Il paracadute/Il futuro è un luogo da occupare… senza paura della libertà

Ogni scelta è in qualche misura un azzardo, soprattutto se mi apro al nuovo, se accolgo e considero ogni situazione, e me stesso, come un’opportunità di cambiamento. Posso accettare l’incertezza, il non avere garanzie? Posso accettare di muovermi in territori sconosciuti? Oppure ne ho paura e le mie scelte si dirigono su ciò che ho già sperimentato, sul già noto? Voglio essere libero, ma anche al sicuro… In che relazione sono libertà e sicurezza? Sono in un rapporto inversamente proporzionale: maggiore libertà implica minor sicurezza, mentre maggiore sicurezza riduce la libertà.
Lo vediamo bene nella società odierna: siamo tutti controllati e monitorati, e lo accettiamo, in cambio di maggior sicurezza, per sentirci maggiormente ‘protetti’ da rischi e pericoli (della pandemia, degli attentati, del crimine organizzato, dei disordini economici e politici). E così perdiamo la libertà di pensiero e di parola, ridotti al conformismo o al silenzio. Rinunciamo alla libertà di essere individui senzienti, agenti e pensanti con la propria testa. Una volta si chiamava repressione … ma va bene, ci sta bene, perché abbiamo nutrito la paura e la sfiducia e, soprattutto, una scarsa consapevolezza di sé. Barattiamo la nostra libertà in cambio della sicurezza. Ci adagiamo nel pensiero gregario, nel non esporsi, nel non correre rischi, e rinunciamo a noi stessi, alla nostra natura. Come il lupo che non sa di essere lupo e si traveste da agnello. O l’aquila che si crede pollo, come diceva De Mello. E pian piano ci spegniamo dentro, viviamo una vita apparente, ma non di sostanza. Sembriamo vivi, ma non lo siamo. Scegliamo, senza saperlo e senza neanche porci un’alternativa, la via di minor attrito, la più facile. Eppure ci è stato detto di non seguire la Via larga, ma quella stretta… certo, così è più faticoso, ma vuoi mettere la soddisfazione? Chiediamoci se è possibile un compromesso, possiamo avere sicurezza ed anche libertà?

Libertà significa intelligenza

Zygmunt Bauman ci suggerisce che “il futuro e un luogo ancora tutto da occupare”, un punto di vista che ritengo sia fondamentale da comprendere sino in fondo. Se osserviamo la prospettiva di libertà solo in relazione alle emergenze è certo vero quello detto, cioè che il rapporto libertà sicurezza è inversamente proporzionale, ma se osserviamo l’idea di libertà su un piano storico ciò che vediamo è ben altro. Su un piano storico globale osserviamo un’altra equazione, più benessere economico più libertà. So che molti non concordano e che si vorrebbe tornare a uno sviluppo sostenibile regredendo e bloccando ogni scoperta scientifica e azione di incremento economico, ma i fatti ci dicono che quando la popolazione raggiunge un certo benessere, cresce la cultura e la capacità di scelta e cala lo sviluppo demografico forsennato ed anche l’abuso delle risorse. E allora più benessere più libertà? I dati reali, verificabili, vi invito a leggere il bel libro ‘Illuminismo adesso’ di Steven Pinker per comprendere meglio, ci indicano una importante verità sulla nostra specie, ci stiamo evolvendo. Un’evoluzione difficile e rischiosa, probabilmente siamo e saremo sempre a rischio di estinzione, ma i fatti ci dicono che abbiamo superato ogni crisi e non solo perché siamo stati costretti dalle circostanze, come si sul dire “non siamo usciti dall’età della pietra perché è finita la pietra”, ma perché la nostra coscienza e intelligenza si è evoluta. Libertà significa intelligenza, tentativo di libero arbitrio, scelte a volte complesse in periodi di crisi, scelte che a volte sembrano irreversibili e dure in alcuni momenti storici, ma che possono e devono traghettarci oltre, anche questa è libertà. Scelte che vanno fatte in base ai fatti e alla logica e non sull’onda emozionale, se ci chiedono di non uscire di casa o di portare la mascherina o di disinfettarci le mani, non è un attentato alla nostra libertà, e se mi rifiuto in nome di una fantomatica ‘libertà’, sono semplicemente uno stolto, nemico del progresso e pericoloso.

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Filosofo, antropologo e ricercatore, conduce da più di 30 anni corsi e seminari.

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