Il 29 settembre si è celebrata in tutto il mondo la prima Giornata mondiale per la Consapevolezza sullo spreco e le perdite alimentari, proclamata dalle Nazioni Unite. Una settimana dopo, il 9 ottobre, il World Food Program è stato insignito del Premio Nobel per la Pace per “i suoi sforzi per combattere la fame, per il suo contributo al miglioramento delle condizioni per la pace in aree colpite da conflitti e per il suo agire come forza trainante per evitare l’uso della fame come arma di guerra e di conflitto”.
In neanche un mese lo spreco alimentare è stato protagonista della più stretta attualità, a conferma che questo è uno dei temi sentiti come più urgenti. Ricordiamo, tra l’altro, che l’obiettivo ‘Fame zero’ è al secondo posto dell’Agenda 2030 per uno Sviluppo Sostenibile.
I numeri sono preoccupanti: secondo il report FAO 2019, il 30% del cibo prodotto ogni anno sul pianeta non è consumato: 1,3 miliardi di tonnellate di alimenti per un valore economico stimato di 900 miliardi di dollari.
Per quanto riguarda l’Italia, nel settembre 2019 il Ministero dell’Ambiente in collaborazione con Università di Bologna hanno presentato i risultati del progetto Reduce: il food waste (spreco) italiano vale quasi 12 miliardi di euro, il food loss (perdita) è invece stimato in oltre 3 miliardi di euro, ovvero il 21,1% del totale. In totale oltre 15 miliardi, lo 0,88% del Pil.
L’emergenza Covid19, poi, ha messo a dura prova il settore agroalimentare con ricadute sull’intera filiera, sospensioni di alcune attività, generazione di sprechi ed eccedenze di prodotti rimasti invenduti o non serviti, difficoltà di scambio di materiali tra diverse parti del mondo e calo di manodopera disponibile. Come però è emerso dall’Osservatorio Food Sustainability della School of Management del Politecnico di Milano presentato a giugno 2020, in risposta a queste criticità, sono nate collaborazioni fra imprese, terzo settore ed enti pubblici per garantire la distribuzione di aiuti alimentari e valorizzare le eccedenze (vedi notizia).
Consumatori più attenti
Dal canto loro, i cittadini dimostrano un’attenzione sempre maggiore alla sostenibilità legata ai consumi alimentari, come emerge da diverse ricerche recenti.
Come dimostra un’indagine svolta da Altroconsumo in occasione della Giornata mondiale per la Consapevolezza sullo spreco e le perdite alimentari, cresce la consapevolezza degli italiani: ben l’88% degli intervistati sostiene che non sia etico buttare il cibo e l’83% riconosce l’impatto negativo sull’ambiente. Insieme alla consapevolezza vi è una forte volontà di cambiamento, con l’83% degli intervistati che dichiara un notevole impegno per ridurre lo spreco di cibo in casa anche se il 73% ritiene che gli scarti siano attribuibili più a scelte dell’industria alimentare, distribuzione e catering, più che all’ambito familiare.
La quarantena della scorsa primavera, poi, ha generato un cambiamento positivo nelle abitudini. Il 41% dei rispondenti ha dichiarato di aver ridotto le quantità di cibo sprecato, anche grazie a comportamenti più attenti: il 38% ha compilato più spesso la lista della spesa, il 37% ha pianificato con più metodicità i pasti e il 32% ha riutilizzato più spesso gli avanzi. Mentre nella prima parte dell’anno solamente il 42% degli italiani aveva dichiarato di non sprecare cibo in casa, ad aprile il dato è salito fino al 68%.
Ma quali sono le abitudini che portano allo spreco, che possono essere corrette? Sempre secondo Altroconsumo, prima di fare la spesa il 50% degli italiani non ha l’abitudine di pianificare i pasti per i giorni successivi, il 33% di compilare la lista della spesa e il 22% di controllare cosa ha già in casa. Da evitare è un approccio impulsivo alla spesa: arrivata al supermercato, 1 famiglia su 4 compra spesso alimenti che non aveva previsto, quasi 1 su 10 finisce per comprare troppo cibo a causa delle promozioni e il 7% per acquisti di impulso. Rientrato a casa, un italiano su tre non ripone gli alimenti in modo da consumare prima il cibo più vecchio con il risultato che il 32% dichiara di buttare alimenti non consumati in tempo e il 20% perché conservato male. Anche una pianificazione superficiale dei pranzi e delle cene alimenta le occasioni di spreco: il 20% degli intervistati dichiara di gettare il cibo perché ne ha acquistato troppo.
Ci sono anche altri fattori che influiscono sul “food waste”: il 39% dei rispondenti sprecherebbe meno cibo se avesse più opportunità di acquistare alimenti sfusi e il 56% ritiene che la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro” andrebbe modificata per chiarire meglio che i prodotti possono essere consumati in sicurezza anche oltre la data indicata.
Diverse le motivazioni che portano allo spreco alimentare quando si mangia fuori casa: 3 italiani su 4 non hanno la possibilità di ordinare porzioni ridotte nella maggior parte dei bar e ristoranti che frequentano con il risultato che al 48% capita di avanzare del cibo nel piatto, ma solo 1 su 4 chiede sempre o spesso di poterlo portare via, principalmente perché ritiene che la quantità di cibo avanzato sia troppo poca (57%), per imbarazzo (46%) o per scomodità (29%).
Molto interessante è anche l‘Osservatorio Packaging del Largo Consumo, realizzato da Nomisma in collaborazione con SpinLife, che rivela che due italiani su tre privilegiano gli acquisti fatti in punti vendita che presentano iniziative a favore della sostenibilità, con 7 su 10 disposti a cambiare il negozio in cui fanno la spesa alimentare a favore di punti vendita che offrono prodotti con confezioni sostenibili. Il 27% ha aumentato gli acquisti di prodotti sostenibili ed ecofriendly rispetto alla fase pre-Covid. Per il 23% degli italiani è cresciuto l’acquisto di prodotti con pack sicuro e 1 su 5 di essi ha preferito acquistare presso punti vendita che promuovono prodotti sostenibili.
La tecnologia contro gli sprechi
Per combattere il problema dello spreco, negli ultimi anni sono nate molte App, che sono diventate popolari anche in Italia. C’è ad esempio Too good to go, di cui si è parlato di recente per l’iniziativa che ha coinvolto 11 Chef della ristorazione italiana, rappresentanti dell’eccellenza dell’alta cucina, che hanno preparato delle ‘Chef Box’ contenenti il ‘piatto antispreco’, accompagnato dalla ricetta (vedi notizia). Nata in Danimarca nel 2016, con oltre 20 milioni di utenti nel mondo, quest’App permette di acquistare delle box a prezzi speciali presso forni, ristoranti, bar, pasticcerie e negozi di alimentari, evitando lo spreco dell’invenduto. In Italia è presente a Milano, Roma, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Verona, Trieste, Genova, Bergamo e Perugia.
Con il lockdown, poi, e il conseguente stoccaggio in magazzino dei prodotti alimentari, l’App ha coinvolto direttamente l’industria alimentare, offrendo le Super Magic Box: scatole da ritirare in 150 negozi della rete, che come le Magic Box tradizionali, costano il 70% in meno rispetto al valore di mercato dei prodotti contenuti. Fra le aziende che hanno aderito, Danone, Fine Food Group e il Gruppo Dolcitalia insieme a Lazzarini Spa, un affiliato del gruppo che si è messo a disposizione per la distribuzione delle scatole.
Un’altra app interessante è BitGood, sviluppata da Confesercenti, che mette in connessione chi possiede delle eccedenze alimentari e farmaceutiche (produttori, distributori e ristoranti) alle organizzazioni no profit che si occupano di distribuire i prodotti ai più bisognosi. I donatori possono dunque inserire i prodotti da donare e il sistema individua automaticamente il beneficiario più adatto in termini di vicinanza geografica e disponibilità di ritiro dei beni.
Bring The Food è l’App di cui si avvale Banco Alimentare per il recupero e la distribuzione di cibo. Creata dalla Fondazione Bruno Kessler nel 2012, l’App è stata prima sperimentata sul territorio della Provincia Autonoma di Trento, per poi estendersi alle altre regioni italiane. Plus di questo strumento è il supporto burocratico e logistico, che rende possibile mettere in comunicazione in modo agevola la domanda con l’offerta. Dalla sua nascita ad oggi sono stati recuperati e distribuiti, grazie a questo canale, in totale 2.168,90 tonnellate di cibo (equivalenti a 14.459.335 porzioni da 150 grammi da diversi settori. Le Organizzazioni di produttori possono donare a reti solidali con facilità, semplificando lo smistamento di grandi donazioni e generando tutta la documentazione necessaria ad accedere alle agevolazioni fiscali. Per la ristorazione (mense, ristoranti, negozi, catering, hotel) l’App permette di caricare i menù e rende quindi disponibili informazioni precise sulle eccedenze generate e sui gradimenti dei piatti. Statistiche per punto di distribuzione, periodo dell’anno, eccedenze donate consentono di misurare e ridurre le proprie eccedenze. È inoltre possibile abilitare servizi per gli utenti, quali menù per e-mail, gradimenti sui piatti, prenotazione piatti.Infine, la Grande Distribuzione Organizzata (supermercati, negozi, grossisti) può importare, attraverso file Excel, il dettaglio delle donazioni effettuate e semplificare agli enti riceventi la produzione delle dichiarazioni trimestrali valide ai fini fiscali.
Altra app tutta italiana è Regusto, che sfruttando le tecnologia Blockchain, permette di acquistare, a prezzi ridotti dal 20 al 50%, i piatti rimasti invenduti nei ristoranti più vicini. Per ora è disponibile soltanto a Roma, Milano e Perugia (lancio previsto anche a Bologna). L’app è utilizzata dal progetto SpesaSospesa, lanciato a maggio, che trasforma il rito nobile napoletano del caffè sospeso in un prezioso aiuto per i cittadini più fragili e bisognosi e per le aziende alimentari. Il progetto in questione parte da una campagna di fundraising attraverso la piattaforma CharityStars, che a oggi ha raggiunto oltre 550.000 euro. Le donazioni in denaro possono essere effettuate da privati o aziende. Le somme raccolte attraverso la campagna di fundraising verranno ridistribuite dal Comitato tra tutti i Comuni partecipanti in maniera proporzionale al numero di abitanti. Primi in Italia a sposare il progetto i Comuni di Napoli, Perugia, Alessandria, Catanzaro e Afragola, a cui si sono aggiunti Torino,Milano e Roma. SpesaSospesa.org è un’iniziativa promossa dal Comitato Lab00 Onlus, dall’attore e volto della Tv Davide Devenuto, dall’ad di Regusto Marco Raspati, da Flavio Barcaccia, ceo di Nexma e da Felice Di Luca, Business Developer di Synesthesia. Anche Sorgenia partecipa all’iniziativa, trasformando in donazione il valore dell’ultima bolletta di ciascun cliente che deciderà di aderire all’iniziativa e coinvolgendo i dipendenti, che hanno già contribuito con 20mila euro.
(Per correttezza di informazione, segnaliamo che molte iniziative di spesa sospesa sono state messe in atto autonomamente da molti comuni d’Italia, con associazioni locali, fuori dall’ambito di questa raccolta fondi).
E poi c’è MyFoody, nata nel 2016 dall’idea di un giovane studente italiano, e premiata nel 2017 come una fra le migliori App per iOs e nel 2019 da Federdistribuzione per la miglior soluzione in Italia contro gli sprechi alimentari, segnala le offerte dei supermercati più vicini che mettono in vendita a prezzi ridotti alimenti che si stanno avvicinando alla data di scadenza. Ogni punto vendita aderente all’iniziativa mette a disposizione dei clienti i prodotti in offerta nelle apposite aree targate MyFoody, in modo che la spesa antispreco sia ancora più facile e veloce. L’azienda ha calcolato di avere salvato, nei primi sei mesi del 2019, oltre 250.000 prodotti in scadenza. Interessante anche la sezione ‘Impara’ che dà consigli utili per ricette antispreco e autoproduzione di prodotti ed eco-cosmesi.
Ad oggi hanno aderito al progetto insegne importanti come Lidl, Coop e Carrefour Express.
Infine, Last Minute Sotto Casa consente ai venditori di prodotti alimentari di comunicare in tempo reale ai consumatori che si trovano nelle prossimità del negozio quando hanno a disposizione dei prodotti deperibili o con scadenza a breve termine, proponendoli a prezzi scontati ed evitando che restino invenduti.
A questa piattaforma possono iscriversi commercianti appartenenti alle più svariate categorie: rosticcerie, pescherie, minimarket, bar e gelaterie.