Video descrittivi dei propri spazi, racconto delle attività che si svolgono quotidianamente, videodiari girati “puntando sulla continuità delle riflessioni” delle donne in questa quarantena.
È il progetto ‘Tutte a casa. Donne, Lavoro, Relazioni ai tempi del COVID-19’, lanciato per creare un documentario di narrazione collettiva che avrà un solo denominatore comune: lo sguardo e il punto di vista femminile.
“Il progetto è nato in un gruppo Facebook di lavoratrici dello spettacolo italiane che si chiama Mujeres nel cinema – ha raccontato all’agenzia di stampa Dire a Cristina D’Eredità, 36 anni, montatrice video e operatrice culturale, animatrice a Bari dell’associazione culturale ‘On docks’-. Nel giro di pochi giorni dal lancio dell’iniziativa su FB sono stata inondata da messaggi di adesione da parte di producer, altre montatrici video, autrici, attrici. Abbiamo creato un gruppo WhatsApp in cui siamo una trentina di donne, tutte tra i 30 e i 50 anni. Il nostro obiettivo è creare un documentario collettivo incentrato sul punto di vista femminile in questo periodo di crisi lavorativa, esistenziale e dei valori”.
L’idea ha preso vita in uno dei dialoghi di Cristina col suo compagno in questo periodo di confinamento a casa: “Abbiamo pensato che dovevamo dare il nostro contributo positivo in questa situazione – dice – Lui, musicista, ha iniziato a fare incontri gratuiti di musica su Skype, io ho lanciato l’idea del documentario“.
L’obiettivo, come spiega una delle grafiche della call social è “raccontare il rapporto tra donne e lavoro in questo tempo di incertezza. Un diario emotivo ma anche pratico delle donne che: sono costrette ad andare a lavorare fuori casa; possono lavorare da casa; non possono lavorare né fuori, né in casa”.
Poche e semplici le regole
Girare video di massimo cinque minuti in orizzontale con uno smartphone (ma anche con Ipad, reflex e videocamera), facendo attenzione all’audio e alla luce, riprendere spazi interni ed esterni alla quarantena e, per ogni persona ripresa, far firmare la liberatoria. Per avere supporto tecnico è possibile scrivere all’indirizzo tutteacasa@gmail.com, dove andrà anche inviato con wetransfer il materiale video accompagnato dalla liberatoria per l’utilizzo delle immagini e da un breve testo con nome, data e città in cui è stato girato.
Un ‘Gruppo selezione’ farà una preselezione del materiale, un ‘Gruppo regia’ seguirà le storie per produrne una ‘nuova’ che verrà poi montata e distribuita.
Senza darsi scadenze. Anzi, puntando a un continuità: Se agganciamo donne interessate a raccontarsi vorremmo che ci fossero più videoracconti di questa quarantena nel tempo”. “Ci interessa creare narrazioni, perché e’ il nostro lavoro, ma ci interessa anche vedere i processi – prosegue Cristina D’Eredità -. Alcune tra noi si sono ritirate in un’intimità solitaria, anche tra noi gli umori sono altalenanti. Per questo, puntiamo a fare qualcosa che ci unisca, a creare una connessione con le persone, tra le persone”.