Nel secondo anno della pandemia da covid-19, l’odio online diminuisce ma si radicalizza. E colpisce soprattutto le donne che lavorano, le persone con disabilità e i musulmani. È quanto emerge dalla sesta edizione della Mappa dell’Intolleranza voluta da Vox – Osservatorio italiano sui diritti, in collaborazione con l’Università Statale di Milano, l’Università di Bari Aldo Moro, Sapienza – Università di Roma e IT’STIME dell’Università Cattolica di Milano.
Al suo sesto anno di rilevazione, la mappatura consente l’estrazione e la geolocalizzazione dei tweet che contengono parole considerate sensibili e mira a identificare le zone dove l’intolleranza è maggiormente diffusa – secondo 6 gruppi: donne, persone omosessuali, migranti, persone con disabilità, ebrei e musulmani.
Come per l’analisi dello scorso anno, anche nel 2021 la rilevazione, che ha riguardato il periodo gennaio ottobre, ha attraversato il periodo della pandemia: così anche quest’anno ansie, paure, difficoltà si sono affastellate nel vissuto quotidiano delle persone, contribuendo a creare un tessuto endemico di tensione e polarizzazione dei conflitti. Con una variabile importante, rappresentata dal “movimento No Vax” che, nella sua trasversalità e nella costruzione di un lessico a forte impronta antagonista, ha impattato nella costruzione di un linguaggio d’odio generalizzato e aspecifico. Un aumento dunque di discorsi d’odio che ha determinato due fattori decisivi: l’elezione della politica, come categoria generica, e soprattutto delle donne politiche, a bersagli privilegiati di invettive e intolleranza (e l’aumento di odio pur in presenza di una diminuzione di tweet.
I dati della sesta edizione della Mappa dell’Intolleranza
Andando ai dati, si vede come nel corso della rilevazione del 2020 (periodo marzo-settembre) erano stati raccolti un totale di 1.304.537 tweet, dei quali 565.526 negativi (il 43% circa vs. 57% positivi).
Nella rilevazione 2021 invece (periodo metà gennaio-metà ottobre), sono stati raccolti 797.326 tweet, dei quali 550.277 negativi (il 69% circa vs. 31% positivi). Nonostante dunque il periodo di rilevazione sia stato più lungo, sono stati raccolti meno tweet, ma è cresciuta significativamente la percentuale di tweet negativi sul totale dei tweet rilevati.
Si allargano, poi, i target di odio online. Così, ben cinque categorie su sei sono interessate da tweet negativi e discriminatori: le persone con disabilità (16,43%) che hanno ricevuto più tweet negativi di tutte le altre; le persone omosessuali (7,09%); gli ebrei (7,60%); le donne (43,70%) e gli islamici (19,57%). Mentre l’anno scorso le categorie caratterizzate da un’incidenza maggiore di tweet negativi erano tre.
Entrando più nel dettaglio, si evidenzia una redistribuzione dei tweet negativi totali. Nel 2020 infatti i cluster più colpiti sono stati donne (49,91%) ed ebrei (18,45%), seguiti da migranti (14,40%), islamici (12,01%), omosessuali (3,28%) e disabili (1,95%).
Nel 2021 il primo posto è sempre occupato dalle donne (43,70%), seguite da islamici (19,57%), disabili (16,43%), ebrei (7,60%), omosessuali (7,09%) e migranti (5,61%).
Più tweet negativi che positivi
Analizzando i dati dei singoli cluster, un altro dato significativo che emerge è che in 5 cluster su 6 la percentuale di tweet negativi è più alta rispetto alla percentuale di tweet positivi (persone con disabilità: 76,1% negativi; persone omosessuali: 74,2% negativi; ebrei: 72,6% negativi; donne: 70,7% negativi; islamici: 65,2% negativi) tranne nel cluster xenofobia (49,1% negativi).
Nel 2020 invece, erano solo 3 i cluster nei quali la percentuale di tweet negativi era maggiore rispetto alla percentuale di tweet positivi. Nel dettaglio: persone con disabilità (64,2% tweet negativi), islamici (58,4% tweet negativi), donne (55,7% tweet negativi).
L’odio in rete contro i profili delle donne lavoratrici
Un focus particolare del progetto Mappa dell’Intolleranza nella sua sesta edizione è consistito in un’analisi dell’odio online riferito ad alcuni profili di “professioniste” dell’informazione, politiche, virologhe, musiciste e figure legate in vario modo al mondo dello spettacolo e dello show business “che confermerebbe una sorta di accanimento contro la figura della donna che lavora”. Pertanto, tra le donne più odiate troviamo in sequenza Giorgia Meloni, Teresa Bellanova, Vitalba Azzollini, Cathy La Torre, Ilaria Capua, Antonella Viola, Barbara D’Urso, Fiorella Mannoia, Emma Marrone, Myrta Merlino, Selvaggia Lucarelli, Chiara Ferragni.
Dalla rilevazione appare chiaro come le categorie in assoluto più colpite siano le politiche e le giornaliste, a confermare un trend già rilevato in generale dalla Mappa dell’Intolleranza. Per le politiche, il dato conferma una generale tensione contro la politica, espressione della fase di gestione della pandemia.
L’intolleranza è più diffusa al Centro e al Nord
Secondo la ricerca Vox sulla “Mappatura dell’intolleranza”, Nord Italia e Lazio sono poi i tue territori in cui più si concentra l’odio nella sua forma “antisemita” ma al Nord è anche diffusa l’”islamofobia”, in particolare nei confronti dei musulmani, in seguito all’arrivo dei talebani in Afghanistan e a ridosso del ventennale dell’attacco alle Torri Gemelle.
Tra le altre accezioni troviamo la “misoginia (diffusione a livello nazionale e una concentrazione forte nel Nord Est”), “omofobia” (diffusione nazionale, con concentrazioni al Nord e al Sud), “xenofobia” (Nord Italia e in modo molto diffuso in Campania, Puglia e Sicilia), “disabilità” con una diffusione a livello nazionale e con concentrazioni significative al Centro e al Nord.
I dati della Mappa dell’Intolleranza per ogni cluster
Xenofobia in calo. Migranti non sono più una priorità
È al nord, e soprattutto nel triangolo produttivo lombardo, la xenofobia più forte.
Ma il dato è il migliore di sempre: l’odio contro i migranti sparisce dal radar degli hater,
insieme all’attenzione sugli sbarchi.
Misoginia: le donne, le più odiate di sempre
Scende di pochissimo la misoginia, ma si conferma un trend attivo da anni. Si odiano le donne. Da nord
a sud, da est a ovest, con una concentrazione forte nel nord est. I tweet negativi sono più di quelli positivi. E accanto al body shaming il lessico intollerante prende le forme di una rabbia forte contro le donne che lavorano, giudicate incompetenti, inutili, incapaci. È segno di paure e debolezze, che evidenzia la presenza ancora troppo ingombrante di antichi tabu culturali.
Cresce l’Islamofobia: musulmano =terrorista e talebano
Seconda categoria più odiata dopo le donne, i musulmani vengono additati quali terroristi e talebani. E infatti l’odio contro di loro si scatena in concomitanza con l’anniversario dell’11 settembre e in seguito all’arrivo dei talebani in Afghanistan.
Disabilità: per la prima volta nel mirino
Terza categoria più odiata su Twitter, ma prima per numero di tweet negativi totalizzati, le persone con disabilità diventano inaspettatamente bersaglio di odio. Ma spesso le parole utilizzate in modo spregiativo e caratterizzanti la disabilità sono rivolte ad altre categorie, sintomo di un lessico venato di frusti stereotipi.
Antisemitismo più radicalizzato, soprattutto a Roma e nel Lazio
L’odio contro gli ebrei diminuisce, ma si radicalizza e si concentra nelle date simbolo, come la Giornata della Memoria. Esplode anche in occasione delle esternazioni della senatrice Segre contro i No Vax che hanno accostato il green pass alle persecuzioni razziali. E si lega alle manifestazioni antisemite internazionali, in Usa e in Germania.
Risale l’omofobia dopo due anni
Diffuso in tutta Italia, torna a salire l’odio contro le persone omosessuali, colpite nel corso della discussione sul Ddl Zan e in seguito ad aggressioni omofobe.