Nell’era della connettività perpetua, l’umanità si trova ad attraversare un confine invisibile. Il mondo ‘Prima’, un luogo di silenzi contemplativi, sta rapidamente sbiadendo dietro di noi, sostituito da un ‘Dopo’ costantemente rumoroso, dove la solitudine è un lusso raro.
La nostra antica abitudine di riflettere in solitudine si scontra con la moderna urgenza di essere sempre connessi.
I momenti di assenza, una volta rifugio per la mente, sono ora interrotti dai ping incessanti dei nostri dispositivi. Questa transizione pone l’individuo di fronte a una scelta cruciale: abbracciare il tumulto digitale o cercare momenti di silenzio in un mondo sempre più rumoroso. Nell’epoca moderna, la memoria umana sembra essere in declino, sostituita dalla memoria digitale di Internet.
La connettività continua ha reso superfluo il ricordare, creando una sorta di amnesia collettiva.
In parallelo, l’abilità di formulare pensieri coesi è minata dall’interruzione continua dei dispositivi digitali. La continuità emozionale, quel legame che unisce le nostre esperienze in una narrazione coerente, viene spezzata dalle incessanti notifiche e aggiornamenti, lasciandoci in uno stato di fluttuazione emotiva.
La mancanza di “tempo libero” vero e proprio, dove la riflessione profonda può fiorire, sembra essere un prodotto raro nell’era digitale. Questa transizione dalla memoria personale a quella digitale, dall’attenzione sostenuta alla distrazione continua, rappresenta una svolta epocale nella cognizione umana e nella struttura delle nostre vite emotive.
Filosofo, antropologo e ricercatore, conduce da più di 30 anni corsi e seminari.