Il paracadute/Doomsday clock o Evolution Clock, una grande opportunità

Ogni cambiamento crea opportunità, ma spesso nonostante le evidenze non c’è sufficiente coraggio per coglierle.

Il virus pandemico non è un meteorite piombato di sorpresa dal cielo, gli epidemiologi sono decenni ne prevedono la possibilità, così come la scienza oramai ha accertato i cambiamenti climatici con i conseguenti cambiamenti sull’assetto globale e geopolitico. È tempo di una riflessione, se conosciamo e ci fidiamo delle previsioni, non fatte dal Nostradamus di turno, ma da una scienza che se pur fallibile si basa su dati concreti, perché continuiamo a perseguire e ad alimentare l’orologio di estinzione di massa? 

Doomsday Clock segna oggi un minuto e quaranta all’estinzione, calcolata ipoteticamente a mezzanotte. Siamo dunque sordi e ciechi, intontiti e sognanti, incapaci di intendere l’umanità come entità che abita un pianeta comune? Abbiamo possibilità di informazioni che ci permettono di non essere come i nostri progenitori, unicamente focalizzati su un piccolo territorio tribale con la visione di noi stessi limitata a una piccola comunità, ma di accedere ad una visione più ampia. 

Konrad Lorenz affermava che l’umanità aveva qualche possibilità di risveglio in relazione a piccole catastrofi locali capaci di provocare una reazione a catena positiva

Questa è un’osservazione non nuova, il famoso etologo Konrad Lorenz, già parecchi decenni fa, postulava la teoria delle piccole catastrofi: affermava che l’umanità aveva qualche possibilità di risveglio in relazione a piccole catastrofi locali capaci di provocare una reazione a catena positiva. Purtroppo anche questa teoria è stata smentita dai fatti, di catastrofi locali ne sono accadute parecchie prima della pandemia Covid19, ma hanno ottenuto spesso l’effetto contrario, non abbiamo sfruttato la paura, ma ne siamo stati vinti ed abbiamo reagito arroccandoci piuttosto che accedere ad una percezione più globale e meno frammentaria degli eventi. 

Proviamo a postulare un altro orologio che, in realtà, conosciamo da migliaia di anni, quello dell’evoluzione “reale” dell’essere umano, un’ “Evolution Clock”. Un orologio che si muove al contrario del Doomsday clock, la mezzanotte segna il punto di scatto evolutivo che consegna l’Homo Sapiens all’evoluzione senza possibile regressione, la fine del passaggio su quella corda tesa di cui parlava Nietzsche, la nascita di un essere umano nuovo. Aumentando l’evoluzione cosciente e le azioni relative allontaniamo l’estinzione.

Questa nuova crisi globale, in questo momento storico, si innesta nelle crisi già esistenti accelerando le molte forze regressive, da quelle retrograde legate al passato che vogliono gli esseri umani schiavi di regole religiose di mille anni fa (la pandemia come punizione divina o ribellione della madre terra), al controllo sociale e nazionale spinto da politici senza alcuno scrupolo, all’isolamento, ai castelli feudali, alle demagogie che muovono masse di uomini spesso a morire uccidendosi l’un l’altro come nel secolo breve. In questo modo, essa crea un’accelerazione alla distruzione, un modello egoistico di esistenza che conosciamo tutti molto bene, nessuna visione d’insieme e azioni brevi che portano vantaggi immediati senza tener conto degli altri o del futuro. 

Ma la stessa situazione di crisi globale può generare anche potenti forze buone, anticorpi evolutivi e progressisti

Parliamoci chiaro, il modello “maschile” di sviluppo e di potere ha fallito, ha fallito con evidenze spaventose negli ultimi 120 anni e progressivamente negli ultimi 3.000. Eppure abbiamo fatto progressi in moltissimi campi, questo è stato possibile perché centinaia di milioni di donne e uomini hanno costruito e generato condizioni evolutive. Non è tutto da buttare, ci sono anche numerose situazioni positive che stanno dando frutti buoni: potremmo stupirci del fatto che oggi la povertà estrema si è quasi dimezzata, che l’aspettativa di vita è passata a 72 anni, che le morti infantili sono passate dal 44% del 1800 al 4% del 2016, che la parità di diritto di voto per donne e uomini sia passato da zero paesi nel 1893 a 193 paesi nel 2017, che la percentuale di individui denutriti sia passata dal 28%  del 1970 all’ 11% nel 2015, che i bambini di meno di un anno abbiano ricevuto almeno una vaccinazione per l’88% nel 2016 mentre era del 22% negli anni 80, che la percentuale di bambine in età da Scuola primaria sia cresciuto dal 1970 il 65% al 2015 il 90%. 

Ma questi dati ci indicano che siamo fuori dal pericolo? No, certo che no, sono stati fatti alcuni passi che ci hanno fatto percepire quanta strada sia ancora da fare e la situazione è molto delicata. Anche se dai dati sembra che non vada così male, che le forze evolutive abbiano la meglio sulle forze retrograde, purtroppo non è così, perché basta innescare una serie di criticità mondiali per vedere che tutto può precipitare velocemente. 

Le statistiche ci danno una informazione di una situazione migliore di quella percepita emotivamente attraverso i media che tendono ad enfatizzare e spettacolarizzare gli eventi negativi, ma la nostra risposta dipende anche dalla percezione.

Quindi diventa fondamentale per l’evoluzione dell’essere umano generare una coscienza individuale il più possibile libera dai condizionamenti esterni, per sfociare in una coscienza collettiva capace di generare azioni concrete di evoluzione dell’umanità

Dalle fredde statistiche che ci danno una base per ragionare serve passare alla passione che è necessario impegnare in questo momento, ma anche in tutto l’arco dell’esistenza, per togliere progressivamente strumenti e appigli alle forze retrograde agendo con quel discernimento capace di distinguere la validità delle informazioni. La tendenza a generalizzare è tipica dell’uomo meccanico e condizionato che genera associazioni prive di fondamento; esagerando alcuni aspetti per sensibilizzare di più l’opinione pubblica si toglie credibilità alle informazioni vitali, aumentando il livello emozionale di molti eventi si dà ad esempio meno valore alle informazioni vitali sui cambiamenti climatici.

Quindi eventi catastrofici locali e globali, non sono da ricercare, ma quando si producono, generano delle forti variabili, trasformare queste variabili in opportunità di progresso e miglioramento, anziché regressione è possibile, ma serve il coraggio e l’obbiettività per coglierle. 

Da uomo quale sono, credo che molti dei cambiamenti positivi siano dovuti all’impegno delle donne, anche questo è un dato verificabile evidenziato dallo sviluppo dell’istruzione e della formazione scientifica e politica delle donne negli ultimi centosessanta anni

Senza volere in maniera pressappochista farne un fatto di genere, l’ingresso, ancora troppo debole, delle donne nelle sfere più decisionali e professionali ha diretto l’evoluzione verso una via più “umana” e rispettosa dell’insieme.

Dal mio punto di vista, anche professionale, quando si inizia a parlare di progresso interiore, di evoluzione non teorica ma pratica, di uscire dall’ipnosi massificata per riprendere criticità e libero arbitrio, la maggioranza delle persone che si mette in gioco ed ha il coraggio di muoversi verso nuovi lidi è femminile, pari anche ad un 70% dei partecipanti a corsi o seminari di cultura, conoscenza e introspezione, mentre la partecipazione è in maggioranza maschile ai corsi motivazionali legati all’aumento del successo e del potere. Le forze retrogradi sono maschili? Gli uomini sono pericolosi? Sì, se il loro modello è egoico legato all’immagine, al potere sugli altri e alla sopraffazione. È pur vero che dobbiamo però considerare l’umanità in parità di genere, anche le donne non sono immuni dall’egotismo. Tutti noi riponiamo molte speranze nell’evoluzione al femminile, che non esclude le peculiarità maschili e dovremmo ricordarci che sono le madri a dare l’imprinting ai figli, assieme alla società.

Dunque il cambiamento è possibile, ci vuole tempo e intelligenza, smettere di aver paura, cogliere le occasioni, quali esse siano, per dirigere il cambiamento verso il progresso e non il regresso, così da spostare indietro le lancette dell’orologio dell’apocalisse e avanti quello dell’evoluzione

Adesso è il momento del coraggio di far emergere le peculiarità di un essere umano diverso, senza cadere nella retorica, comprendendo che l’evoluzione è un percorso fatto di piccoli passi e di rari scatti in avanti, che è il momento di rafforzare le fondamenta e di seguire il consiglio di Vitruvio per costruire un edificio servono principalmente tre elementi: fondamenta, funzionalità e bellezza.

Sauro Tronconi conduce da più di 30 anni corsi e seminari che hanno come fine il dare all’individuo strumenti concreti per conoscere se stesso, evolvere le proprie potenzialità e divenire capace di compiere scelte consapevoli nella direzione della propria realizzazione. Ha sviluppato il Metodo Self (processo di crescita dell’autoconsapevolezza), che trae linfa da antiche metodologie orientali e moderne conoscenze occidentali.
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Filosofo, antropologo e ricercatore, conduce da più di 30 anni corsi e seminari.

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