Zygmunt Bauman

Zygmunt Bauman, dall’individualismo all’interdipendenza

Siamo passati dalla ‘solitudine dell’uomo’ individualista, alla solitudine dell’uomo costretto nel suo spazio dal virus. 

Quando sarà tempo di uscire dalle nostre case, sarà il momento di iniziare a riprendere possesso della relazione umana, di usare le tecnologie per il loro valore aggiunto e non per nascondersi dietro una vuota comunicazione.
Di scoprire che è fondamentale comprendere il passaggio necessario dall’indipendenza alla nostra interdipendenza dagli altri. Dalla connessione alla interconnessione.
Con cautela, non solo per motivi di salute, ma perché riappropriarsi dell’essere una ‘comunità’ richiede impegno e quasi un atto di rieducazione.

Qualche spunto dal film documentario di Eric Gandini ‘The Swedish Theory of Love’ nelle parole del filosofo e sociologo polacco Zygmunt Bauman, capaci di inserire elementi di riflessione anche nello scenario attuale.

“Adesso dividiamo le nostre vite tra due mondi diversi, online e offline, connessi e non connessi. La vita online è in gran parte priva di rischi, i rischi della vita – afferma il filosofo -. Non percepisci mai davvero la tua solitudine”.

“La felicità non viene da una vita senza problemi, ma dal superamento delle difficoltà – conclude il filosofo -. L’indipendenza non è la felicità; alla fine porta ad una completa, assoluta, inimmaginabile noia”.

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