Giuseppe Conte

La sostenibilità nelle agende dei manager. E nella Costituzione

Quattro appuntamenti, un tema ricorrente: responsabilità sociale di impresa e sviluppo sostenibile.
Dal Salone della CSR a Milano al Festival (diffuso) dello Sviluppo Sostenibile di Asvis, dal Festival dell’Economia di Trento a quello dell’Economia Civile di Firenze, la penisola è stata attraversata da spunti, stimoli, riflessioni, spinte verso una società più sostenibile.
Tra tutte, la voce del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che dal palco dell’evento fiorentino ha esortato a “dare sostanza concreta a un nuovo umanesimo” e a “intervenire per inserire un riferimento allo sviluppo sostenibile in Costituzione”.

CSR chiave di volta per la crescita

Nel 1950 Milton Friedman indicava nella massimizzazione dei profitti l’unica responsabilità sociale. Da allora la maggior parte delle imprese si è evoluta, adottando un comportamento socialmente responsabile, che valuta e risponde alle aspettative economiche, ambientali e sociali di tutti i portatori d’interesse, anche con l’obiettivo di conseguire un vantaggio competitivo. Prospettiva dettata anche dal Green Deal europeo, che pone al centro le problematiche climatiche e le sfide ambientali, che debbono trasformarsi in opportunità in tutti i settori politici così da rendere la transizione equa e inclusiva per tutti

La responsabilità sociale d’impresa è entrata formalmente nell’agenda dei manager e della politica come chiave di volta per la crescita.
Le persone e le problematiche legate all’mbiente trainano la ripresa. 
L’impresa dei giorni nostri è sempre più un soggetto ‘self-interested’, una comunità di persone, nelle relazioni, nelle funzioni, la cui missione è garantire l’esistenza stessa di questa comunità. 
Al Festival dell’Economia di Trento un dibattito, moderato dal giornalista Massimo Gaggi, ha visto a confronto Stefano Pogutz (Ricercatore, Dipartimento di Managemet e Tecnologia, Università Bocconi di Milano), Innocenzo Cipolletta, intervenuto in qualità di Presidente ASSONIME (l’associazione fra le società italiane per azioni. Si occupa dello studio e della trattazione dei problemi che riguardano gli interessi e lo sviluppo dell’economia italiana) e di AIFI (l’Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt), Elena Flor, Head of Corporate Social Responsibility Intesa Sanpaolo e  Domenico Favuzzi – Presidente e Amministratore delegato di Exprivia. 

Il ruolo di stakeholder, consumatori e Ong

Stefano Pogutz ha posto l’accento sul concetto di Corporate Sustainability che si muove all’interno degli organismi economici, e quindi anche delle imprese, prendendo a prestito dalle scienze ecologiche parametri come la resilienza, l’adattabilità e la sostenibilità.
Oggi la prospettiva della Corporate Sustainability è sistemica, ancorata nell’economia dello sviluppo e delle scienze ecologiche. L’agenda politica e l’agenda competitiva delle imprese ha fatto proprie le nuove sfide portandole nei processi decisionali. 
Temi sociali e ambientali, così come il clima e la transazione energetica, diventano parte integrante delle strategie di business, sempre più spesso al centro dello sviluppo di modelli innovativi e di successo. Questi temi sono intercettati nell’Agenda 2030 dell’Onu e diventano sempre più spesso parte del linguaggio di manager come Francesco Starace, a.d. Enel Group e Andrea Illy. Manager che sono in grado di dirottare le imprese verso nuove prospettive. Perché oggi le aziende affrontano queste sfide? 
Pogutz individua tre elementi portatori del cambiamento. Gli stakeholder e i policy maker che esercitano pressione, i consumatori e i clienti delle imprese che negli ultimi anni hanno sviluppato maggiore sensibilità alle tematiche ambientali, e infine le Ong. Quest’ultime lavorano a stretto contatto con le imprese in una condivisione di conoscenze e unità di intenti. Tutto questo perché a certe condizioni paga essere sostenibili: aumentano le opportunità, si rafforza la reputazione, le aziende attirano giovani talenti e migliorano l’efficienza dei processi, con riduzione di sprechi e costi, guadagnando l’attenzione del mondo finanziari più incline verso le imprese che dimostrano una migliore gestione del rischio climatico.

Stefano Pogutz – foto di Nicola ECCHER

Misurare la sostenibilità delle imprese

Innocenzo Cipolletta ha puntato i riflettori sugli standard di misurazione della sostenibilità delle imprese. Dal 2021 – ha spiegato – tutte le società quotate in borsa hanno l’obbligo di presentare, accanto al bilancio finanziario, anche un rapporto “non finanziario” di sostenibilità. Ciò porterà ad una revisione del codice di comportamento che terrà conto del successo sostenibile nel lungo periodo dell’azienda. Se in passato le imprese contendibili erano quelle di maggior successo poiché adottavano un’approccio short termism, una visione a breve periodo con obiettivi di massimo profitto, questo modello oggi risulta poco vincente. Le ultime analisi dimostrano che le aziende che non sono contendibili sono quelle che hanno maggiore successo rispetto a quelle contendibili, ovvero le imprese familiari che nel nostro Paese sono la maggioranza. Una piccola rivoluzione che condurrà a un processo di convergenza su vari approcci, inclusa la capacità di dialogo con la clientela, gli investitori e la politica.
Se le grandi imprese quotate sapranno adottare un comportamento di sostenibilità, questo a cascata si ripercuoterà sui fornitori e sul mondo della finanza. E poi le nuove generazioni e la comunità stessa. Tuttavia la convergenza di questi nuovi standard non potrà avvenire in un istante, ma servirà tempo per la standardizzazione e per la misurazione di un nuovo valore dell’impresa. Uno sguardo verso la sostenibilità sociale anche con percorsi innovativi.  

Innocenzo Cipolletta e il giornalista Massimo Gaggi – foto di Nicola ECCHER

Aziende per il bene comune

Elena Flor ha dichiarato che le conseguenze della pandemia hanno reso ancora più evidente il significato che può assumere il ruolo di un’azienda privata a sostegno del bene comune. I dati dimostrano che nel medio lungo termine le aziende virtuose in termini di ESG hanno delle performance migliori e hanno un profilo di rischio più contenuto.
Il contributo di Intesa Sanpaolo ad una crescita sostenibile e inclusiva si esprime sia con programmi strategici di lungo periodo, sia con interventi puntuali e tempestivi come la donazione di 100 milioni alla sanità italiana durante l’emergenza Covid. La Dichiarazione consolidata non finanziaria, di cui tra pochi giorni pubblicheremo l’edizione semestrale redatta a titolo volontario, è uno dei documenti con cui diamo conto di questo impegno. Disegna un ritratto del Gruppo che accompagna e correda i risultati finanziari e che sottolinea la nostra attenzione ai temi di sostenibilità ESG (l’engagement sugli aspetti ambientali, sociali e di governance).

Innocenzo Cipolletta, Massimo Gaggi, Elena Flor (in videoconferenza) – foto di Nicola ECCHER

Tecnologia strategica

Per Domenico Favuzzi la tecnologia è assolutamente a vantaggio della sostenibilità. Con una rapidità di evoluzione esponenziale, propria delle tecnologie. Su tutti la sanità digitale e la telemedicina, esplosa durante la fase di emergenza da Covid, ma anche la transazione energetica e l’espansione dell’elettrico e delle altre fonti rinnovabili, l’agricoltura di precisione, la robotica industriale a supporto della catena di fornitura e della riduzione di sprechi. I dispositivi IoT in questi ambiti di applicazione non vanno solo a vantaggio di una ottimizzazione di costi/benefici/energia, ma ottimizzano i processi grazie all’enorme quantità di dati raccolta. Anche la stessa tecnologia applicata allo smartworking, dopo una prima fase di adattamento, si sposterà sempre più su sulla qualità del lavoro da remoto. L’imprenditore che saprà cogliere questi vantaggi, avrà allora capito come impostare una strategia di sostenibilità ambientale a lungo termine e saprà continuare a generare valore, anche in periodi di emergenza com’è quello attuale.

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