Dopo dieci anni esatti dal naufragio della Costa Concordia all’Isola del Giglio, il fondale marino sembra in una fase di recupero, superiore anche alle attese. Lo rivela il sito dell’ISPRA in una nota rassicurante.
“Gli interventi di restauro finora attuati hanno avuto un successo superiore alle attese – si legge -. Rimosse le cause della perdita di posidonia, i trapianti effettuati nel 2016 hanno dimostrato un raddoppio del numero di fasci trapiantati, così come quelli effettuati dal 2019 sembrano avere un esito simile. Analogamente per le gorgonie, gli elevati tassi di sopravvivenza e di guarigione hanno fatto sì che alcune pareti rocciose abbiano riacquistato la loro originale tridimensionalità e si stiano avvicinando alla loro condizione naturale”.
Come è noto, il 13 gennaio 2012, nelle acque dell’Isola del Giglio, la nave da crociera Costa Concordia si inabissò in una delle più belle zone del Parco delle Isole Toscane. Il tragico evento, che costò la vita a 32 persone, comportò anche un considerevole danno all’ambiente costiero, soprattutto a carico del fondale marino.
Il danno fu soprattutto determinato dalla presenza del relitto e dalle attività di cantiere, necessarie per rimuovere e allontanare lo stesso, nonché dalle sostanze nocive di cui la nave era carica: combustibile, olii pesanti, vernici e detersivi.
Per monitorare il corretto svolgimento delle operazioni fu istituito un Osservatorio, i cui lavori continuano tutt’oggi e al quale partecipano rappresentanti del MiTE, di ISPRA, Arpa Toscana e degli enti locali interessati.
Oltre ai risarcimenti delle parti civili, tra cui la Presidenza del Consiglio, il Ministero dell’Ambiente, la Protezione Civile, la Regione Toscana, al comune di Isola del Giglio venne altresì riconosciuto il risarcimento del danno ambientale finalizzato al ripristino dei fondali marini.
La rimozione del relitto e le operazioni di ripristino dei fondali hanno richiesto negli anni interventi molto complessi, alcuni dei quali ancora in corso. Sono stati necessari due anni per l’allontanamento del relitto, tre anni per la pulizia dei fondali e cinque anni per gli interventi di restauro ambientale, tuttora in fase di realizzazione.
(Foto: Pierpaolo Giordano. Fonte: Ispra)