In questo avvio di 2024, abbiamo voluto dare spazio alla riflessione, alla memoria, uno stimolo a cogliere il simbolico passaggio all’anno nuovo come spinta e forza a fare la propria parte nel cambiamento, per il mondo che vorremmo.
“L’umanità ha una fondamentale necessità, una rinascita fondante di un nuovo periodo…”, “… in cui “la bellezza non è solo estetica, ma diventa un principio guida che informa il nostro rapporto con il mondo”. Ci guida in questo Sauro Tronconi, filosofo, antropologo, ricercatore, da più di 30 anni conduce corsi e seminari. Su Quoziente Humano è curatore della rubrica ‘Il paracadute’.
Parli spesso della necessità di un nuovo Rinascimento.
La storia umana è stata segnata da periodi di profonda trasformazione, in cui il pensiero e la cultura hanno subito rivoluzioni significative. Dopo il Medioevo, l’Umanesimo ha rappresentato una di queste svolte epocali, spostando il focus dal divino all’umano, ponendo l’uomo al centro dell’universo culturale e intellettuale. Questo cambiamento ha preparato il terreno per il Rinascimento, un’era di rinascita artistica, scientifica e culturale. Oggi, ci troviamo di fronte a una sfida simile ma ancora più complessa.
La necessità di rimettere l’uomo al centro è impellente, ma non è sufficiente. Dobbiamo estendere questo concetto per includere la natura, di cui l’uomo è parte integrante.
Questo nuovo Rinascimento dovrebbe essere caratterizzato da un approccio olistico, che consideri l’interconnessione tra l’umanità e l’ambiente naturale.
Nel contesto che descrivevo, la costruzione della nostra “casa comune” richiede un rispetto profondo per ogni forma di vita. La tecnologia, che ha trasformato il mondo in modi inimmaginabili, deve essere unita alla filosofia e alla bellezza, creando un equilibrio tra progresso e sostenibilità. Questo approccio integrato può portare a un nuovo Rinascimento, dove la crescita e lo sviluppo non sono misurati solo in termini economici o tecnologici, ma anche in termini di benessere ambientale e armonia con il mondo naturale.
Siamo abituati a vedere e vivere il mondo nella ‘separazione’.
In questo nuovo Rinascimento, la bellezza non è solo estetica, ma diventa un principio guida che informa il nostro rapporto con il mondo. La filosofia, che riflette sulla natura dell’esistenza e sulla nostra posizione nell’universo, può fornire la base etica per questo nuovo approccio. Unendo tecnologia, filosofia e bellezza, possiamo aspirare a un futuro in cui l’umanità e la natura coesistono.
Cosa portiamo a Firenze dopo la peste?
Balliamo e festeggiamo in villa, raccontandoci novelle mentre a Firenze impazza la peste. Molti, sconfitti e ignavi, si sono rinchiusi nelle ‘ville’, passando il tempo a raccontarsi storie, mentre nel mondo impazza la peste. In questo parallelo con la storia passata, assistiamo a infiniti talkshow dove i più improbabili esperti si parlano addosso su ogni evento. Ma soprattutto, ci confrontiamo con la sconsolante immagine che di noi dovremmo avere: l’aver perso l’ordine delle priorità, il non vedere la realtà nascosta sotto il packaging continuo dell’illusione che ci tiene falsamente al sicuro. Quando finalmente usciremo dalla villa, ci chiediamo: avremo scritto il Decamerone o avremo solo vuote parole e vuoti pensieri per affrontare le emergenze?
In un’era segnata da una crisi globale, paragonabile alla peste di Firenze nel XIV secolo, la società moderna affronta sfide inedite. La pandemia ha spinto molti verso un isolamento simile alle ville del Decamerone di Boccaccio, rivelando aspetti cruciali della solidarietà sociale.
Quali sono gli aspetti di questa solidarietà?
La crisi evidenzia due tipi di solidarietà: quella meccanica, con un forte senso di appartenenza in piccoli gruppi, e quella organica, basata sulla dipendenza reciproca tra individui diversi.
Emerge, parallelamente, un senso di anomia1, una mancanza di norme evidente nella confusione tra realtà e illusione e nell’incapacità di gestire le emergenze.
Le narrazioni collettive, simili ai racconti del Decamerone, giocano un ruolo fondamentale nella costruzione della realtà sociale. Queste storie possono rafforzare la solidarietà o contribuire all’anomia, a seconda del loro uso.
In un mondo dominato da talk show ed “esperti” spesso disconnessi dalla realtà, il rischio è che queste narrazioni diventino vuote, aggravando l’anomia. La risposta dipenderà dalla nostra capacità di riscoprire e riaffermare valori unificanti, utilizzando le narrazioni non solo come fuga, ma come strumenti per comprendere e trasformare la realtà.
C’è altro che ci dice questa crisi?
Si svela una trama degna di un romanzo storico, dove un evento in un angolo del mondo diventa il battito d’ali che scatena un uragano globale.
È come se la natura avesse deciso di ricordarci quanto siamo tutti interconnessi, e quanto fragili.
Questa è la lezione di umiltà che ci offre il XXI secolo: un virus microscopico mette in ginocchio intere nazioni, sottolineando la necessità di un’inedita cooperazione internazionale, quasi come un richiamo alla formazione di un “villaggio globale” più empatico.
La crisi ci costringe a riconsiderare ciò che conta davvero. Salute, famiglia, comunità – sembra quasi che stiamo riscoprendo un copione antico, ma con un twist moderno. E poi c’è la resilienza, quella parola che sembra uscita da un manuale di auto-aiuto ma che in realtà è diventata la chiave di sopravvivenza nel nostro mondo in rapido cambiamento.
Sul fronte della scienza, assistiamo a un revival dell’età dell’illuminismo, ma con un tocco di dramma digitale in un mare di fake news. E poi c’è la rivoluzione digitale, che ha trasformato le nostre case in uffici e scuole virtuali, dimostrando che la tecnologia può essere sia un salvatore che un tiranno.
La crisi ha anche messo a nudo le disuguaglianze, come uno specchio impietoso che mostra le crepe nel nostro sistema. È diventato chiaro che la giustizia sociale non è solo un bello slogan, ma una necessità urgente. E infine, l’ambiente. La natura ha approfittato di una pausa forzata per respirare, ricordandoci che forse è ora di riconsiderare il nostro rapporto con il pianeta.
Crisi nell’accezione di opportunità
In conclusione, questa crisi è come un grande rompicapo che ci sfida a ripensare il modo in cui viviamo, lavoriamo e interagiamo.
È un invito a unire la precisione della scienza con la saggezza della filosofia
in un tentativo di riscrivere il nostro futuro, non solo come sopravvissuti, ma come custodi più saggi e responsabili del nostro mondo.
Per questo cambiamento necessario usi l’espressione ‘Rinovatio’.
Il concetto di “New Renaissance” richiama l’idea di un risveglio culturale, intellettuale e sociale, un’epoca di rinnovamento e di grandi cambiamenti. Per catturare l’essenza di questo spirito in un neologismo, potremmo coniare la parola “Rinovatio”.
‘Rinovatio’ combina ‘Rinascimento’, la parola italiana per Rinascimento, con ‘novatio’, il termine latino per novità o rinnovamento. Questo termine potrebbe simboleggiare un’era di profonda trasformazione e innovazione, che non solo guarda indietro all’età dell’oro del Rinascimento per ispirazione ma si proietta anche in avanti verso nuove frontiere di scoperta, creatività e progresso umano.
Salvatori di noi stessi
Il 2024 si configura come un anno determinante, contrassegnato da crisi globali che impongono decisioni urgenti e ponderate. Affrontiamo un’ampia gamma di sfide: conflitti armati, egoismo, violenza, disastri ambientali, cibo contaminato, un’economia predatrice e la minaccia di estinzione di numerose specie animali.
Una tendenza allarmante emerge in questo contesto: le parole di condanna e le promesse di cambiamento spesso non si concretizzano in azioni reali.
I governi sembrano immobilizzati, incapaci di attuare i cambiamenti necessari, un fenomeno che ricorda l’ignavia menzionata da Dante Alighieri
un passivo lasciarsi trascinare senza resistenza o azione significativa.
Qual è l’invito per gli individui?
La teoria dell’etologo Konrad Lorenz suggerisce che, in situazioni di emergenza, le masse potrebbero cominciare a influenzare direttamente le decisioni politiche. Questo potrebbe rappresentare un punto di svolta, ma sorge un interrogativo fondamentale: sarà sufficiente? Senza una preparazione adeguata, c’è il rischio che le società vengano trascinate verso scelte ancora più dannose, guidate dalla paura e dall’urgenza, un fenomeno che potrebbe essere descritto come un ‘sonno ipnotico delle coscienze’, dove l’assenza di consapevolezza critica e l’inerzia conducono a un pericolo oggettivamente reale.
In questo quadro, è essenziale l’intervento di uomini e donne illuminati che lavorino per risvegliare le coscienze umane a tutti i livelli, oltrepassando i confini politici e religiosi. Questi leader visionari potrebbero ispirare un cambiamento radicale, stimolando una maggiore consapevolezza e un’azione più efficace di fronte alle sfide globali.
Qualcosa a cui non sembriamo essere preparati.
L’uomo moderno sembra non essere preparato a sviluppare una visione globale e collettiva. In molte situazioni, la gente tende a chiudersi a protezione dei membri del proprio ‘clan’, un comportamento reminiscente di pratiche neolitiche. La civilizzazione ha portato l’umanità fino a un certo livello di sviluppo sociale, ma sembra essersi inceppata nell’ulteriore progresso, soprattutto nel distinguere tra ciò che è possibile e necessario e il sacrificio richiesto per ottenerlo collettivamente.
Questi scenari, lontani dall’essere pura speculazione, stanno già prendendo forma. Di fronte a questa realtà imminente, la mancanza di voci autorevoli che possano guidare l’umanità verso la preparazione e l’adattamento ai cambiamenti inevitabili è sorprendente.
Affrontare l’anno nuovo richiede un approccio radicale e onesto verso noi stessi e il mondo che ci circonda.
La verità e la giustizia devono essere i pilastri su cui costruire ogni nostro pensiero e azione. Questo significa riconoscere e accettare la realtà per quello che è, senza inganni o autoinganni. Essere adesso consapevoli delle nostre azioni quotidiane, desideri e bisogni, e come questi si riflettano nelle nostre scelte.
In questo contesto come si legge il concetto di libero arbitrio?
È fondamentale liberarsi dai condizionamenti che ostacolano la nostra consapevolezza e permettersi di pensare in modo libero e non vincolato da pregiudizi o presupposti culturali.
Questo richiede un’introspezione profonda e l’onestà di riconoscere quando i nostri comportamenti sono guidati da impulsi primordiali o da mancanza di visione.
La responsabilità gioca un ruolo chiave. È impellente assumere la responsabilità totale delle nostre azioni a tutti i livelli, partendo dalla radice – la nostra coscienza. Ciò implica riconoscere e modificare quei comportamenti automatici che sfociano in azioni distruttive o in una visione miope della realtà. Non sono sufficienti soluzioni temporanee; è necessario un cambiamento fondamentale nel nostro modo di pensare e agire.
In questa prospettiva, possiamo affrontare sfide globali con una nuova consapevolezza e determinazione. Le decisioni, le parole e i pensieri di oggi modelleranno il nostro futuro sul pianeta.
È imperativo non solo riconoscere le crisi attuali, ma anche agire con determinazione per forgiare il futuro.
La sfida è grande, e le scelte che ci attendono richiedono una visione lungimirante e un’azione collettiva decisa, ricordando sempre la nostra comune umanità e le responsabilità condivise.
Esiste un piano B?
Se non riusciamo a intraprendere il percorso di consapevolezza e responsabilità individuale e collettiva, il ‘piano B’ non è così semplice come il trovare soluzioni di emergenza o di ripiego. Non si tratta di ricorrere alla benevolenza di Dio come unico rifugio o di scaricare le nostre paure sugli altri, né di chiudere gli occhi davanti alle difficoltà, optando per un’ignoranza volontaria che porterebbe a un annientamento.
Tecnologia, angelo e demone
Al contrario, è necessario riflettere sulla potenzialità e sulle risorse che già possediamo. L’intelligenza artificiale, ad esempio, potrebbe supportarci in decisioni complesse, dove la comprensione umana è limitata. La scienza e la tecnologia sono già in grado di fornire soluzioni innovative ai problemi globali, ma il loro sviluppo e la loro implementazione dipendono dalla volontà politica e dal sostegno sociale.
Nel contesto delle sfide globali, dobbiamo considerare che alcune soluzioni potrebbero non essere popolari o facili da accettare, ma potrebbero essere necessarie per il benessere a lungo termine dell’umanità. Questo approccio richiede un cambiamento radicale nel modo in cui pensiamo e agiamo, sia a livello individuale che collettivo.
Umberto Galimberti, un filosofo contemporaneo, ha espresso un pensiero che risuona con questa idea: “La tecnologia ci offre gli strumenti, ma è il senso etico e la visione umana che devono guidare il loro uso per il bene comune.” Questa riflessione sottolinea l’importanza di una guida etica e di una prospettiva umanistica nell’uso delle tecnologie e delle innovazioni, sottolineando che i progressi tecnologici da soli non sono sufficienti senza una direzione etica e umanitaria.
E dunque…
Un consiglio pratico a tutti noi per il 2024 appena iniziato.
Smettiamo di nasconderci e affrontiamo chi siamo veramente. Troviamo il coraggio di osservare noi stessi, riconoscendo la nostra pigrizia, accidia e arroganza. Iniziamo da qui, vedendo chiaramente, senza lamentele o recriminazioni.
Solo chi non mente a se stesso può costruire partendo da se stesso. Vedendo chi siamo, possiamo scegliere.
In questo passo, troviamo il coraggio, la forza e la volontà di fare scelte giuste. Impariamo ad avere una visione del futuro.
Essere visionari significa amare la propria visione senza identificarsi in essa, imparando a costruire con totalità ciò che desideriamo, senza mai perderci nel progetto. Una volta compreso ciò, molte cose diventeranno possibili nella nostra vita e la strada da percorrere si farà evidente in noi.
Ma ricordate, si inizia adesso!
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Il paracadute
- ** “Anomia” è un termine utilizzato prevalentemente in sociologia e psicologia per descrivere uno stato o una condizione sociale in cui vi è una mancanza o una debolezza di norme e regole sociali. Il concetto è stato particolarmente sviluppato dal sociologo francese Émile Durkheim.
In sociologia, l’anomia si riferisce a una situazione in cui le strutture sociali (come leggi, norme, tradizioni) sono insufficienti o si stanno dissolvendo, lasciando gli individui senza una chiara guida sul comportamento socialmente accettabile. Questo può portare a sentimenti di disorientamento, isolamento e confusione su ciò che è giusto o sbagliato.
Durkheim ha identificato l’anomia come una condizione che si verifica spesso durante periodi di rapido cambiamento sociale o crisi economica, dove le norme e i valori consolidati vengono messi in discussione o perdono la loro influenza. In tali contesti, gli individui possono sperimentare un senso di alienazione e mancanza di scopo, a volte portando a comportamenti devianti o antisociali. ↩︎