Ogni guerra nasce e si inasprisce scaturendo dalla sete di potere, portata talmente al limite che genera una sorta di follia. La guerra scatena una reazione, spesso motivata. Ma è guerra e le emozioni negative e distruttive in automatico si agganciano alla aggressività e alla violenza che è, in maggiore o minor misura, insita in ogni essere umano. A questo punto può accadere qualsiasi aberrazione, se a questi meccanismi automatici si unisce anche l’essere in gruppo e quindi incitarsi e rafforzarsi l’un l’altro, ogni violenza e sopruso raggiungono la massima potenza.
E si distrugge tutto dentro e fuori di noi. Far esplodere un carro armato nemico è una vittoria, ma dentro quello strumento di guerra forse c’è un ragazzino giovane e inesperto gettato in qualcosa più grande di lui. Togliere la vita è sempre profondamente ingiusto e devastante. Più si prosegue nella guerra e più l’automatismo che richiama violenza aumenta e ne diventiamo assuefatti, e così è facile diventare un burattino condizionabile da qualche comandante o capo di stato. Ognuno di noi in guerra perde la propria libertà, il proprio libero arbitrio e la propria dignità. È un processo difficile da fermare, per questo a monte dobbiamo dentro di noi iniziare a generare la pace, quella consapevolezza che ci porti a non assorbire in automatico quello che ci sta attorno e viene usato per condizionarci, dobbiamo rimanere vigili e vedere quali capi, spesso anche da noi eletti possono portarci a questa catastrofe, perché anche nella violenza delle parole o delle azioni meno rilevanti possiamo riconoscere la pura sete di potere e il rischio in cui possiamo incorrere.
E dobbiamo spezzare quel meccanismo che ci porta sempre ad associare emozioni negative ad altre emozioni negative, facendole crescere in maniera esponenziale. E guardare dentro di noi quanto sia facile lasciarci portare via, perché solamente chi impara a conoscere se stesso e i suoi limiti sa agire di conseguenza.
Per non dimenticare che uccidere è inaccettabile, che la guerra è inaccettabile e che non si può mai rimanere inermi di fronte alla violenza, ma per ricordare anche, pur nell’emergenza, che l’automatismo della violenza va disinnescato, questo è sempre un atto di autoconsapevolezza e presenza.
Filosofo, antropologo e ricercatore, conduce da più di 30 anni corsi e seminari.