Per oltre due terzi, nel 2021, risultano ancora non interconnesse alla rete elettrica nazionale, quasi il 40% non dispone di un sistema di trattamento delle acque reflue, nel complesso contano un numero di impianti per la produzione da fonti rinnovabili tra i più bassi del Paese e vedono circolare un numero troppo elevato di autoveicoli in rapporto al numero di abitanti: sono le isole minori italiane, analizzate nell’osservatorio “Isole Sostenibili promosso da Legambiente e l’Istituto Atmosferico del CNR (CNR-IIA) che pone al centro le 27 isole minori italiane abitate: oltre a presentare numeri e dati, l’edizione 2021 si arricchisce del racconto delle iniziative sostenibili in corso e di quelle già attivate negli ultimi anni degli anni nelle realtà isolane analizzate.
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La sfida dell’approvvigionamento energetico
L’approvvigionamento energetico rimane una delle principali sfide delle isole minori italiane abitate. Sono 20 su 27 quelle non interconnesse alla rete elettrica nazionale: Isole Pelagie, Isole Egadi, Isole Tremiti, Isole Eolie, Ponza, Ventotene, Ustica, Capraia, Isola del Giglio, Gorgona. Nonostante diverse presentino alcuni dei potenziali di soleggiamento e ventosità più promettenti in Italia, in queste isole larga parte dei fabbisogni viene garantito da vecchi e inquinanti impianti a gasolio portato via nave. I numeri delle installazioni di impianti da fonti rinnovabili sono, per contro, tra i più bassi a livello nazionale.
Tra fotovoltaico ed eolico, complessivamente, al 31 dicembre 2020 le isole minori contavano 2014 impianti per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili, per un totale di 15.764 kWe di potenza. Tra quelle non interconnesse la copertura del fabbisogno elettrico da fonti rinnovabili è molto bassa. Il migliore risultato si registra a Ustica, che ha raggiunto il 12%, seguita dalle isole Pelagie con il 6,22% e Ventotene con il 5%. Le altre isole non raggiungono il 5% e i valori più bassi si riscontrano su Isola del Giglio, Isole Tremiti e Salina.
Cresce, grazie agli incentivi introdotti dal Ministero per lo Sviluppo economico con D.M. 14 febbraio 2017, il solare fotovoltaico: sono 36 gli impianti installati dal 2018 a oggi nelle isole minori di Pantelleria, Ponza, Ustica e degli arcipelaghi di Pelagie, Egadi ed Eolie, per un totale di 531 kWe che vanno ad aggiungersi ai 2.700 kWe già installati nelle 20 isole minori non interconnesse. Purtroppo, i ritardi accumulati nell’emanazione dei decreti attuativi hanno portato al fallimento degli obiettivi previsti al 31 dicembre 2020, che puntavano a un’installazione complessiva di 11.820 kW. Ad oggi il fotovoltaico è presente in tutte le isole, anche se in alcuni casi con numeri molto bassi come nelle Isole Tremiti e a Salina, mentre le maggiori installazioni di impianti fotovoltaici si registrano nelle isole interconnesse di Ischia, Isola d’Elba e Sant’Antioco. L’altra fonte rinnovabile è il micro-eolico, presente solo a Pantelleria, Sant’Antioco e Ventotene. Per entrambe le fonti, il problema principale resta quello delle procedure di approvazione, complicatissime per i vincoli presenti e per l’atteggiamento contrario di diverse soprintendenze.
Approvvigionamento e depurazione delle acque reflue
Nel settore idrico, le isole minori si trovano ad affrontare da un lato il problema dell’approvvigionamento di acqua potabile, strettamente legato alla scarsità delle risorse presenti in loco, dall’altro quello della depurazione delle acque reflue, ancora oggi non garantita in tutte le isole. La carenza di acqua potabile costringe alcune di esse a dipendere (in certi casi anche durante tutto l’anno) dal trasporto attraverso navi cisterna o da impianti di desalinizzazione, con criticità che aumentano in estate. Mentre sul fronte depurazione, quasi il 40% delle isole analizzate non dispone di un sistema di trattamento delle acque reflue: sono Isola del Giglio, Linosa, Favignana, Marettimo, Levanzo, Stromboli, Filicudi, Alicudi, Panarea e Salina.
Cresce la differenziazione dei rifiuti
Una gestione integrata del ciclo dei rifiuti che, per tutte le filiere possibili, non esca dal perimetro naturale delle isole è una sfida ambiziosa ma necessaria, specie in estate quando si assiste al quintuplicare del numero di presenze. Tra il 2010 e il 2019, la capacità di differenziare i rifiuti è cresciuta un po’ ovunque. Sei le isole che superano sia la media di RD del Centro Italia (58%) che quella del Sud (51%): Capri, Isola d’Elba, Maddalena, Pantelleria, Procida e Sant’Antioco. L’isola di Sant’Antioco risulta la più virtuosa raggiungendo l’80% di raccolta differenziata, seguita da Pantelleria e Maddalena, a parimerito con il 71%, e da Procida (70%). Rispetto al 2018, nel 2019 i maggiori incrementi nella percentuale di raccolta differenziata si sono osservati a Ustica (dal 5 al 20%), nelle Egadi (dal 15 al 38%), nelle Pelagie (dal 16 al 38%), nelle Tremiti (dal 21 al 38%) e a Salina (dal 39 al 51%). Con Ponza che guadagna qualche punto percentuale, ma resta ultima in classifica (9% di RD), e Ventotene dove si assiste invece a un peggioramento, con una differenziata scesa di 10 punti percentuali (dal 28% al 18%). Tra le voci che più pesano sul bilancio delle amministrazioni, troviamo proprio il trasporto via nave dei rifiuti indifferenziati verso gli impianti sulla terraferma: fondamentali pertanto, da parte delle amministrazioni locali, politiche di prevenzione per ridurre la produzione di rifiuto alla fonte, accelerando in parallelo la differenziata tramite il servizio di raccolta porta a porta.
Una mobilità ancora poco sostenibile
Duplice la criticità osservata sulle isole anche in tema di mobilità: da un lato, nel collegamento con la terraferma, dall’altro negli spostamenti locali con i relativi picchi del periodo estivo. Il numero di autoveicoli per abitante si conferma, purtroppo, ancora troppo alto in molte isole minori, con i valori maggiori registrati a Lampedusa e Linosa (0,9 av/ab) e Pantelleria (0,8 av/ab). I più bassi invece a Capri (0,3 av/ab) e a Procida (0,4 av/ab). Le isole con il parco auto più giovane sono San Pietro con il 73% e Isola d’Elba con il 68% di euro 4,5,6; quelle con il parco auto più vecchio sono invece le Isole Pelagie e le Isole Tremiti che contano rispettivamente il 58% e 53% di euro 0,1,2,3. La sfida in questo caso è creare un’alternativa al mezzo privato e incentivare forme di spostamento a impatto ambientale zero, dall’elettrico allo sharing, dai percorsi pedonali a quelli ciclabili in sicurezza, spingendo sull’integrazione delle forme di mobilità collettiva e, in parallelo, bloccando l’accesso di auto dei non residenti in estate.
Le proposte di Legambiente e CNR-IIA per Isole Sostenibili
Per dare forza a interventi ambiziosi in chiave sostenibile, Legambiente e CNR-IIA ritengono fondamentale la creazione di una cabina di regia per la transizione climatica e ambientale nelle isole minori presso il Ministero della Transizione Ecologica. Al contempo, chiedono l’elaborazione di un piano per il clima e la sostenibilità ambientale per ogni isola con chiari obiettivi al 2030, per arrivare a un modello energetico incentrato sulle fonti rinnovabili e che permetta di affrontare le sfide per una corretta gestione circolare del ciclo dell’acqua e dei rifiuti.
Buone pratiche dal mondo e dall’Italia
L’edizione 2021 di “Isole Sostenibili” presenta un ulteriore focus sulle buone pratiche per uno sviluppo sostenibile già in atto in Italia e nel mondo. Tra quelle internazionali, ad esempio, la proposta di eliminare l’importazione di plastica monouso approvata dal Ministero dell’Ambiente delle Maldive, che puntano a diventare plastic-free entro il 2023; il caso di Tilos, nel marzo scorso diventata la prima isola del Mediterraneo completamente autosufficiente dal punto di vista energetico, grazie alla creazione della prima centrale elettrica ibrida della Grecia; e ancora, sempre in Grecia, la rivoluzione elettrica in corso ad Astypalea, dove i due terzi dei veicoli stanno per essere sostituiti da auto, bici e scooter elettrici, progressivamente alimentati da fonti rinnovabili. Le Isole Canarie, invece, credono nell’eolico con un nuovo impianto in arrivo per l’isola di Fuerteventura, il più grande dell’arcipelago, in grado di soddisfare la domanda annuale energetica di 42mila famiglie e di compensare 52.600 di emissioni di anidride carbonica.
Guardando alle buone pratiche nostrane, si segnalano il progetto di un laboratorio per lo sviluppo turistico sostenibile nelle isole pontine di Ventotene e Santo Stefano che prevede anche il recupero e la valorizzazione dell’ex carcere borbonico dell’isola di Santo Stefano, nonché laboratori per individuare nuovi processi e tecnologie, percorsi di formazione, riqualificazione e destagionalizzazione dell’offerta turistica; l’iniziativa del Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena “Isole amiche per il clima: un marchio ambientale e di promozione territoriale” che prevede il riconoscimento del marchio di qualità ambientale a tutti quegli attori che adotteranno le pratiche proposte dall’Ente Parco per offrire un servizio compatibile con la salvaguardia dell’ambiente: dall’acquisto delle stoviglie compostabili all’uso di detergenti biodegradabili, fino alle azioni contro lo spreco alimentare.
Interessante lo sviluppo del nuovo centro servizi del Parco Nazionale Arcipelago Toscano sull’isola di Giannutri che contempla la riqualificazione di un’area degradata e la creazione di strutture che ospiteranno alloggi, spazi operativi e di supporto al Parco realizzate con il minimo impatto ambientale. E ancora, il progetto Tremiti Plastic Free Islands per il miglioramento della gestione dei rifiuti e la loro riduzione: due le linee di attività legate al settore ittico e al compostaggio domestico che prevedono il recupero dei rifiuti marini e un’innovativa compostiera che non utilizza energia elettrica. Ha preso piede lo scorso maggio l’iniziativa quattro “sentinelle del mare” per le isole del Regno di Nettuno: inaugurata nel porto di Bacoli (Napoli) una flotta composta da quattro nuovi spazzamare che avranno il compito di tenere pulite le acque intorno a Ischia, Procida e le altre isole flegree. Presentato a giugno, invece, il Manifesto della Sostenibilità per l’Isola d’Elba, documento programmatico partecipato che mette a fuoco i pilastri su cui lavorare perché l’isola diventi completamente sostenibile entro il 2035: ambiti-chiave il turismo sostenibile, la tutela del paesaggio, la costruzione e valorizzazione dell’identità territoriale.