essere umano in mezzo ad androidi

Il paracadute / Emergenza intelligente!

In questi giorni, aumentano le riflessioni e per molti i segnali di allarme legati all’evoluzione delle intelligenze artificiali. Ad esempio, il processo di apprendimento del software di scrittura ChatGPT è basato su un algoritmo di “machine learning” che attraverso l’elaborazione di dati e testi immensi a cui può accedere, gli permette di elaborare e rispondere alle richieste degli utenti. ChatGPT ha imparato, assieme ad altre intelligenze artificiali, ad apprendere e migliorare autonomamente attraverso l’analisi di nuovi dati e informazioni. La velocità di questi processi è già ad un livello esponenziale di crescita.

La crescita esponenziale di una IA che apprende è un aumento costante e rapido della sua capacità di apprendimento e, di conseguenza, di velocità di elaborazione dati. Più passa il tempo, e stiamo parlando di mesi, l’intelligenza artificiale diventa sempre più efficiente e capace di risolvere problemi in modo autonomo, un processo costante e (forse) inarrestabile.

Ci sono rischi immediati per l’umanità? Probabilmente si, poiché l’implementazione delle armi automatizzate e gestite da intelligenze artificiali potrebbe rendere difficile per gli esseri umani mantenere il controllo sulle decisioni prese dalle armi. In caso di guerra, sarebbe impossibile per gli esseri umani mantenere il controllo sull’escalation della situazione, poiché le armi automatizzate potrebbero essere in grado di prendere decisioni autonome.

La consapevolezza è l’antidoto

Quello che si dimostra uno scenario apocalittico e fuori controllo in realtà non è una novità. Oggi, questo tipo di evoluzione delle intelligenze artificiali è emerso, e ciò che stiamo vedendo è solo la punta di un processo che procede da oltre trent’anni. Le nostre vite sono gestite da una infinità di micro intelligenze artificiali. Le nostre industrie, i nostri sistemi di approvvigionamento, la catena alimentare, industriale, militare, sanitaria e sociale sono dipendenti dalle strutture di algoritmi artificiali. Dobbiamo capire che non possiamo tornare indietro; sarebbe un disastro, e dubito fortemente che si possa chiudere la stalla: i buoi sono già fuori e si riproducono.

Ma è troppo tardi? È la fine della vita intelligente umana? Forse dovremmo fare una riflessione più approfondita e provocatoria; c’è mai stata una intelligenza umana evoluta? Senza cadere nella metafisica, i fatti ci descrivono come una specie in via di evoluzione. Una specie che si porta dietro tutti i bagagli evolutivi del processo darwiniano, una specie che man mano che avanza, grazie alla sua intelligenza e alla capacità di elaborare una visione individuale cosciente, ha attivato nei millenni continue strategie di crescita con strumenti sempre più funzionali e sofisticati andando dalla scrittura alla matematica, dai simboli alla descrizione dell’universo.

Ora abbiamo creato macchine in grado di implementare la nostra intelligenza, e mi dispiace per i “luddisti”, ma questo è un processo inevitabile, soprattutto se lasciato in automatico.

Ma possiamo evolvere senza perdere ciò che siamo? La risposta è no, non è possibile.

Ogni evoluzione, o tecnicamente “speciazione”, cambia profondamente e spesso strutturalmente la specie implicata.

Un progetto evolutivo comune

Quindi probabilmente il punto è un altro: continuiamo a guardare il dito invece che la luna. Siamo noi che dobbiamo guidare la nostra evoluzione, e non il prodotto cieco dell’evoluzione determinata dalla necessità. Dobbiamo essere consapevoli di noi stessi, capaci di libero arbitrio, e non influenzabili da illusioni. Altrimenti, è sempre troppo tardi.

Siamo masse manipolabili senza senso o buon senso? Se ciò che è bene per tutti diviene bene per pochi e mettiamo le risorse di tutti in una società narcisista, che differenza fa affidare le nostre vite e il nostro futuro a esseri umani ideologizzati e dormienti, o a intelligenze artificiali?

Il punto è: è possibile una evoluzione in cui l’umanità sviluppa una coscienza più autonoma e una intelligenza maggiore, dove la tecnologia e la scienza diventano sostegni ulteriori alla nostra evoluzione, dandoci salute, longevità e tempo per esprimere creatività ed emozioni? Credo che questo sia possibile, anzi più che probabile. Ma in questo momento storico, non dobbiamo perdere lucidità. Il problema non sono le intelligenze artificiali, il problema siamo noi. Se perdiamo la rotta, potremmo fare un salto indietro nella nostra evoluzione, ampliando la parte distruttiva e regredendo, con conseguenze catastrofiche dalle quali servirebbero millenni per recuperare.

È necessario che le forze migliori del pianeta si uniscano in un progetto evolutivo comune, consci che le masse seguiranno le onde di attrito che si verificheranno nel prossimo futuro. Il salto evolutivo è alla nostra portata, dipende da noi e dalla nostra intelligenza scegliere la strada giusta.

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Filosofo, antropologo e ricercatore, conduce da più di 30 anni corsi e seminari.

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