Un concerto al buio, un’esperienza immersiva, che “parte dalla luce, fa vivere e conoscere il buio più profondo fino alle tenebre e poi fa tornare alla luce, aiuta a comprendere il valore della luce”.
Così lo introduce il suo autore, Cesare Picco, compositore e pianista; l’evento è ‘Blind date – Concerto al buio’, nato nel 2009, un viaggio sensoriale in cui CBM Italia, onlus impegnata nella prevenzione e cura della cecità nei paesi in via di sviluppo ha riconosciuto la rappresentazione della propria missione. “La musica si confonde con il buio che si confonde con la luce, raccontando così la metafora di quello che CBM si impegna a fare ogni giorno nel mondo, soprattutto nei Paesi del Sud del mondo dove i bambini che non vedono hanno il diritto di essere inclusi e avere un futuro”, spiega Massimo Maggio, direttore di CBM Italia.
Dopo due anni di fermo forzato, ‘Blind date – Concerto al buio’, torna con due tappe in questo mese di novembre: il 2 al Teatro Alfieri di Torino e il 4 al Conservatorio Verdi di Milano (leggi anche ‘Torna a Milano e Torino il concerto al buio di CBM Italia‘).
Un rito collettivo e sensoriale
Una morbida penombra avvolge il pubblico, che lentamente viene condotto dalle note del pianoforte di Cesare Picco nel buio più assoluto. Qui è dove tutto avviene: la musica fa provare emozioni inesplorate, fa perdere completamente i punti di riferimento. Ed ecco che ritorna la luce, sul pubblico e sul pianoforte, e innalza a un nuovo livello la comprensione del nostro modo di vedere il mondo.
Ad accompagnarci in questo viaggio dalla profondità del buio al valore della luce è proprio l’autore.
Perché un concerto al buio?
Il concerto è nato nel 2009 come performance d’arte, e oggi e in futuro sarà sempre una performance: non è un progetto nato per avvicinarsi al mondo dei non vedenti.
Tutto è nato con il desiderio – da pianista improvvisatore – di comprendere quale musica può nascere in tempo reale. Il concerto è un rito collettivo sensoriale e, per me esecutore, è un gesto di estrema creazione: musica che nasce in quel momento ed è irripetibile.
“Conoscere il buio per comprendere la luce”.
L’incontro con CBM Italia è stato così naturale e così destinale. Il mio concerto è la perfetta metafora di ciò che CBM Italia fa da sempre: riportare le persone alla luce.
Sì, il buio è dalla notte dei tempi una delle più profonde metafore della nostra esistenza e le culture di ogni latitudine dimostrano che la dualità luce-buio è un punto focale della nostra esistenza.
Da tre anni domina la cultura della paura, della diffidenza… l’arte può aiutarci a vivere il positivo, anche nel momento in cui il negativo sembra dominare?
L’aumento esponenziale di pratiche e interesse verso il mondo della meditazione, della guarigione interiore e della spiritualità, è la prova che le persone non possono più stare a guardare le proprie paure ma devono affrontarle. Da musicista penso che il Suono sia la cura: siamo vibrazioni, siamo immersi nelle vibrazioni e il potere benefico e positivo della musica può fare la differenza in questo processo di guarigione.
Digitalizzazione, virtualizzazione delle relazioni, un progresso che ci allontana dall’esperienza dei nostri sensi, qual è il percorso per tornare a sentire?
Posso raccontarlo parlando del mio concerto: quando arriva il buio non si può più fare altro che aspettare. Dopo poco i tuoi sensi si abituano alle tenebre e poi ancora incomincerai a vedere cose che non avresti mai immaginato. L’ascolto è un processo di attesa paziente, tornare a ‘sentire’ non può prescindere dal fermare il mondo attorno a te e attendere che la magia accada.
Nella sua arte, da cosa trae ispirazione e nutrimento?
Da tutti gli altri mondi. Penso che per essere un buon musicista si debba essere un buon astronomo, matematico, architetto, falegname, botanico…
Nel mio romanzo su Bach, ho cercato di spiegare come nel disegno di una foglia ci sia la soluzione per comprendere le meraviglie della musica bachiana.
Sono particolarmente attratto dall’osservazione della Natura.
L’artista è per antonomasia chi si esprime in autenticità, quanto costa l’autenticità e quanto porta in dono agli altri?
Penso che l’autenticità sia la spina dorsale di un musicista, o almeno che debba essere così. La storia delle arti è colma di artisti che hanno saputo lottare fino all’ultimo per imporre la propria idea. Le Arti sono sempre in anticipo, un vero artista è sempre fuori tempo e deve avere le spalle forti per affrontare tutto questo.
Si parla tanto di valore della diversità, quando nella pratica ciò che vince è troppo spesso una cultura della polarizzazione, della contrapposizione.
La musica esprime al massimo il concetto di Democrazia: portare avanti il proprio suono ascoltando il suono degli altri, non prevaricando ma ascoltando.
Suonare assieme ad altri è una palestra fondamentale di questo processo. Condividere il buio e la luce con mille persone è un’esperienza travolgente che implica il rispetto e l’ascolto reciproco.
Oltre 30 anni di esperienza nel mondo del giornalismo e della comunicazione aziendale; da oltre 5 anni è consulente alla comunicazione positiva. Si occupa dello sviluppo della persona attraverso strumenti a mediazione artistica espressiva, come professional counselor a mediazione corporea e teatrale