita. Facciamo attenzione alle piste ciclabili, alle smart cities, al riutilizzo dei materiali. Ci sono tunnel storici di cui possiamo riciclare materiali in situ integrandoli con anche risparmio economico. 

Kennedy tunnel-photo credits AWV

Quali sono gli ostacoli più grandi a opere sostenibili e quali oggi gli incentivi?

L’organizzazione deve essere consapevole di quello che si può ottenere con un investimento sostenibile sulla struttura. Ogni stakeholder deve essere coinvolto in questo processo: bisogna far capire che una possibile maggiore spesa del progetto che apporti vantaggi a livello di sostenibilità dovrebbe essere affrontata, perché è un investimento sul futuro. Occorre affrontare la resilienza delle strutture: se si riesce a fare in modo che l’opera resista, si impatta in maniera minore anche sui cambiamenti climatici. La sostenibilità deve essere studiata a livello più ampio: bisogna coinvolgere le persone dall’alto; le risorse devono essere utilizzate in maniera ottimale e non con interventi localizzati.  
In Belgio anche nella vita quotidiana gli incentivi verso la sostenibilità sono continui. C’è una diffusa cultura della sostenibilità. 

SAT-KEN-Veer_Schelde_photo credits: AWV
photo credits AWV

Quali sono in ingegneria delle infrastrutture le sfide del futuro?

Ci sono stati tanti progressi sia dal punto di vista dello scavo meccanizzato sia di quello convenzionale, forse c’è ancora tanta strada da fare per il BIM (Building Information Modeling) anche se tanta ne è stata fatta, per creare consapevolezza dei vantaggi che può dare il processo collaborativo di condotta del progetto in questo ambito. 

A proposito di automazione, la sfida del digitale come si inserisce nel tuo lavoro? 

La digitalizzazione è un aspetto di cui non si può fare a meno nell’ingegneria civile. Il BIM è fondamentale: questa tecnologia offre più alta qualità del design, migliore pianificazione sia a livello di costi che di tempi, maggiore trasparenza. Si deve guardare a qualcosa di più avanzato, come i Digital Twins di cui sono Lead nel reparto di Infrastrutture per supportare la gestione dei diversi asset del progetto. Al modello BIM è possibile associare un comportamento reale, per esempio si può modellare un ponte in 3D e avere dei sensori che ne rilevano i danni, e in tempo reale seguirne l’evoluzione e fare scenari di intervento. 
Che cosa si può fare per evitare disastri? Virtual reality, augmented reality, internet of things: sono tutti aspetti migliorativi che possono essere applicati alle infrastrutture. 

Photo credits: Arcadis

Dal punto di vista di un tecnico, che cosa dovrebbe proporre la smart city? 

Una visione olistica. Bisogna non solo andare a intervenire su qualcosa di specifico, come ad esempio la mobilità, ma studiare l’effetto della dispersione idrica sul suolo e l’erosione dello stesso, analizzare gli inquinanti. La smart city è una visione globale della città in cui l’utente è parte stessa del processo della sostenibilità applicata al luogo in cui vive.

Come si progetta in Italia? 

C’è un problema di risorse finanziare disponibili, ma non solo. La conformazione geografica dell’Italia e della sua storia rende meno fattibile la libertà di progettazione. Nel nostro Paese ci sono condizioni che non permettono gli stessi tipi di intervento che ad esempio si possono effettuare in Belgio. Resta la questione del mindset verso la tematica, che deve partire dal livello organizzativo e governativo. 

In Italia solo il 20% degli ingegneri è donna. Perché questo gap a tuo avviso?

Personalmente ho incontrato tante donne, sia all’Università che negli studi presso cui ho lavorato. Può aiutare sin dal liceo sensibilizzare le ragazze ad approcciarsi alle materie STEM (leggi la notizia). Tramite la mia azienda sto registrando delle puntate per far capire che le donne nello STEM hanno tantissimo potenziale, è essenziale andare alle radici e far capire che ci sono anche dei modelli da seguire. Per esempio, il mio è Emma Strada, tra le prime donne a laurearsi in ingegneria. 

Oggi sempre più ci sono programmi per incentivare le giovani donne a intraprendere un percorso di studi nell’ambito delle discipline STEM. Quali sono i principali ostacoli per le donne a una carriera scientifica, ingegneristica e matematica? 

L’attenzione alla diversity e all’inclusione dovrebbe essere una prerogativa indipendentemente dal genere e dalle scelte personali

La mia carriera è frutto di un climax ascendente sia a livello privato che professionale. Ho iniziato accettando anche di lavorare gratis e non dovrebbe succedere, però per fare esperienza l’ho fatto, e questo è indipendente dal genere. Andando avanti con la carriera il problema che si è posto per me è stato il bilancio tra lavoro e vita privata. Quando sono venuta in Belgio in Arcadis sono approdata in un’azienda in cui si dà valore alla questione umana. Sono stata accolta come donna, come straniera, come persona che ha un mindset diverso anche sul lavoro.  

È nato mio figlio e ora sono in una posizione di equilibrio stabile. Il numero di settimane di maternità credo fosse inferiore a quelle previste in Italia, ma sono state bilanciate con flessibilità e disponibilità di tempo previsto per il mio inserimento dopo la nascita del bambino. 

Torneresti in Italia? 

Mio marito vorrebbe, prima o poi mi darà l’aut aut! Tornerei pensando di poter fare un piccolo passo indietro, ma non posso immaginare di scendere dalla montagna. Non potrei rinunciare al mio bilancio con la vita privata. 

Intervista di Serena Poerio

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Giornalista, consulente alla comunicazione positiva e allo sviluppo individuale e dei gruppi attraverso strumenti a mediazione espressiva. 20 anni di esperienza in comunicazione aziendale.

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