Guerre, carestie, pandemie, segnali di una possibile estinzione o di una evoluzione? Quali segnali comparati vanno osservati nell’insieme?
È il tempo della chiarezza di visione, d’intenti e di scelte, non possiamo più pensare a noi stessi senza comprendere cosa sta accadendo nell’insieme adattativo/evolutivo della nostra specie, l’Homo Sapiens.
Dovremmo iniziare parlare di “speciazione” accelerata, diretta e selettiva
Speciazione significa che una specie può modificarsi in relazione a stimoli ed eventi
La speciazione è tanto più veloce quanto le condizioni generali accelerano la portata della pressione adattativa sulla specie.
Se la specie non regge la pressione del cambiamento si parla di estinzione.
Il cambiamento evolutivo è determinato da molti fattori, per la nostra specie, oltre ai fattori ‘naturali’ ci sono quelli determinati dalla ‘memetica’ ciò dallo scambio e conseguente elaborazione delle informazioni. L’accelerazione memetica, cioè lo scambio di informazioni è un bastone con due punte, una estremamente positiva e l’altra distruttiva, in questo processo sono sempre presenti entrambe.
Lo scambio memetico si è enormemente accelerato negli ultimi 25 anni in una progressione verticale, stimolando un veloce fenomeno di speciazione.
Memetica, scambio ed elaborazione delle informazioni
Il cambiamento di una specie non avviene mai con la partecipazione di tutti gli individui in contemporanea, Darwin ci suggerisce l’dea di tentativi continui di avanguardie destinate per lo più a soccombere ma portando avanti il processo per tutti, tanti tentativi rendono il tronco del cespuglio evolutivo più forte.
Quando masse di individui anche appartenenti a specie differenti vengono spinti da una speciazione accelerata, spesso la maggior parte soccombe lasciando altro al loro posto, a volte con lo stesso corredo genetico, a volte no.
Homo Sapiens e affini ha subito molti fenomeni di speciazione in tempi remoti ad esempio, con la necessità di far fronte alle glaciazioni, condizioni che ci hanno portati vicino all’estinzione ma che grazie alla resilienza adattativa dei nostri antenati ci hanno irrobustito e spinto a trovare soluzioni.
La nostra specie ha adesso la necessità di sviluppare ogni sua possibile caratteristica positiva per poter compiere il passaggio di questo veloce periodo. Per caratteristica intendo: intelligenza, emozione, facoltà più elevate del nostro sistema psicofisico, memoria, resistenza genetica, longevità attiva e vigile.
Quello che accade in questo momento storico si può assimilare ad un veloce intervento naturale che non cambia solo una zona del pianeta, ma l’insieme come una gigantesca eruzione vulcanica che in passato ha generato cambiamenti climatici estremi o il meteorite che ha causato l’estinzione dei grossi rettili.
C’è bisogno rapidamente di dare alla specie Sapiens un orizzonte, una visione comune, una percezione condivisa della realtà per poter affrontare i cambiamenti su scala planetaria, l’obbiettivo a breve, oltre alla gestione unita delle risorse, dovrebbe essere la colonizzazione del sistema solare in modo da abbassare statisticamente la soglia della possibile estinzione dovuta a catastrofe o ad insieme di piccole catastrofi.
ServE una visione comune, una percezione condivisa della realtà
Come stiamo verificando anche con questa pandemia, che potrebbe scatenare la cosiddetta “tempesta perfetta, se ci si aggiungesse per cause climatiche una carestia o per follia una guerra o più guerre ecc..
Nessuno vuol fare il profeta di sventura, ma guardare la realtà e prepararsi ad evenienze non così remote passando dall’apatia, alla reazione benefica delle forze intrinsecamente positive della nostra specie.
Sul piano personale, individuare questo cambiamento significa approfittare di un momento straordinario, ove le forze della specie possono sostenere il cambiamento collettivo e individuale. Significa comprendere più a fondo la psicologia e la scienza del passato, partecipare da protagonisti a questa trasformazione, riportando nel presente tutte quelle potenzialità profonde che abbiamo sviluppato, incrementando l’insieme della nostra coscienza che ancora è ben lungi dal suo punto d’arrivo, aprirsi al futuro senza fare inutili resistenze.
Sono convinto che in questo momento storico sia fondamentale alimentare e salvaguardare le fondamenta dell’umanità, non per regredire, ma per sviluppare con la scienza e la tecnologia un uomo nuovo che adesso, probabilmente non riusciamo nemmeno ad immaginare.
Filosofo, antropologo e ricercatore, conduce da più di 30 anni corsi e seminari.