Economia solidale: una moneta complementare per cambiare i paradigmi

Dalle pratiche dell’economia civile basata su principi di reciprocità, gratuità e fraternità per superare la supremazia del profitto, ai distretti di economia solidale, fino alle proposte di contributi fiscali sulle rendite finanziare a sostegno di una politica di solidarietà.

Una fetta sempre più larga di popolazione, seppure ancora certo non maggioritaria, si muove per condividere una economia solidale, azioni e proposte alternative alla concezione capitalista del mercato.

Tra le molte, quella di un circuito solidale che fonda i suoi principi sulla “reciproca donazione” o “forma di baratto quantificabile in percentuali libere”. Il Circuito ProItaly, nato per lo scambio di una moneta complementare, Gaiax, allo scopo di “garantire a tutti i partecipanti un livello economico dignitoso attraverso la riduzione del debito e dell’imponibile fiscale soggetto a tassazione”.

Quoziente Humano ha incontrato uno dei promotori, Pierangelo Spazzoli, anche autore del libro ‘La vera economia dei diritti umani che cambia il mondo’, le cui vendite hanno sostenuto la materializzazione di un progetto nato nelle intenzioni 5 anni fa.

Risollevare la PMI italiana e aiutare le famiglie

Sullo sfondo una delle domande che l’economista Nino Galloni pone nella prefazione del libro: “È la Vera Economia che cambia il Mondo oppure è il Mondo cambia e, quindi, c’è bisogno di una Vera Economia?”

Qual è l’obiettivo di questo progetto?

Siamo un circuito solidale, basato su una moneta complementare all’euro, uno strumento di scambio, per aiutare imprese e famiglie in difficoltà. L’obiettivo è quello di arrivare in un tempo breve o medio a risollevare l’indotto Made in Italy, che stiamo perdendo quotidianamente.
La situazione sta peggiorando giorno dopo giorno, il ceto medio sta entrando gradualmente nella fascia della problematica di chi vive sotto la soglia di povertà, dobbiamo muoverci per creare soluzioni che siano da subito praticabili. Partendo dalle PMI e dalle famiglie.

Qual è il meccanismo a cui avete pensato?

C’è innanzitutto l’introduzione di una moneta complementare, Gaiax.
Premetto che la moneta Gaiax è stata già notificata alle banche centrali, alla Banca d’Italia alla Corte dei Conti a tutte le istituzioni interessate. Complementare perché l’impresa, il commerciante, il professionista che aderisce al circuito, fatto 100 il valore di un suo prodotto o servizio, viene pagato in euro e per una percentuale, che sarà lui stesso a decidere, in gaiax. 

Faccio un esempio concreto: vado dal barbiere, tutta la prestazione costerebbe 20 euro, lui ha stabilito che accetterà una percentuale del 20% in gaiax, ecco che io cliente pagherò 16 euro e 4, appunto, in gaiax.

Con quali benefici?

Come consumatore ho un risparmio reale, nell’esempio fatto di 4 euro.

Come impresa incasso una quota in euro con cui continuo a pagare le mie spese e quant’altro, al tempo stesso, incassando 16 euro e non 20, inizio ad abbattere l’imposizione fiscale, nella piena legalità poiché mi muovo all’interno di un prezzo stabilito con una convenzione con il circuito. L’impresa, inoltre, non perde il suo potere di acquisto, perché può spendere quei gaiax all’interno del circuito per comperare prodotti e servizi; in questo senso, avrà interesse a incentivare i suoi fornitori a entrare nel circuito, creando un circolo virtuoso.
Si riduce, inoltre, in percentuale il ricorso ad eventuali posizioni debitorie per continuare l’attività.

Come fanno una impresa o un cittadino a ottenere i gaiax?

Li ricevono sul conto corrente gratuitamente senza accendere debiti, senza corrispondere interessi su quanto ricevuto e senza commissione da pagare alla piattaforma che gestisce il conto, tutto gratuitamente, solo con l’atto di iscrizione.
Nel nostro sito è tutto spiegato in trasparenza. Abbiamo profili differenti per privati e imprese. L’impresa può avere solo una vetrina e il conto in gaiax o usufruire anche di un servizio di eCommerce. Tutti partono con novemila gaiax, un gaiax è un euro.

Come posso, impresa, vivere in una sorta di economia parallela?

Abbiamo consigliato a chi ha aderito di iniziare con percentuali basse di compensazione di Gaiax, perché bisogna creare rete, più c’è rete più sarà facile comprendere che l’utilizzo della moneta complementare porta dei vantaggi all’impresa. Più la rete aumenta e più c’è possibilità di spendere, più le percentuali dovrebbero andare ad alzarsi gradualmente portando fuori da problematiche di debito e tassazione e soprattutto offrendo a molti settori la possibilità di svincolarsi dalla concorrenza della grande distribuzione: gaiax agisce da collante tra l’offerta delle imprese Made in Italy e i consumatori che possono comprare il prodotto e il servizio a prezzi più convenienti rispetto alla grande distribuzione senza perdere potere di acquisto.

Perché una moneta?

Perché se il commerciante fa una tessera a punti, per il cliente è una scontistica, ma è persa dall’imprenditore. La moneta complementare funge da volano per incentivare altre attività e non perdere lo sconto. Se il ristoratore inizia a comperare la farina da un aderente al circuito, ad esempio, invece di pagarla 4 euro al chilo la pagherà 3 euro e 1 gaiax.

Inizialmente sarà virtuale. La prima cosa che faremo nel momento in cui ne avremo la capacità sarà il cartaceo, sul nostro sito ne spieghiamo l’importanza. Ovviamente ci vuole una sostanziosa capacità finanziaria, ma siamo ottimisti perché abbiamo già imprese che aderiscono e non abbiamo ancora lanciato il marketplace, che sarà un volano più ampio.

L’opera umana: non un costo ma un credito per chi la esegue

Cosa significa che Gaiax non è a debito ma a credito?

È la cosa più importante di quello che facciamo.
La banconota da 100 euro che abbiamo in mano costa 30 centesimi a chi la crea, la differenza di 99 euro e 70 centesimi la ripaghiamo con il nostro lavoro e su questo gravano anche gli interessi. Oggi le banche centrali creano la moneta dal nulla, moneta fiat, non ancorata al prezzo di una materia come oro o argento. Si dice anche moneta ‘fiduciaria’, perché il suo valore è legato in gran parte alla fiducia nei confronti dell’autorità che la emette. Creandola dal nulla senza addebitarla alla popolazione quanto benessere illimitato si può creare per tutta la popolazione? Se dobbiamo ripagare quello che abbiamo costruito… tutto diventa delle banche.

Ipotizzate un cambio di paradigma che qualcuno potrebbe chiamare naive o utopistico e qualcun altro rivoluzionario…

Ho cercato di descrivere dettagliatamente la società economica del futuro nel libro che poi ha finanziato questo progetto.
Siamo alla prima fase: fermiamo l’emorragia in corso, riattiviamo l’economia locale poi, quando avremo le adesioni per farlo, devono cambiare tutti i paradigmi. Oggi io lavoro e se l’azienda guadagna mi paga, ma noi non siamo schiavi dello stato o di una società, ogni essere umano ha diritto ad avere il suo compenso, indipendentemente da come va una azienda. Il paradigma dovrebbe essere che un essere umano riceve un compenso per il lavoro che presta e, attenzione, è stato calcolato che potremmo lavorare molte meno ore delle attuali per coprire tutto il fabbisogno della società.

L’opera umana non come voce di costo ma come credito per chi la esegue.

Quanti aderenti e quanti settori devono entrare nel circuito perché il progetto funzioni?

Partiranno i primi, i pionieri, quelli che un giorno diranno io ci ho creduto subito. Abbiamo diviso il progetto in aree che corrispondono ciascuna a una provincia, il sistema cerca di centralizzare noi di decentralizzare… ottimale sarebbe avere in ogni provincia una diversificazione per ogni settore.

Ci sono barriere all’ingresso del circuito?

Una regola fondamentale è dedicata all’etica produttiva. L’emergenza però ora è finanziaria, come prima cosa dobbiamo metterci al riparo dalla crisi che sta abbattendo la piccola e media impresa italiana.
Una volta che si sarà formata una rete diversificata di offerte, ogni aderente avrà da regolamento un periodo congruo per adeguarsi all’etica del circuito.


Nel settore alimentare, ad esempio, avrà a disposizione esperti di biodinamica e di tanti tipi di agricoltura alternativa a quelli della Monsanto, per parlarci chiaro, e se entro il termine congruo non si adatterà, dovrà uscire dal circuito. Potrà rientrare solo quando deciderà di adottare modalità di produzione etica.

Poniamo il caso di una azienda che compri dall’estero materia prima o tragga dall’estero una parte importante del proprio fatturato.

Se è una azienda che fa export, potrà rilanciare il prodotto anche in Italia attraverso la moneta gaiax; se è una impresa che fa import di prodotti che non si trovano in Italia, perché sono state distrutte le imprese che le facevano o sono state portate all’estero, è chiaro che potrà entrare nel circuito. Il senso del progetto è però quello di aiutare a fare impresa in settori dove in Italia è stato smantellato tutto.

Non è la prima volta che qualcuno si propone di affermare una moneta complementare, perché dovrebbe funzionare?

Perché questo è il momento e non c’è più niente da perdere; in secondo luogo perché altri progetti nati nel tempo, anche in Italia, hanno guardato solo alle imprese e non hanno cercato di coinvolgere le famiglie in maniera massiccia all’interno del circuito.
Noi giornalmente collaboriamo con persone che stanno sviluppando comunità solidali e con gruppi che fanno attività parallele alla nostra, nello stesso spirito, con la differenza che noi abbiamo introdotto una moneta di scambio.

Chiunque può creare una moneta?

Potrebbero farlo anche i comuni per legge, l’unico vincolo è che hanno paura.
Non c’è nessuna legge che lo vieti, la moneta per sua natura è una convenzione.

Facciamo l’esempio dell’euro: non ha nessun valore intrinseco, una moneta da 100 euro, come dicevo, alla BCE costa 30 centesimi quello è il suo valore reale, poi viene venduta, prestata agli stati a 100, tutto quel margine che si prende la banca è guadagno. Noi usiamo l’euro per convenzione; è diventata moneta legale, ma io posso farne transitare una complementare purché convenzionata in un circuito, è come un contratto tra tutti gli aderenti.

Ha parlato di gratuità, ma per accedere al circuito ci sono dei costi.

È gratis se si aderisce senza accedere ai gaiax, per un privato che voglia avere i gaiax il costo è di 30 euro all’anno; per una impresa di 100 euro all’anno compreso l’e-commerce all’interno del marketplace che può essere visto da tantissimi utenti privati.

Abbiamo tenuto le quote basse per fare rete, nonostante i costi di gestione siano molto elevati, e poi abbiamo attivato un circuito di promotori a cui abbiamo lasciato il 50%, che è moltissimo. Noi copriamo i costi e cerchiamo di sviluppare altri progetti: dal cartaceo, al primo negozio alimentare del circuito, che una volta lanciato in una provincia sarà replicabile in tutta Italia. Tutti i settori sono attenzionati, l’alimentare però è un bene di prima necessità

Quando arriverà il marketplace?

A metà novembre. Dalle ricerche che abbiamo fatto, sarà il primo dove si può fare un ordine pagandolo contemporaneamente in due valute, euro e moneta complementare. È stato uno sforzo di programmazione importante, ci hanno lavorato per mesi tre persone.

Il marketplace è aperto anche ai privati e diventa anche un grande mercatino dell’usato o un luogo per offerte di lavoro.

Che tipologie di aziende avete a oggi?

Abbiamo fatto un gruppo FB con una piccola vetrina di presentazione di tutte le imprese che entrano nel circuito. Si è già innescato un circolo virtuoso per cui alcune aziende stanno per esempio cercando di coinvolgere tutti i commerciati dei paesi in cui si trovano.

Entro nel circuito, ho i miei 9 mila gaiax li spendo ma non ho un giro d’affari per cui li incremento. Decido di uscire, cosa accade?

Possiamo sospendere l’utenza, in caso di un periodo di ripensamento, o storniamo tutto e blocchiamo l’utenza se l’uscita è definitiva.

E se ho dei debiti?

Con il gaiax non si possono fare debiti e non esistono interessi e commissioni.

Intanto, 9 mila gaiax sono tanti, pensando che è una moneta complementare. E poi, come è scritto anche nel regolamento, se una famiglia iscritta al circuito finisce i gaiax e non può reperirli in nessun modo perché non c’è un datore di lavoro che glieli giri (i datori di lavoro sono chiamati ad avere gaiax in esubero da distribuire ai dipendenti per mantenere i conti sempre attivi), se ci sono imprese che ancora fanno fatica a risollevarsi e ne hanno urgente bisogno glieli diamo. Come per l’euro, non ci sono limiti per l’emissione di gaiax per creare benessere.

Nella prefazione al suo libro leggiamo: “…se io fornisco moneta illimitatamente, cosa mi garantisce – se non l’avvenuta crescita delle coscienze – che si continuerà a produrre tutto il socialmente necessario? Quindi, per eliminare la moneta devo aspettare la crescita delle coscienze e non viceversa”.

Bisogna arrivarci per step progressivi. C’è chi dice, e io sono d’accordo, che nella società non dovrebbe esistere il denaro, però ci vuole una consapevolezza enorme per arrivarci, non si può fare il salto al di là del fosso con un passo solo. Ma un primo passo va fatto.

Chi è il circuito ProItaly? Quali competenze avete?

Tutto il progetto parte dal basso, non ci sono collegamenti con forme di partito, associazione, ma è nato dal cuore di persone che sentivano di operare un cambiamento positivo. Per sapere chi ha costituito un direttivo e si sta preoccupando di diffondere il progetto, alla pagina chi siamo del sito ci abbiamo messo tutti la faccia. Chi fa le cose per il bene di tutto non ha bisogno di nascondersi.

Io mi definisco economista indipendente, ho fatto studi ed esperienze in tal senso; dentro al circuito ci sono competenze informatiche, di assistenza alla clientela, abbiamo creato manuali per guidare le persone e le imprese in ogni passaggio del progetto.

Ha parlato di un tempo medio massimo per la realizzazione del progetto, qual è?

Questa risposta la lascio dare alle persone. Potrebbe esserci una partecipazione massiccia e tra un anno potrebbe essere cambiato tutto, se fosse lenta potrebbero volercene 4 o 5, ma non credo abbiamo tutto questo tempo.

Invito tutti a cominciare a costruire una società nuova con persone che ci credono. Non è una operazione commerciale o speculativa, è un investimento sul futuro.

In attesa che tutta l’Umanità si emancipi dalla violenza, dalla sopraffazione e dal risparmio (bramosia di possedere oltre il necessario), alcune comunità possono cominciare ad organizzarsi secondo i principi del Popolo Unico”. (Nino Galloni, economista, dalla prefazione di La vera economia dei diritti umani che cambia il mondo’)

Articolo di Monica Bozzellini

Per approfondire alcuni dei temi citati leggi anche:
economica civile
povertà e solidarietà

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