(segue) Una moneta positiva, per un mondo positivo

(qui la prima parte dell’articolo)
Lo abbiamo dimostrato con il super bonus: un credito di imposta che le persone potevano portare in banca e cambiare in euro. Se io ricevo il credito di imposta dallo stato italiano, che ovviamente non ha validità in Francia, ma lo posso portare in banca e cambiare in euro, che hanno validità all’estero, il problema è ridicolo, è di rapporto di cambio. Per cambiare in banca questa moneta, la banca mi potrà chiedere uno sconto, come è successo con il super bonus e come avviene quando cambiamo gli euro in sterline o in dollari.

In un mondo globalizzato, anche una moneta che vale solo sul nostro territorio, è sempre cambiabile in un’altra valida fuori dal nostro stato.

Se lo stato creasse queste grandi quantità di soldi con i quali risolvere i molti problemi del Paese, non si creerebbe un fenomeno di inflazione?

Noi abbiamo ipotizzato un piano in cui in due anni lo stato immette nell’economia mille miliardi, una cifra enorme. Il problema è che l’inflazione è un oggetto strano.

I testi di macroeconomia mettono in relazione l’aumento della quantità di moneta con quello dei prezzi dei beni: se sono in un sistema economico che non può produrre più di quello che sta producendo e ha piena occupazione, se immetto maggiori quantità di denaro è normale che ci sia un livellamento dei prezzi verso l’alto, i beni sono sempre quelli e la quantità di moneta aumenta. Ma in un sistema economico come quello attuale, dove ho una disoccupazione cronica del 10% e una capacità produttiva delle aziende ridotta al 70%, perché non c’è gente che compra, immettendo denaro aumento l’occupazione, la capacità di spesa dei cittadini e, quindi, quella produttiva delle aziende.

Come dice il mio amico Nino Galloni, fino alla piena occupazione e alla massima capacità produttiva, non ho nessun fenomeno inflattivo, a meno di casi particolari, ad esempio, certo materiale di cui potrei avere scarsità e quindi aumento di prezzo.

Le misure dello stato servirebbero ‘solo’ a impiegare tutti e a far lavorare le aziende a un livello produttivo più alto di quello attuale.

Mentre parliamo, alle tue spalle vedo un libro ‘un mondo positivo’.

Abbiamo creato un movimento culturale; se Moneta positiva è una associazione che sviluppa e diffonde idee, il movimento nasce per aggregare le persone su azioni ben precise, in cui collaborare e adoperarsi perché questi cambiamenti avvengano.

È la prima volta che passiamo a una fase più operativa, perché da più di un anno alla fine dei miei convegni la domanda più ricorrente è ‘noi cosa possiamo fare?’.

Fino a oggi abbiamo dovuto rispondere che stavamo cercando di convincere i politici a realizzare queste misure, oggi abbiamo deciso di cambiare anche noi paradigma, se i politici non si muovono ci muoviamo noi e proviamo a fare in modo siano spinti a fare questi cambiamenti.

Te ne dico una, abbiamo intenzione di fare tre referendum sulla sovranità monetaria, che abrogando delle norme di legge che limitano la sovranità monetaria dello stato la amplino. Sarà la prima volta che chiameremo i cittadini a decidere se vogliono un aumento della sovranità monetaria oppure no.

C’è qualcos’altro che possono fare i cittadini?

In Italia esiste una banca pubblica, il medio credito centrale, una misura che pubblicizzeremo è quella di andarsi a informare se nel territorio c’è una filiale di questa banca e spostare lì il proprio conto.

Per quale motivo?

La banca pubblica non è soggetta al Bail-in, il meccanismo per cui se va in difficoltà, ‘fallisce’, si vanno a prendere i soldi dagli azionisti, dagli obbligazionisti e, se non basta, anche dai conto correntisti superiori a una certa cifra.

È una misura molto pesante, mentre una volta una banca che falliva veniva salvata dagli stati, oggi per le norme europee è vietato. Quindi è molto più sicuro avere un conto corrente in una realtà pubblica, piuttosto che privata. Già questo sarebbe un grosso segnale per i politici, sarebbe come dire, noi vogliamo una banca pubblica.

Non ci rendiamo conto che la moneta che abbiamo nel conto corrente non è nostra; per l’art 1834 del Codice civile, quando depositiamo i soldi in banca diventano di sua proprietà, la banca promette di restituirceli, ma se fallisce, perché ha fatto investimenti sbagliati, non li vediamo più, anche se non abbiamo chiesto una lira di prestito. Un controsenso.

Tornando alla moneta, negli anni sono state portate avanti iniziative di monete complementari, a credito, per generare economia del territorio. Cosa ne pensate?

Ci sono tanti esempi. All’interno della nostra fondazione c’è Paolo Tintori che ha fondato la moneta Šcec (Solidarietà ChECammina, ndr), con un sistema di moneta complementare che si chiama Rete di mutuo credito.

Le monete complementari hanno tutte un limite, non sono accettate dallo stato per il pagamento delle tasse e questo le porta a non poter svilupparsi per più del 20/30% di tutta l’economia di un Paese, un risultato che sarebbe comunque molto grande.

Sono però esperimenti interessanti perché fanno acquisire alle persone consapevolezza sul fatto che esiste anche un altro modo di gestire gli scambi e, poi, permettono una economia parallela rispetto a quella ufficiale, che in una situazione di scarsità e di recessione può dare una significativa spinta propulsiva.

Quello che stiamo cercando di fare è proprio creare un sistema che permetta di collegarle tutte insieme. Perché un altro dei limiti di queste monete complementari è che valgono in una comunità, ma in quella a fianco, magari a pochi chilometri, non sono accettate. Ovviamente c’è da tener conto di un rapporto di cambio, però è un esperimento che si può fare e che permetterà a chi ha moneta di una comunità di poterla spendere anche in altre vicine o lontane.

Quindi, devo fare la spesa e mi mancano i soldi in euro, posso andare in un negozio che mi accetta una moneta complementare, se poi sto a bologna e la mia comunità fa un accordo con una comunità sarda potrò magari anche andare in vacanza con i miei figli in quella località in Sardegna, con la mia moneta locale.

Chiaramente andrà fatto un rapporto di cambio, se la moneta della tua comunità è usata meno della mia, il rapporto potrebbe non essere 1 a 1, ma l’importante è collegarsi. Il problema della moneta complementare, infatti, è anche che, se la mia comunità è molto piccola e ho bisogno di beni o servizi che non offre, devo andare da un’altra parte. Oggi il commercio non è locale, spesso ciò che ti serve è anche molto distante e quindi hai bisogno di uno strumento monetario che sia accettato da più comunità.

Soddisfare i bisogni di molti

Nelle comunità ci sono persone che non producono e hanno bisogno di comprare, così come ci sono aziende che vendono molto, ma spendono poco. Ci vuole un tipo di economia diversa in cui ogni soggetto abbia la consapevolezza di dover essere venditore e acquirente, le persone si devono ingegnare a dire voglio comprare e devo anche mettere una parte del mio tempo o della mia professionalità a disposizione degli altri per accedere a questa moneta che poi andrò a spendere.

Qualcuno potrebbe chiamarla una utopia, qualcuno una rivoluzione, voi come la chiamate?

È un cambio di paradigma, oggi, l’unica cosa di cui siamo arcisicuri è che il sistema economico basato sulla moneta a debito non funziona, perché stiamo tutti male, l’economia diventa competitiva alla morte, sono più i fallimenti che le situazioni di prosperità, c’è un accentramento delle risorse finanziarie e del potere in mano a poche persone, quindi, aumentano le disuguaglianze. Dobbiamo sperimentare sistemi diversi e immaginare una moneta che possa essere più disponibile a realizzare e a soddisfare i bisogni delle persone, piuttosto che le speculazioni di pochi privilegiati.

È un obiettivo ambizioso.

L’obiettivo è quello di attuare le idee di Positive Money in Inghilterra, il primo movimento al mondo che ha messo l’accento sulla moneta a debito creata dal sistema bancario. Nel 2012 hanno costretto addirittura il governatore della Banca d’Inghilterra, Marvin King, a dichiararsi su questo tema e ad ammettere che la quantità più grande di moneta più grande viene creata dal sistema bancario privato, piuttosto che dalle banche centrali. Fino ad allora non si sapeva bene come funzionasse il sistema.

La moneta è stata fondamentale in tutto l’arco della umanità e se non la capisci non riesci a comprendere il perché di alcuni fatti avvenuti che avevano una origine monetaria accuratamente occultata, eliminata come motivazione, mentre ha condizionato, in positivo o in negativo, il destino di tutti i popoli.

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Monica Bozzellini
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Oltre 30 anni di esperienza nel mondo del giornalismo e della comunicazione aziendale; da oltre 5 anni è consulente alla comunicazione positiva.Si occupa dello sviluppo della persona attraverso strumenti a mediazione artistica espressiva, come professional counselor a mediazione corporea e teatrale

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