Portare gioia, spensieratezza e normalità ai bambini ricoverati negli ospedali e a disabili gravi attraverso un giro in moto: è quello che fanno i volontari dell’organizzazione No Barriers, che dal 2020 portano moto elettriche nelle corsie degli ospedali pediatrici e organizzano giri in moto per persone fragili. Utilizzare la moto come strumento terapeutico e come mezzo per abbattere barriere è alla base della Mototerapia, la disciplina creata da Vanni Oddera, che dal 2020 è riconosciuta quale medicina complementare che può ben inserirsi nel processo riabilitativo che supporta gli aspetti emozionali aumentando le capacità di auto determinazione. La moto funge da attivatore emozionale ed agisce sul sistema relazionale, cognitivo, comportamentale, senso-motorio e motivazionale. Ed è partendo da questi concetti che alcuni volontari hanno messo in piedi alcune iniziative per alleviare le sofferenze delle persone più fragili. Come ci spiega Giamba Panigada, uno dei soci fondatori dell’organizzazione No Barriers.
Come sono nate le vostre attività con le moto?
Siamo un gruppo di persone che ha deciso di mettere la propria passione per le moto al servizio di un progetto di volontariato, che porta gioia e spensieratezza alle persone con disabilità cognitive forti. Nel 2016 abbiamo lanciato il progetto ‘Le fiabe dei motociclisti’, una raccolta di quattro libri che raccontano sotto forma di fiaba momenti di gara e di vita di personaggi del mondo delle due ruote diventati quasi eroi mitologici (edizioni Astragalo). Il ricavato della vendita di questi libri era destinato a comprare beni da donare a reparti pediatrici di lunga degenza di strutture ospedaliere.
Nel corso del tempo la donazione è divenuta sempre più un’occasione di festa e quando andavamo negli ospedali portavamo minimoto, skate, tricicli e moto elettriche… per non far pensare a cure e malattie anche solo una giornata. Poi gli ospedali hanno cominciato a richiamarci per organizzare solo giornate di moto in corsia. Da lì è nata l’idea di dare vita a una associazione di volontariato, che continuasse l’attività svolta nel corso degli anni dal team della fiabe, ossia donare strumenti ludici e di utilità alle pediatrie ospedaliere mettendo inscena le giornate di moto in corsia e supportare le diverse attività di Mototerapia. Nel 2020 è nata dunque No Barriers.
Perché questo nome?
Il nostro obiettivo principale è abbattere barriere: sia quelle fisiche, dando la possibilità a ragazzi ricoverati o diversamente abili di vivere emozioni che non potrebbero vivere, ma soprattutto quelle mentali che sono poi i veri muri da abbattere. Spesso sono i genitori o i parenti a pensare che le persone con deficit non possano fare un’esperienza in moto: il nostro compito è quindi farli avvicinare con pazienza alla moto, fargliela conoscere secondo i loro tempi e solo quando sono pronti fargli fare un giro (ovviamente accompagnati da uno di noi). In questo modo sono loro ad abbattere le barriere. Li aiutiamo, insomma, a prendere fiducia in loro stessi e doniamo loro momenti di spensieratezza, facendo vivere emozioni che abitualmente non vivono.
Leggi anche: La disabilità? Esiste solo se ci sono barriere, di tutti i tipi
Nello specifico, quali attività organizzate?
Come dicevo, abbiamo cominciato ad andare nei reparti di pediatria degli ospedali con il progetto ‘Ruote in corsia’. L’ospedalizzazione rappresenta infatti un momento di disadattamento per la persona che vi è costretta e ciò vale in particolare per i pazienti più piccoli. Alle conseguenze fisiche e psicologiche del vissuto di malattia si aggiunge lo stress di ritrovarsi in una situazione innaturale: lontano dagli affetti, dai propri giochi, dalle proprie cose, e in un ambiente monotono il bambino vive momenti di forte disagio psicologico. Con queste giornate portiamo distrazione e spensieratezza, sia per i piccoli pazienti che per i loro genitori, che in quelle ore possono dimenticarsi della malattia. I volontari con le loro moto, minimoto, bici e tricicli elettrici vogliono creare un ambiente di festa e divertimento all’interno di dove non si penserebbe mai di vedere una moto sfrecciare: nei reparti di pediatrie ospedaliere.
Inoltre, in questi anni abbiamo partecipato o siamo stati promotori di moltissimi eventi in moto a favore di ragazzi con deficit, sviluppando capacità nel caricare in moto persone affette da diverse tipologie di disabilità, da persone in carrozzina fino a persone tetraplegiche, con l’unico scopo di far vivere loro emozioni diverse o nuove. Periodicamente portiamo queste persone speciali nel centro riabilitativo Vismara della Fondazione Don Gnocchi e lì facciamo fare loro un giro in moto, facedo loro provare emozioni che per molti di loro non sono scontate, come il rumore del evento e l’ebbrezza della velocità.
Per le persone che sono in buone condizioni di salute organizziamo anche dei weekend in moto, facendo provare loro un’esperienza ‘normale’ per i loro coetanei normodotati. Con loro ci sono i volontari e gli operatori socio-sanitari che lavorano con i ragazzi e che possono prendersene cura nell’eventualità che ci fosse bisogno. Ma non è mai successo nulla, perché se il ragazzo è felice non c’è nessun problema.
Dove trovate le forze, anche economiche, per fare tutto questo?
Ci tengo a precisare che il nostro è un lavoro assolutamente volontario, e che le donazioni che ci arrivano, da singoli o da aziende, servono esclusivamente per finanziare le spese delle moto e i viaggi, anche perché alle famiglie non chiediamo nessun rimborso. Volontario può essere chiunque, anche tu se vuoi! Basta sapere andare sulla moto, e volere mettersi in gioco per regalare emozioni e divertimento alle persone più fragili. Perché fare questo serve anche come terapia per i volontari, che sono confrontati a problemi reali e imparano così a ridimensionare le criticità quotidiane. Ed è dai sorrisi e dalla gioia di tutte le persone che accompagniamo in queste esperienze che ci viene la forza e la motivazione per farlo con sempre più entusiasmo.