La prima parola per sintetizzare l’incontro con Antonio e Roberta, in arte i MURR, coppia nella vita privata e professionale, è autenticità. Icone di una positività che, in una Milano buia di ottobre, ritrovo dopo quasi quindici anni dal nostro primo incontro e che riscalda la stanza, come in quel tempo.
La nostra chiacchierata è fatta di domande le cui risposte a volte arrivano all’unisono, a volte si completano, con una sintonia che dice molto della loro complicità. E in cui le emozioni fanno volentieri e fluidamente la loro apparizione.
Partiamo dalla fine, dalla loro più recente avventura, a Milano: l’Archivio Pandora, non lontano dallo storico quartiere di Porta Romana, che porta con sé decenni della loro vita e nasce per rimettere in circolo un ‘universo’ di abiti e accessori.
Cosa è Pandora?
Antonio: Pandora è un archivio di abiti e accessori, dagli anni ’40 a oggi, costruito in 30 anni di carriera nella moda, in giro per il mondo alla ricerca di bellezza in tutte le sue forme e che oggi abbiamo deciso di condividere. Per me è un luogo magico, dove ci si incontra per creare nuove energie positive, uno spazio delle meraviglie in cui si entra e si sogna.
Roberta: Pandora è un progetto di economia circolare, di riuso e riciclo. Negli anni abbiamo cambiato il nostro modo di vedere, vivere, pensare e questa iniziativa, nata per far rivivere le cose, ci fa stare bene. È il nostro piccolo contributo in questo momento, in cui le persone prendono sempre più consapevolezza di quello che il fast fashion sta creando.
Il progetto ha una doppia anima e missione.
Antonio: Uno dei motivi per cui abbiamo deciso di condividere l’archivio è che viviamo in un Paese che non investe nelle nuove generazioni e sulla loro crescita.
Un anno e mezzo fa ci siamo trovati a scattare una campagna di moda importante con un fotografo newyorchese e, riprendendo contatto con questo mondo che avevamo lasciato da tempo, abbiamo scoperto che le nuove generazioni usano per i loro lavori commerciali siti di fast fashion, da Zara a Bershka. La qualità resta un valore ‘sconosciuto’ e inaccessibile.
Per questo, abbiamo deciso di aprire Pandora e di mettere disposizione tutta la qualità del nostro archivio, che peraltro, quando si tratta dei loro progetti creativi e non di lavori commerciali, è accessibile Pro bono.
Moda, qualità, tempo e riuso portano a un’altra parola: ridimensionamento.
Antonio: E, infatti, in questi anni c’è stato un grande ridimensionamento. La moda è cambiata molto: prima era sogno, oggi è fatturato. Ma con il Covid, la gente ha avuto il tempo di guardare negli armadi, guardaroba magari inutilizzati all’80%; mettici anche la crisi economica e prima di andare a spendere ci pensi due volte. In questo scenario, ci sono due scelte, noi siamo per quella più consapevole e qualitativa: spendi un poco di più, ma una volta sola, piuttosto che spendere dieci, usare e gettare.
Rallentare per scoprire come vogliamo vivere
Roberta: Di fronte all’accelerazione, siamo per lo slow life.
Antonio: Più cresci, più sei esigente e capisci che il vero lusso è il tempo che hai a disposizione per fare quello che ti fa stare bene. Anche con le persone, cerchiamo chi vibra alla nostra frequenza.
Qui torna Pandora e il secondo motivo per cui è nata.
Antonio: Pandora è frutto di una vita di esperienze: in televisione ci siamo occupati di make over (rinnovo del look di una persona, ndr) e in seguito abbiamo sempre continuato a lavorare sul cambiamento, anche dai palchi delle convention a cui partecipiamo: non si tratta di cambiare solo un abito, ma un modo di vedersi.
L’idea di poter far diventare Pandora un luogo di rinascita, di rigenerazione energetica ci fa battere il cuore: se riaccendi la luce in una donna, le consenti di vedersi in modo differente – ti parlo di donne perché per noi sono pezzi di cuore, sono il motore della famiglia -, metti in azione una macchina che investe di positività questo mondo arrabbiato. Pandora è un luogo in cui trovarsi nella propria autenticità.
Cosa è l’autenticità?
Roberta: Essere fedeli a se stessi sempre, nel bene e nel male. Anche se costa cara. Noi siamo sempre stati irriverenti, abbiamo sempre detto quello che pensavamo senza farci troppi problemi. Oggi, alla mia età, sono felice di essere sempre stata me stessa, così come Antonio.
Antonio: Senza rimpianti…
Abbandonare le certezze, per esprimersi in modo autentico può far paura.
Roberta: Le certezze sono delle prigioni che non ti permettono di fare il salto e seguire i tuoi sogni
Antonio: Di certezze ce ne sono due, tutti nasciamo e tutti moriamo, il resto è un optional. Ci sono convinzioni che pensiamo essere certezze, sono più comode, certo, le persone sono abitudinarie.
Bisogna essere coraggiosi per essere liberi
Questo passa anche da come scegliamo di vestirci per portarci nel mondo?
Antonio: Certo. Molte persone non hanno capito che la moda, questo è il mio umile punto di vista, è il modo estetico per raccontarti. Io sono esteticamente la rappresentazione di quello che sono interiormente: sono colorato, frivolo, serio… la moda è un costume e tu rappresenti te stesso. Puoi fingere, ma molte persone, e ce ne accorgiamo dopo tanti anni di esperienza, portano dei costumi che non appartengono loro: seguono dei trend, delle scie e sono mascherati male…
Roberta: Si travestono.
‘Vestire di noi’ la moda, non ‘vestire alla moda’
Roberta: Le persone ora se ne stanno rendendo conto, ma per molto tempo è stato il contrario: sacrificavano tanto fisicamente, psicologicamente, economicamente.
Antonio: Quante donne abbiamo visto mortificate e con tanti problemi di salute, per apparire quello che non erano. Viva la libertà di espressione, perché la libertà porta solo bellezza.
Avete parlato spesso di luce. Ma anche le vostre vite hanno conosciuto momenti difficili, come si fa a mantenerla viva?
Antonio: Ti dico la mia esperienza. Sono molto fortunato, perché ho trovato una compagna di vita, con cui condividere ogni momento, prendendo ogni giorno delle nuove consapevolezze insieme. Siamo sposati da circa 25 anni, lavoriamo uno accanto all’altro da quasi 30 e condividere momenti difficilissimi, economici o familiari, è stato prezioso: quando uno cedeva, l’altro lo sorreggeva. Detto questo, le famiglie del mulino bianco esistono solo in televisione, ma anche il litigio è un momento di crescita, di confronto in cui ciascuno impara a capire l’altro e le sue esigenze.
La pazienza di costruire.
Roberta: Si discute per trovare un punto di incontro e non per distruggere la coppia. È importante capire i limiti, tante volte le persone non hanno chiaro questo confine e arrivano alla distruzione reciproca.
Guardare la paura e curarla con l’amore
Roberta: Un’altra cosa che ci ha sempre aiutato è stata quella di ‘affidarci’. Anche nei momenti più difficili, pensare che qualsiasi cosa possa succedere brillerà il sole ci ha dato una grande forza per vedere sempre positivo.
Antonio: Pensiamo di essere padroni della nostra vita, invece siamo solamente degli attori, c’è un regista sopra di noi.
Cosa vedete oggi nelle persone che incontrate?
(All’unisono rispondono:‘Tanta paura’)
Antonio: Paura che genera rabbia, perché la gente non sa come affrontarla. E poi un rincorrere qualcosa di fittizio, la gente è persa dietro a un’ideale apparente, che non ha sostanza e radice. Questo mi dispiace e insieme mi fa sorridere, perdono un sacco di energia per ritrovarsi nello stesso posto. Si parla di amore e le persone non sanno cos’è l’amore, si parla di amicizia, ma questa società non ha tempo per i valori ed è un gran peccato perché sono alla base di tutto.
Avete un figlio che oggi ha 19 anni, attraverso di lui e il lavoro, qual è la vostra esperienza dei giovani?
Antonio: Mario, nostro figlio, dice: “Sono orgoglioso, perché sono un ragazzo di valori e di principi”. Vediamo molti ragazzi, invece, che non hanno regole, ecco perché sono persi. Le famiglie non hanno tempo per guidarli.
Roberta: Ma quel tempo non torna più e il conto lo pagano figli e i genitori. Non puoi pretendere di costruire un dialogo in adolescenza, se quando erano bambini non hai trovato il tempo per esserci, ascoltare le loro domande e dare risposte.
Adulti fagocitati…
Antonio: Ci sono dei momenti basici in una famiglia: se una città come Milano, dove viviamo, non ti permette di vivere con facilità il momento di comunione del pranzo, almeno la sera per noi è importante cenare insieme, senza televisione o altro. Raccontarsi, ascoltarsi, confrontarsi. E si scopre che anche per i ragazzi è una esigenza.
L’amore che aiuta a sbocciare
A proposito di attenzione e cura, torniamo a Pandora: cosa vuol dire per voi fare rinascere le persone?
Antonio: Consentire loro di riprendere in mano la propria vita in un momento in cui tutto è buio, hai paura, ti sembra di cadere ogni giorno di più e ti senti solo e abbandonato. È bellissimo far riscoprire a queste persone che solo dentro di loro hanno la chiave per cambiare tutto questo. Noi non siamo maghi, ma con il nostro amore, con la nostra energia ti aiutiamo a guardarti dentro e a trovare la chiave per sbocciare.
Guardarsi dentro…
Roberta: Guardare e vedere.
Antonio: Devi essere prima bravo a farlo con te stesso, per poter poi aiutare le persone a ritrovarsi. Quando facciamo i make over alle convention, guardiamo in platea e, possono esserci 50, 100 o 3 mila persone, i nostri sguardi generalmente si fermano tutti e due su un’unica persona. Perché, inconsciamente, ti sta chiedendo aiuto, è così forte il suo grido muto che lo senti.
Questa capacità di sentire l’altro, possiamo chiamarla empatia, è per tutti?
Antonio: Certo, devono aprire il cuore. E volare liberi. Si deve lavorare tanto per arrivarci, ci si deve mettere in gioco.
Roberta: Bisogna abbattere l’ego. Nella nostra vita, abbiamo lavorato tanto su di noi per abbattere le barriere del giudizio. Quando le persone capiscono che non sono giudicate ma accolte, si affidano.
Libertà dal giudizio: un circolo virtuoso
Roberta: Siamo i peggiori giudici di noi stessi, abbiamo tanta paura del giudizio degli altri, ma è il nostro che ci pesa sulla coscienza, sul cuore: liberandocene ci liberiamo dalla paura. Giudizio e paura vanno sempre per mano.
Antonio: Sia io sia Roberta veniamo da due piccoli paesi io della Sardegna, lei del centro Liguria. Cresciuti dove il giudizio era molto forte, per quello che mi riguarda, però, è stato uno stimolo, non solo non mi sono piegato, ma ho combattuto: senza armi, con l’amore e il tempo, alla fine ho vinto.
E si scopre che essere se stessi è la chiave.
Roberta: A proposito di essere se stessi, all’età di sei anni ho chiesto a nonna e alle sue amiche di poter andare a prendere tutti i vestiti e le scarpe che avevano, nel garage ho fatto una sorta di camerino, facevo venire i bambini, che pagavano, e con mia cugina e le mie amiche ci vestivamo e facevamo gli spettacoli… (sorride, ndr) non è cambiato niente!
È tutto già lì…
Roberta: Eh sì… e in Pandora ci si viene a incontrare, si viene a trovare la libertà di essere se stessi.
Antonio: Pandora accoglie tutti e dà la possibilità di esprimere quello che si ha dentro, che sia creativo o emozionale. Ti ascoltiamo. E non ti giudichiamo.
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Oltre 30 anni di esperienza nel mondo del giornalismo e della comunicazione aziendale; da oltre 5 anni è consulente alla comunicazione positiva. Si occupa dello sviluppo della persona attraverso strumenti a mediazione artistica espressiva, come professional counselor a mediazione corporea e teatrale