Nessuna Regione italiana è in linea con gli obiettivi intermedi fissati al 2030 a livello europeo per il clima (con obiettivo finale al 2050 di carbon neutrality), ma ci sono sei Regioni più virtuose che registrano migliori performance climatiche: Campania in testa, seguita da Abruzzo, Friuli Venezia-Giulia, Lazio, Liguria e Marche; in coda alla classifica, ancora molto lontane dal target europeo, Toscana, Umbria, Lombardia e Veneto.
È quanto emerge dal report ‘La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica: il primo ranking delle Regioni italiane sul clima’ che ha misurato e valutato le performance delle Regioni italiane in termini di impatto sul clima, realizzato, in collaborazione con Ispra, da I4C – Italy for Climate, l’iniziativa promossa dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con Chiesi, Conou, Davines, Edison, Erg, illy, Italian Exhibition Group, H+K Strategies, che si pone l’obiettivo di promuovere l’attuazione di una Roadmap climatica per l’Italia, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
I risultati parlano chiaro: attualmente tutte le Regioni italiane devono fare di più per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica fissato dall’Unione Europea. Non mancano certo delle best practice, ma anche le Regioni in testa alla classifica, secondo il report, dovranno migliorare in modo sensibile le proprie performance per raggiungere il traguardo della carbon neutrality entro il 2050 e rendere l’Italia protagonista di questa sfida.
La classifica, elaborata in base a tre parametri chiave, emissioni di gas serra, consumi di energia e fonti rinnovabili (prendendo in considerazione i più recenti dati consolidati e ufficiali, quelli del 2019, e analizzando i trend di miglioramento conseguiti nel biennio precedente), evidenzia che metà delle Regioni italiane non ha ridotto le proprie emissioni di gas serra. Guardando alle performance regionali, emerge che 14 Regioni su 20 hanno aumentato i propri consumi energetici e sul fronte delle fonti rinnovabili gran parte delle regioni italiane è molto distante dall’obiettivo al 2030, ad eccezione di un gruppo ristretto composto da Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Calabria e Molise.
Nel biennio analizzato solo sei Regioni hanno aumentato lievemente la quota di rinnovabili mentre tutte le altre le hanno addirittura ridotte. Sette Regioni hanno azzerato i consumi di carbone, mentre altre sette concentrano da sole il 99% del consumo nazionale di carbone.
“Anche in Italia, come già fatto in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito – ha dichiarato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – serve una ‘legge per il clima’ che consenta di raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici nazionali al 2030 e che assegni anche alle Regioni target specifici e vincolanti (tramite il cosiddetto burden sharing), direttamente connessi all’effettiva realizzazione degli impianti e degli interventi necessari al loro conseguimento”.
“I risultati di questo studio – ha dichiarato Alessandro Bratti, direttore generale dell’Ispra – evidenziano le potenzialità e il ruolo delle amministrazioni locali nel contribuire al raggiungimento degli obiettivi climatici attraverso l’incentivazione di politiche di mitigazione sul territorio, in accordo con le politiche intraprese a livello centrale, soprattutto in quei settori, come l’agricoltura, i trasporti, il riscaldamento degli edifici dove maggiori sono le competenze e i margini di iniziativa a livello locale e regionale. L’Ispra insieme al sistema Nazionale di Protezione Ambientale Snpa, contribuisce alla raccolta e all’elaborazione dei dati necessari alla valutazione dello stato dell’ambiente di tali politiche”.
La classifica
La classifica finale è stata stilata sulla base del numero di indicatori in cui ciascuna Regione presenta valori migliori della media nazionale. In testa alla classifica si trova il gruppo costituito dalla Campania, prima, seguita da Abruzzo, Friuli Venezia-Giulia, Lazio, Liguria e Marche con almeno quattro indicatori su sei migliori della media nazionale. Il secondo gruppo è composto da Basilicata, Calabria, Molise, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta, che presentano tre indicatori su sei migliori della media nazionale.
Più indietro un terzetto di Regioni, con solo due indicatori su sei migliori della media nazionale, costituito da Puglia, Emilia-Romagna e Piemonte. A chiudere la classifica il quartetto delle Regioni, con cinque indicatori su sei al di sotto della media nazionale, composto da Toscana, Umbria, Lombardia e Veneto. Tutte queste Regioni registrano inoltre consumi di energia maggiori della media nazionale e in crescita, con una riduzione nell’ultimo biennio della quota dei consumi coperta dalle fonti rinnovabili.
L’indicatore delle emissioni di gas serra mostra come metà delle Regioni italiane nel biennio 2017-2019 non ha ridotto le proprie emissioni di gas serra. Solo due Regioni (Lazio e Liguria, rispettivamente -11% e -7%) hanno raggiunto tagli annui che, se mantenuti, sarebbero in linea con un percorso di neutralità climatica. Un dato interessante emerge inoltre se confrontiamo le emissioni pro capite della Campania, che si attestano a 3,3 tCO2eq con le 12,2 della Sardegna.
Gli indicatori:
L’indicatore dei consumi energetici è quello che mostra la maggiore polarizzazione geografica, con le Regioni settentrionali (ad eccezione della Liguria) caratterizzate da consumi elevati, influenzati dal clima e anche dalla struttura economica. Quattordici Regioni su 20 nel biennio analizzato hanno aumentato i propri consumi energetici.
Sul fronte dell’utilizzo di fonti rinnovabili, gran parte delle regioni italiane è molto distante dall’obiettivo intermedio al 2030, con l’eccezione di un gruppetto di Regioni definite ‘le rinnovabilissime’ (Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, Basilicata, Calabria, Molise) con almeno il 40% circa di consumi coperti da rinnovabili. Non solo: nel biennio considerato solo sei Regioni hanno aumentato, e spesso di poco, la quota di rinnovabili mentre tutte le altre le hanno addirittura ridotte.
Dal Rapporto emerge anche che sette Regioni sono completamente ‘coal free’, ossia hanno azzerato i loro consumi di carbone, mentre altre sette da sole concentrano il 99% del consumo nazionale di carbone.
Dal report emerge inoltre che la Liguria è la Regione con meno automobili in circolazione, 550 ogni mille abitanti contro la media nazionale di oltre 660, mentre il Trentino Alto-Adige e la Valle d’Aosta superano abbondantemente la soglia delle mille auto ogni mille abitanti, più di una per ogni residente. Leader nel fotovoltaico sono due regioni: le Marche e la Puglia, con oltre 700 Watt per abitante installati, il doppio della media nazionale.
“La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica: il primo ranking delle Regioni italiane sul clima” rappresenta un tassello fondamentale per il percorso dell’Italia verso gli obiettivi climatici ed energetici al 2030 e al 2050 soprattutto se consideriamo che ad oggi il Paese non dispone di una valutazione complessiva di quali siano i contributi delle singole Regioni al raggiungimento di questi obiettivi. Allo stesso modo non esistono ancora dei target regionali condivisi al 2030 e 2050 in materia di clima ed energia (se non quelli che alcune Regioni hanno voluto attribuirsi, ma senza poterne verificare la compatibilità con l’obiettivo nazionale della neutralità climatica).