Ogyre è una start up italiana il cui principale stakeholder è il mare. Ogyre sta per Ocean Gyre. Sono correnti oceaniche circolari alla base dell’ecosistema marino, oggi note per intrappolare la plastica in sconfinate isole di rifiuti galleggianti come il Great Pacific Garbage Patch, la gigantesca superficie creatasi al largo dell’Oceano Pacifico grazie alla convergenza di rifiuti (per lo più plastici), provenienti da tutto il mondo.
È un modello di business in antitesi con i modelli di consumo degli ultimi decenni che hanno compromesso il rapporto tra Uomo e Natura.
Circoli virtuosi
Attraverso una catena virtuosa, la start up raccoglie la plastica dei nostri mari grazie alla collaborazione dei piccoli pescatori. Ad oggi, l’impresa opera nel mar Mediterraneo, in Brasile e in Indonesia. Tutti, persone e aziende, grazie alla piattaforma Ogyre, hanno la possibilità di agire direttamente per contrastare l’inquinamento da plastica contribuendo alla custodia del mare in modo trasparente, semplice e diretto.
E non è solo un modello di business. Anche una fonte di ispirazione per uno stile di vita consapevole capace di proteggere l’Ambiente e restituire valore alle comunità locali in cui opera. “Abbiamo messo la salvaguardia del mare al centro del nostro progetto perché senza oceano non c’è vita” dice Antonio Augeri, fondatore di Ogyre. L’obiettivo è ribaltare un paradigma ormai noto: l’uomo consuma e sfrutta le risorse del pianeta puntando a una crescita illimitata che la Natura non può più sostenere.
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