Dopo tre anni di stop, nel palcoscenico di Napoli e dei Campi Flegrei, area di vulcani, mito e storia, torna dal 9 al 19 settembre l’edizione 2022 di Efestoval, manifestazione che affonda le sue radici artistiche e culturali nel territorio. Con un programma che si sviluppa attraverso spettacoli teatrali in luoghi della città deputati a teatro (qui il cartellone), workshop, mostre e tour enologici, il Festival ritorna alla gente: “Dobbiamo ricominciare a raccontare storie. Iniziamo a stare nelle vicinanze, scaviamo nel prossimo”.
Le parole del direttore artistico Mimmo Borrelli, drammaturgo, attore e regista, descrivono la ‘necessità di nutrire il territorio’.
Efestoval si ispira al mito greco di Efesto, per i romani il dio Vulcano, archetipo del fare e della creatività. Nell’età contemporanea abbiamo perso gli archetipi sottesi ai miti o ne abbiamo acquisiti degli altri?
L’umanità dipende da come la racconti. Fin quando ci sarà l’evoluzione umana, l’archetipo sarà sempre presente. Con Efesto la mia intenzione era quella di rifarmi alla popolazione di Torregaveta (frazione del comune campano di Monte di Procida ndr): persone umili, legate al fare. Efesto oltre a richiamare i vulcani, dalla cui attività nascono i Campi Flegrei, si riferisce a questo tipo di atteggiamento che mi sembrava aderente alla capacità creativa di questo popolo, che però è anche distruttivo nei suoi stessi confronti.
Il teatro che fai si ambienta nei luoghi della città e li racconta…
Efestoval nasce dall’idea di raccontare il territorio. I testi e le opere che compongo sono ambientati in questi luoghi. Con il Festival abbiamo pensato ad autori che potessero lavorare sulla prossimità. Il mio obiettivo non è rivolgermi a tutti, ma parlare alla gente del luogo. Questo proposito potrebbe apparire come una ‘diminutio’, ma non lo è assolutamente.
Personalmente voglio agire cambiando il mio piccolo mondo.
Le persone dei Campi Flegrei vengono a teatro, perché vogliono ascoltare una storia, non vedere colui che si erge a intellettuale. Il teatro nasce per raccontare una storia, per i greci era agonismo, una competizione attraverso la quale comprendere verso dove si sta andando. Oggi il teatro è un fenomeno aristocratico, borghese e inutile. C’è necessità di ritornare alla gente. La mia vittoria è vedere tra il pubblico persone che difficilmente frequentano il teatro. Agli inizi del ‘900 mio nonno, pur essendo analfabeta, andava a vedere l’opera lirica. Oggi la lirica, la danza sono diventate esclusive e non parlano più alle persone.
Il tema dell’edizione di quest’anno di Efestoval è il sottosuolo, inteso come ritorno alla coltura, spinta propulsiva che fa rinascere.
Il tema lega gli artisti presenti ad Efestoval.
La matericità ci salverà.
Ricordo che mio nonno, nato nel 1908, di fronte ai primi televisori con il tubo catodico esclamava: ‘Ma qua dietro non c’è niente?’ Al di là della battuta è così. Si ha bisogno di corpo, fisico e non virtuale. La perdita di definizioni che si sta delineando è un pericolo che vedo all’orizzonte. Pensiamo alla cosiddetta Generazione Z, nata negli anni 2000: sono ragazzi cresciuti insieme a una telecamera, giudicati attraverso la tirannia dell’odio da una comunità velata e virtuale. Come rispondono a questo molti giovani? Non si espongono. Non prendono responsabilità lavorative, sessuali e di qualsiasi genere. Forse dico qualcosa di scomodo, è pur vero che le rivoluzioni le hanno fatte le donne e i poeti.
Quanto è importante per supportare una cultura del territorio il dialogo fra pubblico e privati?
Sono uno che rischia di rimetterci, ma non ci ho mai rimesso l’anima in questo territorio. Bisogna distribuire fondi pubblici, non considerandoli come privati. Le scelte che riguardano gli aspetti artistici e culturali le deve fare l’artista. La politica deve affidarsi alla cultura, non il contrario. Se si vuole essere integri e fare le cose per bene, si paga la libertà, perché il mondo è mediocre. Qui intervengono gli artisti. Il nostro compito è rendere la realtà viva e bella per le persone comuni.
Efestoval si riaffaccia alla scena quest’anno supportato esclusivamente da privati. Parte dei fondi devoluti dall’incasso delle serate saranno devoluti, in memoria di Placido Illiano (ricercatore flegreo che nel 2021 vinse una borsa di studio bandita da dalla Fondazione Italiana Sclerosi Multipla presso l’Università della Florida ndr), al ‘Miami Project to Cure Paralysis’ progetto della Miller School of Medicine dell’Università di Miami.
Sul tema leggi anche:
Marco Baliani, occupare lo spazio e il tempo per far vivere il teatro
Il 7 e 8 luglio Sponz Fest mette al centro la cultura della terra
Giornalista, consulente alla comunicazione positiva e allo sviluppo individuale e dei gruppi attraverso strumenti a mediazione espressiva. 20 anni di esperienza in comunicazione aziendale.