Era marzo 2020 quando abbiamo lanciato Quoziente Humano. Come ricordiamo quando ci presentiamo, mentre il Paese chiudeva, noi aprivamo. Sin dall’inizio ci siamo date l’obiettivo di favorire il dialogo, tra organizzazioni profit e non profit, istituzioni e territori. Nei mesi l’attualità ci ha spinto a un’ulteriore riflessione. Oggi, sempre più vogliamo alimentare un confronto anche in quei terreni che sembrano più ostici ad accogliere, dare voce a chipropone nuovi percorsi verso una visione allargata per rispondere a bisogni comuni. Per una convivenza tra conoscenze e soluzioni, tra persone e natura, tra uomini e uomini. salute
Per questo, abbiamo incontrato Patrizia Gentilini, oncologa ed ematologa, che fa parte della Commissione Scientifica Indipendente sulla gestione Covid presentata a Milano lo scorso 20 novembre da Fondazione Allineare Sanità e Salute unitamente al Coordinamento 15 ottobre, per una fattiva collaborazione tra mondo medico scientifico e popolazione.
Sul motivo che abbia spinto il gruppo di medici a inviare una pec (a cui sinora non c’è stata risposta ndr) al ministro della Sanità, al presidente del Consiglio e all’Istituto Superiore di Sanità ci dice: “Abbiamo sentito sempre più forte l’esigenza di arrivare a un confronto fra pari, basato sui dati di letteratura: la scienza è sempre andata avanti così. Stiamo andando su una strada che a nostro avviso non è giusta. Si è capito quanto la nostra società sia fragile da tutti i punti di vista. Occorre un cambio di passo, non si può spingere sull’acceleratore senza avere chiara la meta, ciascuno di noi deve fare delle scelte”.
Una Commissione medico scientifica indipendente: perché ora?
La Commissione è nata per rispondere alle tante domande che i cittadini si pongono, per avere chiarezza sul problema complessivo della pandemia che stiamo vivendo ormai da 2 anni a questa parte. C’è l’esigenza che venga avviato un confronto, perché non è vero che la scienza parla con un’unica voce. Anche a livello internazionale ci sono molti autorevoli ricercatori e scienziati che fin dall’inizio hanno cercato un approccio diverso per risolvere il problema della pandemia. Queste voci non solo sono state inascoltate, ma anche derise e ridicolizzate, e lo vediamo continuamente in programmi televisivi o i giornali che vanno per la maggiore. Come medici che hanno avuto una visione critica rispetto alle soluzioni che ci sono state prospettate, sentiamo l’esigenza di arrivare a un confronto fra pari, basato sui dati di letteratura. La scienza è sempre andata avanti così, non certo a maggioranza.
Bisogni e domande a cui rispondere
Ci possono essere posizioni diverse che meritano rispetto, soprattutto, come nel caso che avanziamo, quando appartengono a un mondo medico scientifico scevro da conflitti di interesse. Il bisogno è anche delle persone, associazioni, cittadini che chiedono verità. Abbiamo istituito questo canale con il Coordinamento 15 ottobre, nato con le proteste dei portuali a Trieste, che ha incarnato a livello mediatico l’esigenza della piazza di avere punti di riferimento precisi. Si è realizzata un’unione fra il mondo scientifico medico indipendente e le esigenze di una parte dei cittadini. Come medici siamo a servizio di tutti, la Commissione è indipendente e libera, c’è una spinta perché si arrivi a un confronto scientifico degno di questo nome.
Che cosa intende per ‘confronto scientifico degno di questo nome’?
Confronto scientifico vuol dire mettersi intorno a un tavolo con i risultati che emergono dai Paesi in cui si è più vaccinato e con altri dati che abbiamo disponibili. Ad esempio, in Italia, nel 2021 la mortalità per tutte le cause dai 15 ai 39 anni, purtroppo, mostra un incremento non coerente con quello che era l’andamento precedente e questo è un dato che suscita grande preoccupazione.
In Inghilterra dal 1° maggio al 17 settembre 2021 nella classe d’età 15-19 anni si è registrato un aumento della mortalità per tutte le cause del 47% rispetto al 2020, e del 16% rispetto alla media dei 5 anni precedenti (fonte https://www.hartgroup.org/recent-deaths-in-young-people-in-england-and-wales).
Una situazione simile è stata segnalata in Israele fra i 20 e i 49 anni, con un picco di mortalità analogo a quello registrato nel Paese nel 2014 nel corso della guerra contro Hamas (https://steve-ohana.medium.com/young-adult-mortality-in-israel-during-the-covid-19-crisis-ff7456cff74f).
I dati di EuroMOMO mostrano un andamento analogo con un incremento della mortalità complessiva che coinvolge anche altri Paesi europei. Nel 2021 i giovani muoiono molto di più del 2020 quando c’era la Covid. Vanno indagate le cause. È un fatto che non possiamo sottacere. Perché spingere sulla vaccinazione fra 5 e 11 anni, una fascia in cui questa malattia non rappresenta un problema? Forse pochi sanno che lo studio che ha portato all’approvazione con il vaccino Pfizer a dose di un terzo rispetto a quella per adulti ha riguardato 2268 bambini fra 5 e 11 anni: a 1510 è stato somministrato il vaccino e a 746 il placebo e l’intera coorte è stata mediamente seguita per poco più di 2 mesi ed al massimo per 2,5 mesi.
Si propone una vaccinazione per bambini dai 5 agli 11 anni paventando il rischio della sindrome multi-infiammatoria sistemica, complicanza che riguarda pochissimi casi: ad esempio, i lavori ci dicono che in Germania si sia registrata in 1,7 casi su 10.000 positivi, di più negli Stati Uniti: 3,16 su 10.000 bambini, ma colpendo soprattutto neri asiatici e ispanici. Chiediamoci se abbia senso sottoporre a un trattamento che non è stato testato né per cancerogenicità, né per genotossicità bambini che hanno tutta la vita davanti.
Perché è importante attivare un tavolo aperto sul piano istituzionale? Su quali temi chiedete il confronto?
Di seguito i punti indicati nella pec inviata dall’ Avv. Cappellari: andamenti mortalità totale 2021 vs 2020 e precedenti (con riferimento a EuroMomo ndr). Mortalità totale nei RCT con vaccini a mRNA; vaccini anti Sars Cov 2 e prevenzione dell’infezione; opportunità della vaccinazione in età pediatrica; bambini e adulti non vaccinati (vs vaccinati) e rischi relativi per la comunità; sorveglianza attiva vs sorveglianza passiva e nesso di casualità nella stima degli eventi e delle reazioni avverse.
Perché una farmacovigilanza attiva
La mancanza di una sorveglianza attiva è cosa gravissima: di fatto siamo di fronte alla somministrazione di farmaci che godono di una autorizzazione cosiddetta condizionata (la cui immissione in commercio è stata rapida e si sono accorciati molto i tempi), per cui le persone accettano il modulo del consenso informato ma poi non vengono in alcun modo seguite. Questo non riguarda solo il nostro Paese, ma tutte le realtà. Negli Stati Uniti almeno su una parte della popolazione esiste un sistema di farmacovigilanza attiva V-Safe, poi c’è VAERS basato su segnalazioni spontanee. Paragonando le reazioni avverse segnalate dall’AIFA con quelle che vengono segnalate dal sistema V-Safe si è visto che in Italia le segnalazioni sono oltre 500 volte in meno rispetto a quelle che si avrebbero con un sistema di farmacovigilanza attiva.
Un altro tema su cui vi siete esposti è la vaccinazione sui bambini…
Si, questo è un tema che ci sta particolarmente a cuore e abbiamo stilato un parere in cui esplicitiamo in 16 punti i motivi per cui a nostro avviso non è il caso di vaccinare i bambini, a differenza di quello che dicono le istituzioni governative e il CTS.
Tra l’altro è paradossale che sul sito dell’AIFA tra le motivazioni in base alle quali ha senso vaccinare i bambini è riportato: “la vaccinazione comporta benefici quali la possibilità di frequentare la scuola e condurre una vita sociale connotata da elementi ricreativi ed educativi che sono particolarmente importanti per lo sviluppo psichico della personalità in questa fascia d’età”. Ho fatto un salto sulla sedia.
È un diritto fondamentale dei bambini giocare e socializzare: subordinarlo alla vaccinazione, mi sembra di fatto un ricatto.
I due anni di covid19 hanno evidenziato il nervo scoperto della medicina territoriale. Che cosa significa potenziare la sanità?
Purtroppo, la sanità pubblica, il fiore all’occhiello del Servizio Sanitario Nazionale, esteso a tutti, gratuito, è sotto un attacco preoccupante. Lo vediamo dallo smantellamento dei servizi territoriali; dalla riduzione dei posti letto, dalle terapie intensive o reparti più specializzati; dall’accorpamento di ospedali, per cui spesso le persone si trovano abbandonate a se stesse.
Stanno venendo al pettine tutti i nodi di un approccio alla medicina e alla salute che ha un suo baco di fondo: rimborsare la malattia e non la salute.
Questo è il vulnus originale. Tanto più le prestazioni sono complesse tanto più sono retribuite, ma questo porta a distorsioni che sono ormai sotto gli occhi di tutti. Il servizio sanitario invece di essere orientato a difendere la salute e a stimolare le persone a mantenere uno stile di vita adeguato, punta sulla malattia e sulla “medicalizzazione” progressiva della vita.
Meritoria su questo è una realtà come la Fondazione Allineare Sanità e Salute che si adopra per la tutela della salute attraverso l’uso efficace, appropriato ed efficiente delle risorse in ambito sanitario, e per riallineare alla salute l’insieme delle convenienze degli attori che a vari livelli operano in Sanità.
C’è un’incongruenza tra il volerci curare e lo smantellamento negli anni della sanità territoriale.
Non invento nulla a dire che il grande business è far sentire anche i sani malati o nel “trovare” nuove malattie. Ci sono parametri – penso ad esempio ai livelli di colesterolo, alla glicemia – per cui chi non rientra in limiti stabiliti non su vere prove scientifiche, ma spesso arbitrariamente, deve prendere farmaci e questo vuol dire una medicalizzazione della vita che non giova agli individui, ma alle case farmaceutiche.
Sembra che la società si stia dividendo sempre di più. Anche in ambito sanitario si è detto che alcuni malati non avevano accesso alle cure rispetto ad altri. Stiamo creando malati di serie A e serie B?
Anche qui andrebbe fatta un’analisi puntuale. Intanto i posti di terapia intensiva non sono stati implementati come avrebbero dovuto essere, anzi sono stati ridotti. Mi sembra ci sia una distorsione dell’informazione volta a creare una divisione e una stigmatizzazione di coloro che hanno scelto liberamente e lucidamente di non vaccinarsi, sembra si voglia alimentare sempre più la paura e riversare sui presunti “untori” tutte le responsabilità di un sistema e di una gestione politica che sta mostrando ogni giorno di più la sua inadeguatezza.
Tra le obiezioni che arrivano a chi propone un’alternativa alla narrazione dominante: il covid non si cura. Quali, se ci sono, le risposte?
In questi due anni ho visto crollare punti fermi della medicina: le persone sono state abbandonate a loro stesse ed è stato loro consigliato paracetamolo e vigile attesa. Adesso per fortuna nelle linee guida ministeriali sono stati inseriti anche i fans, ma si continua ancora a proporre il paracetamolo.
Abbiamo dati di letteratura certi che ci dicono che il paracetamolo apre la strada al virus, quindi aggrava la malattia, proprio perché riduce le difese dell’organismo e le riserve di glutatione che aiutano a contrastare l’infezione.
Davvero non avrei mai pensato di ritrovarmi davanti ad una malattia da considerarsi “incurabile”, come agli inizi della mia carriera era considerato il cancro! Viceversa sappiamo che l’infezione da SARS -CoV2 deve essere affrontata fin dall’inizio nella maniera giusta e che una serie di farmaci, anche a basso costo, sulla base di studi randomizzati si sono dimostrati efficaci.
L’importanza delle terapie precoci riguarda tutti
Ne abbiamo parlato in una conferenza stampa il 23 ottobre a Milano e ben 11 sono quelli su cui possiamo contare (qui l’articolo). Viceversa, è stata creata e sempre più alimentata la paura, stato d’animo che non aiuta ad affrontare in maniera razionale la malattia.
Le persone si sentono paralizzate davanti a questa infezione che, come tutte le altre malattie che ci possono colpire, va affrontata e curata, senza sottovalutarla, ma senza neppure rimanerne succubi.
Ormai sappiamo che Covid 19 rappresenta per lo più un rischio per le fasce più fragili, che possono essere protette dal vaccino almeno per un certo periodo. Come medici non siamo contrari al vaccino nelle fasce d’età che possono averne un beneficio.
Tanti medici hanno visto persone morire, e ancora oggi succede. Questa è una realtà…
Muoiono anche quelli che sono stati doppiamente vaccinati, il vaccino protegge fino a un certo punto. Bisogna vedere come la malattia viene affrontata, se si aspetta in vigile attesa senza fare nessun tipo di trattamento ogni morbo può portare complicanze anche mortali.
Per omicron i vari Pharma hanno messo in tasca degli azionisti 10 miliardi. Il vaccino è stato finanziato nella ricerca e non viene ‘liberato’ dai diritti ma anzi viene pagato 24 volte il suo costo…
Viviamo in un mondo in cui è la finanza a dettare le regole, inutile illudersi! Il gruppo BlackRock che detiene le redini delle aziende farmaceutiche possiede quasi la metà del Pil mondiale. I grandi gruppi finanziari sono in grado di indirizzare non solo le scelte politiche, sociali, economiche dei Governi, ma anche quelle sanitarie.
Come medico cosa pensa del principio che l’individuo dispone del proprio corpo?
Non vengono date informazioni di base per far capire quanto siano importanti le scelte individuali. I nostri comportamenti condizionano la nostra salute, il benessere da un punto di vista psichico fisico relazionale. Si è creato un clima di terrore nei confronti della malattia, dilaga la diffidenza nei confronti degli altri, si stanno perdendo di vista valori fondamentali.
Cosa ci dicono i numeri? Ad esempio, quanti sono i morti in percentuale rispetto ad altre malattie?
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità per il fatto di non fare attività fisica si calcola che ogni anno in Italia ci siano 88.000 morti premature, per la cattiva qualità dell’ aria per soli 3 inquinanti (PM2.5, NO2, O3) si calcolano circa 70.000 decessi prematuri. Per non consumare cereali integrali, secondo una revisione del British Medical Journal del 2016, sarebbero ben 100.000 i decessi prematuri in Italia.
Per quanto riguarda i decessi nei giovani da Covid 19 fra 0 e 19 anni i dati ufficiali dell’ISS dall’inizio della pandemia riportano complessivamente 34 decessi. Segnalo che ogni anno in Italia fra 0 e 19 anni ci sono 356 decessi per cancro e ogni mese nella stessa fascia d’età ci sono 200 nuove diagnosi di tumore, non sono questi i numeri di cui piuttosto ci si dovrebbe preoccupare?
Il covid non rappresenta un problema per quanto riguarda la gravità e la letalità nei giovani, mentre sottolineo che c’è un incremento della mortalità complessiva nel 2021 che ci preoccupa molto.
Ha dichiarato: “Pensare di sconfiggere il covid solo con il vaccino equivale a dire di sconfiggere il cancro solo con la chemioterapia”. Ci spiega che significa?
Per chi ha una visione ampia della relazione tra la salute e l’ambiente è impensabile pensare che i vaccini risolvano il problema della Covid. Si tratta di malattie complesse che riconoscono un insieme di fattori alla loro origine: Covid 19 più che una pandemia è una “sindemia”, ovvero una interazione fra malattia infettiva e patologie croniche non trasmissibili (obesità, diabete, malattie cardiovascolari etc) che si aggravano reciprocamente.
Alla origine di ogni sindemia vi è una molteplicità di fattori ( ambientali, sociali, economici, culturali etc); in particolare sappiamo che Covid 19 è aggravata da esposizioni ambientali: dalla cattiva qualità dell’ aria, (in USA si stima un aumento dell’11% nella mortalità da COVID-19 per ogni incremento di un mcg/m3 nell’esposizione a lungo termine di PM2,5) all’ agricoltura intensiva. Sempre più infatti si sta affermando il concetto di ONE HEALTH, ovvero che esiste una sola salute e la salute dell’uomo non può essere disgiunta da quella dell’ambiente in cui vive. La nostra medicina si è dimenticata di interrogarsi sulle cause che ne favoriscono la comparsa. Covid, come anche i tumori, hanno una relazione profonda con l’ambiente in cui viviamo. Le sostanze inquinanti sono in grado di logorare i nostri normali meccanismi fisiologici che ci permettono di rimanere in salute, con i pesticidi si è visto che diminuisce la capacità di riparo del DNA, o si riduce la risposta allo stress ossidativo. Quando arriva un agente infettivo trova un terreno più favorevole.
Quali sono i 5 pilastri che proponete nella lotta alla covid?
L’approccio per la risoluzione vera della Covid dovrebbe essere più ampio. Questi i 5 “pilastri” individuati:
- Prevenzione Primaria ambientale (stop deforestazione, allevamenti intensivi, inquinamento…)
- Prevenzione Primaria individuale (no fumo, no sedentarietà, adeguata alimentazione etc…)
- Si a vaccinazione, ma in modo ‘focalizzato’, anziani e a chi ne può concretamente beneficiare
- No a terapie non adeguate o controproducenti (paracetamolo)
- Si a farmaci efficaci e a basso costo e facilmente reperibili
Come già detto non siamo contrari di principio alle vaccinazioni contro Covid 19, ma riteniamo che andrebbero praticate dove realmente possono essere utili, nelle fasce d’età che sono a rischio e che, viceversa, bisognerebbe lasciare circolare il virus nelle fasce d’età più giovani, dove non comporta rischi, in modo che si crei quella “convivenza pacifica” tra virus e ospite attraverso un’immunità che viene raggiunta se il virus può circolare. Viceversa, vaccinare a tappeto aiuta a selezionare varianti del virus, che muta già per conto suo. La famosa immunità di gregge è impossibile da raggiungere, proprio perché il virus muta.
È possibile parlare di convivenza con questo virus?
Sono state identificate decine e decine di specie animali che sono serbatoi del virus. Pensiamo di sterminare la vita intorno a noi? La vita è “convivenza” fra le specie. Questo è un concetto che dovremmo assimilare. Basta fare la guerra, che non aiuta, né tra le persone né contro gli altri esseri viventi.
Occorre rispettare l’ambiente e la biodiversità, noi viviamo in sintonia con il resto. Non possiamo pensare di essere sani in un ambiente malato!
Virus e batteri ci sono da molto prima che comparissimo sulla faccia della terra ed i microrganismi svolgono un ruolo essenziale degradando la materia organica e permettendo alla vita di perpetuarsi. Dentro di noi abbiamo circa da un kg e mezzo a due kg di microbi e batteri, il famoso “microbiota” che svolge funzioni fondamentali per la nostra vita in quanto contribuisce al metabolismo di glucidi, aminoacidi, alla biosintesi di vitamine (acido folico, vit. K, vit. del gruppo B) ed ha un ruolo fondamentale nel funzionamento del cervello e nel corretto sviluppo del sistema immunitario.
I medici che hanno ritenuto di non vaccinarsi sono stati sospesi. Si avrà una classe medica selezionata su una scelta fatta rispetto a una malattia…
Penso che stiamo perdendo la parte valida dei nostri sanitari, quelli che hanno mantenuto capacità critica, che non si sono assuefatti a regole assurde e che stanno pagando a caro prezzo la loro coerenza. Credo che pagheremo a caro prezzo perdere questi operatori.
Quanto conta quello che noi chiamiamo dissenso in ambito scientifico?
Lo spirito critico è fondamentale in ogni aspetto del nostro vivere quotidiano. Interrogarsi sul perché, sviluppare lo spirito di curiosità che porta ad approfondire le situazioni è importante. Più che mai quando si tratta di temi come quello della salute. Perché non ci deve essere questo confronto? Perché se si portano dei dati e degli studi da parte di ricercatori che non hanno conflitto di interesse non si vuole ascoltare? Come si fa a imporre una vaccinazione a livello planetario a bambini dai 5 agli 11 anni? Un genitore deve avere accesso a queste informazioni.
La popolazione ha diritto a informarsi. Si sta discutendo sul ruolo di un’informazione validata a monte, per far sì che sul covid non passino notizie false, che ne pensa?
Questo è il cimitero della scienza, della democrazia e del vivere civile. Sta imperando il dogma ‘io credo nella scienza’, ma la scienza non è una fede e se lo diventa non è più scienza, ma dogma. Credo si dovrebbe credere nel “metodo scientifico”, ovvero nel confronto fra opposte tesi, perché solo così la scienza può fare passi avanti. Che cos’è questa fiducia cieca, affidata a chi, e perché? Bisogna credere nel confronto per arrivare a ciò che in quel momento è la verità. La storia della medicina è lastricata di errori e di cose date per assodate e che poi sono state rimangiate. Un piccolo esempio: quelli della mia generazione… trovane uno che ha le tonsille!
In questa situazione ha mai avuto paura? Se sì, di cosa?
Non sottovaluto Covid 19, ma questa malattia non mi ha fatto paura. Se dovessi avere paura delle malattie non avrei fatto il medico. La vita è questa. Quello che mi fa paura è il clima di intolleranza che si è creato, vedere che non ci si parla e non ci si ascoltà più, non capire dove ci vogliono portare, l’irrazionalità che vedo nelle scelte politiche.
Chi sceglie di fare il medico e l’oncologo presumibilmente fa una scelta di vita e di lavoro in cui ci si confronta con l’evidenza della morte. Eppure, si traccia la via della cura…
Mi sono resa conto che ci sono due porte nella vita, quella in cui si entra quando si nasce e quella da cui si passa quando se ne esce. Sono questi i momenti di “passaggio” fondamentali che toccano ciascuno di noi. Avere vicino in questi momenti chi ti può accompagnare con competenza, ma anche in punta di piedi, con discrezione e affetto, è qualcosa che segna per sempre, nel bene o nel male la nostra vita e quella di coloro che ci sono vicini perché queste sono due “porte” che indiscutibilmente tutti dobbiamo attraversare. Ritengo un privilegio aver potuto accompagnare tante persone nei momenti difficili della malattia, spesso raggiungendo la guarigione, ma non tirandomi mai indietro anche davanti alla morte. Credo di avere raggiunto con gli anni un certo equilibrio e di vivere con serenità. Avrei potuto fare una scelta diversa, però sono sempre stata portata a prendere la strada più in salita. Questa professione è qualcosa che ti tocca e che ti porti dentro, ti fa vivere la vita in tutto il suo spessore ed in tutto quello che comporta. Dimenticarsi della morte è innaturale: la nostra società è la prima a negare e a nascondere la morte, ma così facendo mi sembra che sempre più sia in preda ad un folle delirio di onnipotenza, che per la paura di morire non ci fa più neppure vivere come sarebbe naturale. La serenità mi viene dal vivere il più possibile in un modo semplice, a contatto con la natura, e seguirne il ritmo. Vorrei trasmettere questo ai miei figli e nipoti.
Qui la versione inglese di questo articolo
Giornalista, consulente alla comunicazione positiva e allo sviluppo individuale e dei gruppi attraverso strumenti a mediazione espressiva. 20 anni di esperienza in comunicazione aziendale.