Lavoro e crisi: sostegno alle aziende e formazione

Secondo l’ultima indagine Censis, risalente al 2014, gli over 50 anni in Italia sono 24,5 milioni. Tra loro gli occupati sono solo poco più di un quarto, quasi 6,7 milioni, di cui gli uomini superano di poco i 4 milioni e le donne raggiungono i 2,6 milioni. Negli ultimi sei anni i disoccupati over 50 sono aumentati del 146%.
La pandemia in corso ha accelerato una crisi già in atto da anni. Se avere un impiego non è mai stato così difficile, soprattutto per i giovani, si è contestualmente ridotto l’orizzonte di opportunità anche per gli over 50. Un conflitto generazionale, anche se il Paese necessiterebbe di un patto generazionale e la necessità di ridisegnare in modo flessibile le politiche del lavoro e di welfare per renderle anche più inclusive nei confronti dei giovani.
Nello scenario portato dalla pandemia, il tema del lavoro è al centro dell’attenzione e anche delle preoccupazioni degli italiani.

Affrontiamo l’argomento con la Direzione Corporate di un’agenzia per il lavoro italiana.

Offerta e richiesta di lavoro. Come è la situazione in questo anno così complesso e, in particolare, in questa nuova fase autunnale?

Come potrà immaginare la situazione nelle aziende oggi è molto critica e la scarsa visibilità non permette inserimenti di personale per lungo periodo. Il nostro recruiting è continuo e anche nei momenti più difficili di sospensione, causa Covid, il nostro team è sempre stato operativo e oggi lo è più che mai. La nostra funzione è proprio quella fare il match tra il cliente persona in cerca di lavoro, o di cambiare/migliorare la propria situazione lavorativa, e dall’altra il cliente azienda, con richieste sempre più impegnative: esigono competenze elevate, ma puntano a tenere le retribuzioni basse. Sul target giovani, per esempio, le aziende richiedono laureati con esperienza e softskill eccellenti, ma non riescono o non possono riconoscerne il valore economico adeguato, per via di un costo del lavoro alto.

Qual è la risposta di chi cerca lavoro ai compensi bassi?

La maggior parte rifiuta l’offerta. Anche in momenti come questo, con una disoccupazione alta, stiamo constatando un’attitudine delle persone a non mettersi in gioco e il fenomeno interessa maggiormente i giovani, che rifiutano le offerte di lavoro.
Discorso completamente diverso per coloro che hanno una famiglia e, quindi, si devono adeguare.

Come sta mutando il mondo del lavoro? Come incide e inciderà questo in termini di riqualificazione dei lavoratori?

La specializzazione e la competenza sono naturalmente sempre più richieste. Sottolineo il fatto che oggi è decisamente indispensabile un adeguamento e un aggiornamento a livello informatico, per tutte le mansioni. Pensiamo al banale utilizzo di video call che in questo periodo siamo obbligati a utilizzare quotidianamente. La riqualificazione dei lavoratori è, dunque, un nodo centrale e si dovrà intensificare la formazione anche nelle aziende che la utilizzano normalmente.

Quali sono le figure professionali più ricercate e con quali caratteristiche?

Sicuramente i giovani con diplomi tecnici e universitari. Anche periti meccanici, meccatronici, elettromeccanici, informatici, laureati in ingegneria e informatica, sono molto molto richiesti. Nel nostro gruppo abbiamo una sezione dedicata all’orientamento nelle scuole superiori, Università, ITS per fare da trade-union tra il mondo scolastico e le aziende.

All’interno delle aziende, come è cambiata l’attenzione alla formazione e verso quali temi?

La formazione oggi è centrale, anche le piccole aziende hanno compreso che formare e aggiornare i lavoratori è indispensabile. I temi affrontati, oltre a quelli inerenti ai vari settori, sono sicuramente la trasformazione digitale, il team building e la comunicazione. Quest’ultima, in particolar modo, è la base per poter gestire e rafforzare la produttività. Coinvolgere le persone e valorizzarne le capacità.

Come vi muoverete rispetto a questa esigenza?

La nostra azienda ha una società dedicata esclusivamente alla formazione. Offriamo un vastissimo programma utilizzando strumenti di finanziamento molto ampi, permettendo così sia a candidati, sia alle aziende di non caricarsi direttamente di costi.
L’utilizzo di metodologie strutturate e di strumenti diversificati, tra cui il reskilling e il coaching, permettono di convertire, attualizzare e implementare le competenze individuali favorendo la competitività e l’innovazione richieste dal mercato.

Il tema della formazione è dunque centrale e trasversale. A ogni età? Anche per le generazioni più adulte?

Dobbiamo sottolineare continuamente che la formazione è davvero indispensabile. Soprattutto per persone che, purtroppo, sono invitate a fuori uscire dalle aziende, risulta vitale l’utilizzo dei servizi di outplacment. Il welfare offerto da questo importante servizio, permette di mantenere competenza, riqualificazione e nuova formazione che altrimenti si trasformerebbero in difficoltà ulteriori nella successiva ricollocazione.

Sembra esserci sempre meno spazio per chi ha quasi 40 anni e non c’è lavoro per chi è giovane… Come se ne esce?

La grande difficoltà è mettere insieme l’offerta del mercato sia dal punto di vista delle aziende, sia dei candidati disponibili. Sicuramente la difficoltà di inserimento di un quarantenne senza esperienza specifica risulta molto complessa e anche in questo punto la formazione e riqualificazione è indispensabile. Per i giovani ci deve essere una maggior propensione alla flessibilità e la scuola in generale deve poter accompagnare già da subito gli studenti al mondo del lavoro.

Più in generale, dal vostro osservatorio, come fotografate la situazione occupazionale e come si prospetta per il futuro prossimo?

La situazione occupazionale odierna è davvero complicata. Le aziende, finché non ci sarà lo sblocco dei licenziamenti, sono restie all’inserimento di nuove figure. Nel lockdown molte hanno toccato con mano che esistono altri modi di portare avanti i compiti lavorativi: lo smart working, o più propriamente il lavoro da casa, ha cambiato la loro visione. Stiamo vivendo una fase di forte evoluzione che porterà con sé dei cambiamenti strutturali.

Le donne sono state e sono tuttora le più colpite da questa pandemia a livello lavorativo. Quali i vostri dati in merito?

Nel nostro Paese le donne sono ancora destinate a mansioni meno specialistiche e poco direzionali, anche se oggi grandi aziende si stanno spingendo a rivedere posizioni apicali per affidarle alla popolazione femminile. La pandemia purtroppo ha penalizzato la condizione di mamma più che di donna: mancano strumenti validi che diano un supporto importante e, soprattutto, la mentalità è ancora chiusa in questo senso.

Committee on Women’s Rights and Gender Equality invita la Commissione Ue e gli Stati membri a promuovere la parità di genere nelle Tlc e nell’economia digitale e ad adottare politiche orizzontali per ridurre il divario di genere nel settore digitale economico. Quanto questo invito è stato accolto?

La richiesta di questo tipo di figure è importante, ma il genere femminile è meno propenso a effettuare studi informatici. Anche qui una buona comunicazione e informazione, partendo dalle famiglie e dalle scuole, potrebbe portare un buon risultato per il futuro.

Che impatto pensate avrà il Recovery Fund sull’occupazione in Italia?

Siamo tutti in attesa di poter capire come questi fondi verranno resi fruibili per il miglioramento dell’occupazione. Le aziende hanno bisogno di aiuti immediati e concreti per poter procedere e non trovarsi nella situazione più tragica della chiusura.

Quando scadrà il divieto dei licenziamenti ci sarà la necessità di riorganizzare le imprese. Quali sono a vostro parere i lavoratori più a rischio?

Ci auguriamo che questo non succeda, però sarà molto probabile che, se il lavoro non solo a livello italiano ma mondiale non riprenderà, alcuni settori siano obbligati a effettuare riduzioni di personale. Sicuramente i lavoratori del settore turismo e ristorazione, super colpiti dalla mancanza di lavoro dovuta alla pandemia. Lo stop del turismo straniero e non, i continui paletti inseriti dal governo, hanno portato questo settore al collasso.

Incentivi per le assunzioni degli over 50 senza Reddito di Cittandinanza. Come stanno andando?

In questo momento di contrazione le assunzioni sono davvero pochissime. Gli incentivi dovrebbero riguardare tutti i lavoratori e premiare gli imprenditori che decidono di aumentare i loro organici in situazioni cosi difficili.

Il mondo del lavoro si alimenta delle competenze ed esperienze dei senior, al pari dell’apporto di innovazione e dinamismo che proviene dai giovani. E’ ancora vera questa affermazione per le aziende che sono proiettate verso la digital trasformation?

Faccio fatica a rispondere, perché dovrebbe essere così anche se il dinamismo nei giovani non è molto presente. L’innovazione deve essere un processo indispensabile per la produttività e la continuità aziendale.

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