Pietra viva declinata al femminile, donne insieme per fare cultura del marmo

La durezza della roccia naturale, il cui antico significato è ‘pietra splendente’, trova espressione nella morbidezza del femminile: l’associazione Donne del Marmo riunisce diverse professionalità, tra titolari di storiche cave, imprenditrici, geologhe, ingegneri, architetti, designer, scultrici, giornaliste e fotografe a cui si aggiungono (dopo la modifica allo Statuto che ha consentito l’apertura a nuovi iscritti ndr) i soci sostenitori, per un numero di oltre 2000 persone che orbitano intorno all’organizzazione. L’associazione, nata a Verona nel 2006, mira a diffondere e promuovere la cultura del marmo “una materia viva, capace di donare emozioni e sensazioni”, come raccontano a Quoziente Humano la presidente Sara Vannucci e l’avvocata Barbara Toce, delegata per le Marche.


Un incontro, quello tra donne e marmo, da cui emergono significati che sfidano l’immaginario per descrivere una realtà in cui si mescolano differenti livelli, dal più pratico e concreto fino a quello visionario e onirico.  

L’associazione donne del marmo riunisce donne attive in un settore che non richiama lo stereotipo. Che cosa portano le donne in questo comparto? 

S.V.: Il settore del marmo è difficile, almeno fino a oggi è stato caratterizzato da una prevalenza maschile. Quando si parla di marmo si fa riferimento a tre differenti livelli: la cava, il laboratorio e le attività intorno. Il lavoro della cava vero e proprio è rimasto maggiormente appannaggio degli uomini, sebbene anche quel mondo piano piano si stia trasformando con una buona quota di presenza femminile, sono molte infatti le donne titolari di cave di marmo. Tante sono le figlie che ereditano l’azienda del padre, segnando un passaggio generazionale e di genere. Per quanto riguarda il piano artistico, il numero delle donne impegnate in scultura e design sta iniziando ad aumentare. Con le giornaliste, le responsabili di eventi e le comunicatrici si delinea un mondo più morbido, più vicino al mondo del marmo al femminile.

B.T. : Il marmo, come tanti altri settori, sta evidenziando una propensione del ruolo femminile in un comparto che per vari motivi fino a pochi anni fa era appannaggio degli uomini. Il marmo nasce nella cava e diventa un oggetto: ad esempio ci sono start up di ragazze che lavorano con la polvere di marmo e realizzano vestiti, gioielli, scarpe. Ci sono donne che con utilizzo del materiale di riciclo e con lo scarto del marmo hanno realizzato progetti per poter reinventare questi composti. La curiosità e il fatto che le donne sono spesso più pronte a raccogliere nuove sfide sta portando questo settore a crescere e a cogliere opportunità prima non immaginabili. 

Differenti professionalità si riuniscono nell’associazione Donne del Marmo intorno alla pietra naturale per farne un’esperienza complessa fatta di storia, geografia, cultura, tradizione ed emozionalità.

S.V.: Io adoro il marmo e la pietra in generale, perché è materia viva. Con il marmo, ad esempio, ho creato i Profumi del Marmo. Ogni marmo ha il suo profumo e pensando allo statuario Michelangelo, marmo purissimo, ho creato un’essenza quasi idilliaca, talcata. L’esperienza sta nel visitare le cave di marmo, immergersi nel bianco etereo e sentire questo profumo: si è condotti in un mondo completamente diverso si incomincia a sognare. Gli scultori con la loro arte sentono questa materia viva e riescono a creare perché sono partecipi con la pietra che stanno utilizzando. 

Il profumo “Pinocchio” per il “Premio Donna del Marmo 2021”

B.T.: Mi piace pensare che da questa pietra dura e fredda, che può sembrare distante, stia nascendo qualcosa di caldo, fluido, simbiotico anche con e grazie a donne che stanno realizzando progetti bellissimi.

Ci sono artiste, professioniste, manager di aziende familiari che stanno dando un’impronta completamente diversa al settore.

L’associazione supporta il percorso, perché la condivisione di esperienze e realtà infonde il coraggio di affrontare sfide che una donna sola potrebbe avere paura di intraprendere. Il confronto con altre imprenditrici e professioniste che si impegnano in progetti innovativi consente di lanciare il cuore oltre l’ostacolo. 

Inclusività, sintesi e creatività sono caratteristiche tipiche del principio femminile. Nel settore marmo come si concretizzano?

S.V.: C’è un grande entusiasmo di fare e far conoscere il marmo, un materiale famoso ma non altrettanto utilizzato come altri, come ad esempio la ceramica. Lo scopo delle Donne del Marmo è fare cultura attorno a questa pietra. 

Il settore unisce tradizione e innovazione, cultura e territorio. Quanto è importante integrare diversi aspetti e livelli?

S.V.: Negli anni la lavorazione del marmo è cambiata completamente. L’integrazione tra tradizione e tecnologia è fondamentale, man a mano che le innovazioni si adottano ci sono problematiche che possono essere risolte. 

Come avvicinate le giovani leve al mondo del marmo? 

S.V. : Promuoviamo l’associazione soprattutto attraverso gli eventi. Negli ultimi anni abbiamo creato una rete di referenti regionali, con questa divisione si può essere più capillari sul territorio. Facciamo eventi per far conoscere l’attività delle Donne del Marmo. Abbiamo istituito il Premio Donne del Marmo, ogni anno conferito a un importante personalità che ha lavorato e valorizzato la pietra. Fanno parte della rete ambasciatori che aiutano a far conoscere il lavoro dell’associazione e naturalmente la cultura del marmo. Piano piano stiamo crescendo e abbiamo un discreto numero di persone che possono raccontare chi sono le Donne del Marmo. 

B.T.: Un progetto che avvicina le giovani generazioni è il Premio Panchina d’autore realizzato insieme alla Fondazione Carlo Collodi. Il Premio è dedicato anche alle scuole: la progettazione delle panchine arriva attraverso un concorso di idee e da una giuria che seleziona quelle ritenute più meritevoli. Non è facile approcciare alle nuove generazioni, perché nello scenario collettivo si pensa a questa pietra e alla fatica che c’è dietro. L’associazione sta cercando di trasferirne la cultura attraverso iniziative che possano promuoverne i valori in ottica di innovazione e creatività. 

Come vi muovete sul territorio? 

B.T.: Nelle Marche c’è una grande produzione di travertino soprattutto nelle zone del Piceno, la situazione è abbastanza critica perché non c’è mai stata compattezza. Per quanto riguarda il mio mandato, sto cercando di trovare sul territorio figure che possano fare da trait d’union. Non tutte le regioni sono attive come le altre. Il mio ruolo, in questo momento, è quello di far conoscere l’associazione, far aderire aziende marchigiane e, tra queste, ingaggiare donne che possano avere un ruolo di promozione sul territorio su una qualità di prodotto come il travertino che è molto pregiata e importante, e che racconta anche la storia di alcuni paesi colpiti dal terremoto e che potrebbero rinascere tramite attività legate al marmo. L’associazione ha partecipato ad alcuni bandi legati alla valorizzazione di prodotti tipici, tra cui l’estrazione del marmo è una di queste. Stiamo coinvolgendo diversi attori del territorio. 

Quanto pesa il settore nel nostro Paese a livello economico e come si inserisce nel panorama internazionale? 

S.V.: Il marmo è presente in tutto il mondo. L’Italia ha marmi particolari. Pensiamo al marmo di Carrara, un marmo con caratteristiche che non si trovano da altri parti del mondo. Se lo si va a confrontare con altri materiali non ci sono paragoni, il marmo rappresenta una piccola quota. Il marmo ha le sue regole, a partire dall’estrazione, è una pietra naturale, a differenza della ceramica della quale si possono fare i quantitativi che si vogliono. 

Le tecnologie che abbiamo a disposizione e i sistemi di lavorazione presenti in Italia hanno caratteristiche diverse da altri Paesi nella lavorazione e nella rifinitura. 

B.T.: Il marmo è un materiale molto pregiato all’estero, proprio perché considerato nobile, i monumenti più importanti sono fatti di marmo. È un settore che meriterebbe tanto e l’associazione sta cercando di fare uscire dal limbo una materia che soprattutto in Italia non è stata portata veramente in luce. 

Marmo, donne e arte: come questi significati si legano e si manifestano? 

S.V.: Il marmo è cultura, le donne fanno cultura e tutto si amalgama sotto questa unica parola: cultura. 

Quali sono i prossimi passi che l’associazione Donne del marmo intende compiere? 

S.V.: Vorremmo aumentare il numero delle nostre associate e dei nostri sostenitori perché significherebbe apprezzare l’associazione e quello che sta facendo. Lo scopo delle Donne del Marmo è quello di fare cultura, ci sono tante attività su cui stiamo lavorando. 

B.T.: Certamente la donna ha una sensibilità diversa, e molto spesso riesce a cogliere aspetti e opportunità anche nel campo culturale. Ci sono titolari che hanno organizzato all’interno delle loro cave eventi di alto livello. 

Esiste un’associazione ‘Uomini del marmo’? Perché le donne hanno necessità di riunirsi e quanto sono abili nel fare sistema? 

B.T.: Non esiste un’associazione Uomini del Marmo… Secondo me non esistono associazioni di uomini (sorride ndr)! Se da un lato si vogliono valorizzare gli aspetti positivi del fare rete al femminile, emergono anche quelli negativi.

Il fatto che sia necessario dover fare un’associazione al femminile, la dice lunga sulla necessità delle donne di dover dimostrare qualcosa in più rispetto ai maschi.

Ecco allora la nascita di associazioni come Le Donne del Marmo, del Vino, dell’Olio, dei Mieli… mi auguro che questo stereotipo prima o poi finisca e non si debba più doverlo significare in questa accezione. Le donne sanno fare rete, e spesso la fanno in maniera molto più impattante e produttiva rispetto agli uomini. Messe insieme sanno dare molto. La donna ha la capacità di impegnarsi su più fronti integrando il piano lavorativo, economico, sociale, culturale. Siamo nell’era in cui è necessario fare rete. Anche in questo settore c’è stato inizialmente un borbottio rispetto a questa associazione, soprattutto quando si è visto il lavoro che si è incominciato a fare, qualcuno ha iniziato a storcere il naso. Molto che si sarebbe potuto intraprendere anche prima, è stato portato a compimento grazie all’intuito di Sara e delle altre donne. La registrazione di questo marchio vuole promuovere il territorio e il saper fare, la tradizione e la parte immateriale di questo percorso. Le donne quando vogliono sono in grado di fare rete con risultati incredibili. 

S.V.:  Le donne se riescono a fare rete, perché non è facile, sono molto abili. Nella nostra associazione le persone collaborano in maniera positiva. Le donne sono con noi perché vogliono portare avanti progetti costruttivamente.

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Giornalista, consulente alla comunicazione positiva e allo sviluppo individuale e dei gruppi attraverso strumenti a mediazione espressiva. 20 anni di esperienza in comunicazione aziendale.

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